Stress test, banche trattate in modo asimmetrico

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A cura di Antonio Arricale I risultati dimostrano la tenuta delle banche europee e delle banche italiane”, ha affermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a un convegno sulla corporate governance. “Sono A cura di Antonio Arricale I risultati dimostrano la tenuta delle banche europee e delle banche italiane”, ha affermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a un convegno sulla corporate governance. “Sono fiducioso che la situazione di shortfall (insufficienza di risorse finanziarie, ndr) verrà gestita con operazioni di mercato”. Ma le polemiche del giorno dopo sugli stress test bancari di certo non mancano. Uno degli obiettivi principali degli stress test bancari che hanno richiesto un anno per aggregare milioni di numeri, era quello di fornire al pubblico dati affidabili e completi sulle finanze degli istituti di credito del continente. Alcuni errori e incongruenze hanno comunque screditato, almeno per certi aspetti, i risultati dei test che sono stati pubblicati domenica. La Banca Centrale Europea, per esempio, ha dovuto rimuovere per breve tempo dal suo sito i risultati di una grande banca italiana dopo aver scoperto un errore nel KCR, cioè il coefficiente di capitale chiave. Peraltro, i risultati di una revisione dei bilanci delle banche polacche sono stati lasciati fuori delle prove a causa della tardiva presentazione dei dati. La BCE e l’EBA, l’Autorità Bancaria Europea, che hanno supervisionato congiuntamente il processo di test, hanno fatto notare che incongruenze di valori riguarderebbero anche Deutsche Bank. I problemi sembrano comunque essere isolati, anche se questo non sembra sufficiente a smorzare le polemiche e, soprattutto, a cancellare la sgradevole sensazione che si sia usato due pesi e due misure negli stress test. Secondo non pochi osservatori, infatti, i test avrebbero trattato in modo asimmetrico le banche , anzi i parametri utilizzati avrebbero addirittura favorito le banche di Francia e Germania. Si citano i casi di Commerzbank, che è zeppa di crediti navali, tra i più tossici al mondo e di Deutsche Bank, regina dei level 3, attivi di alto rischio come i derivati. O anche alcuni casi della Spagna, le cui banche sono state salvate l’anno scorso con 40 miliardi, ma che alla luce dei risultati dei test vanta un percorso netto, guidato dal Banco de Espana che nel 2011 quotò Bankia per 3 miliardi e un anno dopo ne attestò il buco di 19 cacciando il governatori. Borse asiatiche La Borsa di Tokyo ha concluso le contrattazioni in territorio negativo in attesa di conoscere le decisioni che saranno prese nella riunione della Federal Reserve in programma per domani. L’indice Nikkei ha così chiuso con un ribasso dello 0,38% a 15.329,91 punti mentre il Topix si è attestato a 1.252 punti in calo dello 0,18%. Borsa Usa Wall Street ha archiviato la prima seduta della settimana sulla parità, riuscendo a recuperare terreno rispetto alle vendite di inizio seduta. L’indice Dow Jones ha così chiuso in progresso dello 0,08% a 16.817,94 punti, l’S&P500 ha perso lo 0,15% a 1.961,63 punti mentre il Nasdaq si è attestato a 4.485,93 punti in rialzo dello 0,05%. Europa Prove di rimbalzo per i listini azionari del Vecchio Continente penalizzati ieri dai risultati degli stress-test per le banche europee. Dunque, chiusura in rosso, ieri, per le principali borse europee dopo la pubblicazione degli stress test da parte della Bce. Ieri mattina l’indice Ifo di ottobre sul clima degli affari in Germania si è attestato a 103,2 punti, deludendo nuovamente le attese che erano pari a 104,5 punti. Da segnalare a New York il nuovo calo del petrolio, sceso sotto la soglia degli 80 dollari al barile. Da segnalare, infine, il tonfo della Borsa di San Paolo in scia all’esito elettorale che ha visto la conferma di Dilma Rousseff alla guida del Brasile. A Francoforte l’indice Dax ha perso lo 0,95% a 8.902,61 punti, il parigino Cac40 ha ceduto lo 0,78% a 4.096,74 punti, il londinese Ftse100è arretrato dello 0,40% a 6.363,46 punti mentre a Madrid l’Ibex35 ha mostrato un calo dell’1,39% a 10.195,20 punti. I prezzi alle importazioni tedeschi nel mese di settembre hanno evidenziato un rialzo mensile pari allo 0,3%, dato superiore alle stime degli analisti ferme al +0,3%. Su base annualizzata la lettura evidenzia una contrazione pari all’1,6%, contro il -1,9% previsto dal consensus Italia In aumento stamane anche Piazza Affari anche se la volatilità resta molto elevata, legata ieri soprattutto alle vicende bancarie. Lo spread Btp-Bund parte in calo. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi si attesta in avvio a 166 punti base dai 168 registrati ieri in chiusura. Il rendimento del Btp decennale è al 2,53%. Ieri, come si sa, Piazza Affari ha chiuso in deciso ribasso all’indomani dell’esito degli stress test della Bce che ha bocciato 25 banche europee, di queste però dodici hanno già coperto l’ammanco di capitale con operazioni per 15 miliardi di euro nel corso del 2014. Ne restano quindi tredici con una carenza di capitale da complessivi 10 miliardi di euro. Per l’Italia disco rosso per Carige e Mps. Proprio il crollo in Borsa di Mps (-21,5% a 0,785 euro) è stata la notizia di giornata a Piazza Affari, dove l’indice Ftse Mib ha chiuso con una flessione del 2,39% a 19.028 punti. Le vendite hanno prevalso anche sugli altri titoli del comparto bancario: Bper ha ceduto il 4,22% a 6,115 euro, Popolare di Milano il 4,42% a 0,615 euro, Intesa SanPaolo il 3,14% a 2,282 euro, Mediobanca il 3,35% a 6,635 euro, Ubi Banca il 5,15% a 5,98 euro, Unicredit il 2,54% a 5,735 euro. Male Mediaset (-3,13% a 2,66 euro) dopo che nel fine settimana sono uscite nuove indi screzioni su Mediaset Premium. Finmeccanica (-2,49% a 7,03 euro) sotto i riflettori dopo le indiscrezioni de Il Corriere Economia che ha fissato ad inizio gennaio la presentazione del piano industriale dell’Ad Mauro Moretti. Male Saipem (-4,21% a 14,31 euro) dopo che a New York il petrolio Wti è scivolato sotto la soglia degli 80 dollari al barile. La maglia rosa di giornata è andata ad A2A (+1,57% a 0,774 euro) in scia alla promozione arrivata da Citigroup. Mediobanca archivia il primo trimestre dell’esercizio 2014/2015, avviato il primo luglio, con un utile netto pari a 160 milioni di euro, a fronte dei 171,2 milioni registrati nel corrispondente periodo dell’anno precedente, che includeva però 80 milioni di euro derivanti da cessioni. I ricavi – si legge nella nota stampa dell’istituto – sono cresciuti del 24,5% a 525 milioni di euro. L’utile del trimestre è superiore al consensus, che prevedeva una cifra pari a 120 milioni di euro. L’incremento dei ricavi è “interamente” attribuibile al favorevole andamento dell’attività bancaria, il cui risultato è più che triplicato (da 34 a 106,8 milioni di euro).


I dati macro attesi oggi Martedì 28 ottobre 2014 09:30 SW Banca di Svezia Tasso Pronti Contro Termine 10:00 ITA Fiducia delle imprese 13:30 USA Ordini di beni durevoli 14:00 HU Ungheria Annuncio Tassi 15:00 USA Indice Richmond Federal Reserve Manufactoring 15:00 USA Fiducia dei Consumatori Conference Board