Su separazione carriere toghe maggioranza accelera, malgrado 258 emendamenti

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Roma, 23 ott. (askanews) – Sulla separazione delle carriere dei magistrati la maggioranza vuole ingranare la quarta: obiettivo, arrivare in Aula a Montecitorio a fine novembre per ottenere il primo semaforo verde alla riforma costituzionale prima di Natale. Lo ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, confermando di voler portare in prima lettura, entro il 25 dicembre, il ddl sulla separazione delle carriere, malgrado l’ingolfamento parlamentare dei lavori con sette decreti in scadenza più la legge di bilancio.

Le opposizioni, a cominciare dal Partito democratico, non ci stanno e cercano di ostacolare il cammino del testo del governo a suon di emendamenti. Mercoledì è scaduto il termine per presentarli in commissione Affari Costituzionali della Camera e, solo i Dem, ne hanno depositato 170 ‘soppressivi’. “Non c’è una volontà di migliorare il funzionamento della giustizia nel nostro Paese ma unicamente di violentare la Costituzione sacrificando il bene irrinunciabile dell’autonomia e indipendenza della magistratura”, hanno detto i capigruppo Pd nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, Simona Bonafè e Federico Gianassi.

Anche Alleanza verdi e sinistra ha puntato i piedi contro “un testo che smonta e indebolisce il nostro sistema giudiziario”, e con Filiberto Zaratti ha presentato 52 emendamenti, alcuni di merito, il resto soppressivi. Il MoVimento 5 stelle invece si è limitato a 29 testi emendativi, tutti soppressivi. Il presidente Giuseppe Conte ha detto di augurarsi che “non ci sia un’accelerazione su questo fronte” e che il governo rinunci “a questi propositi di vendetta nei confronti della magistratura: combatteremo questi progetti perché sono incostituzionali, il potere giudiziario è separato e deve rimanere completamente indipendente, anche in prospettiva, dal potere esecutivo, quindi dal governo”.

Italia viva, con Boschi e Giachetti, ha depositato 5 proposte ‘migliorative’, mentre Azione non ha presentato alcun emendamento. Dalla maggioranza, solo la Lega ha preso posizione con due emendamenti, uno dei quali punterebbe a far prevalere le norme italiane su quelle europee.

Intanto, con una lettera alla premier Meloni, l’Associazione europea magistrati, è scesa in campo al fianco dell’Anm, esortando il governo italiano a “non modificare la Costituzione e il quadro giuridico che regola la magistratura” perché “mette a rischio l’indipendenza dei giudici”.

Fonti della maggioranza confermano che l’obiettivo del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è quello di arrivare entro la prossima estate alla prima approvazione anche in Senato. Le leggi di revisione della Costituzione sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni con un intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera in seconda votazione.

Il testo del governo prevede due distinti organi di autogoverno: il Csm giudicante e il Csm requirente. La presidenza di entrambi gli organi è attribuita al presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Csm giudicante e di quello requirente, rispettivamente, il primo presidente della Corte di Cassazione e il Pg della Corte di Cassazione.

Gli altri componenti di ciascuno dei Consigli superiori sono estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Si prevede, inoltre, che i vicepresidenti di ciascuno degli organi sono eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.

Un’altra novità della riforma proposta è rappresentata dall’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, che sarà composta da 15 giudici: 3 nominati dal presidente della Repubblica; 3 estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; 6 estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; 3 estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti.

I relatori della riforma in Commissione sono il presidente della Nazario Pagano (FI), la deputata Simona Bordonali (Lega) e il deputato Francesco Michelotti (FdI).