Strage italiani a Dacca, parlano i parenti delle vittime

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Avellino, 27 nov. (Adnkronos) – “L’odio è una soluzione che ho scartato già tre anni fa”. Don Luca Monti, parroco di Santa Lucia di Serino, in provincia di Avellino, commenta all’Adnkronos la notizia della . Tra le vittime ci fu anche sua sorella Simona, 33 anni e incinta di cinque mesi. “Ho appreso proprio ora delle condanne. Cosa provo? Io sono un sacerdote, sto cercando di capire anche io. Sto in un silenzio per cercare di capire tutto – dichiara ad Adnkronos – L’odio è stata una soluzione scartata tre anni fa, appena ho saputo che Simona era tra le vittime, oggi confermo le stesse cose che dissi allora. Da essere umano sono contento che la giustizia faccia il suo corso anche in un Paese non occidentale e con le sue lentezze. Per il resto preferisco pregare”. E il sentimento d’odio non viene alimentato nemmeno dalla consapevolezza che, oltre a perdere Simona, ha perso un nipotino che oggi avrebbe due anni. “L’esperienza del mio dolore la offro a Dio ogni giorno”, spiega Don Luca.

Subito dopo quella strage, in lui nacque il desiderio di mettere in campo un progetto per la realizzazione di una chiesa in Bangladesh, nella diocesi di Khulna. “La chiesa venne costruita nel giro di pochi mesi – ricorda. Partecipai alla celebrazione della consacrazione di quella chiesa. E’ stata la prima e ultima volta che ho visitato il Bangladesh, anche se sono rimasto in contatto con il Vescovo di quella diocesi. Ogni tanto mi manda anche qualche foto quando riesce a raggiungere il villaggio perché è molto lontano da Dacca”.

In occasione di quella sua visita ebbe modo di ricevere la solidarietà delle persone del posto. “Ricordo che c’era un uomo, che aveva vissuto per qualche anno in Italia, che mi ha parlato di come la sua nazione abbia vissuto in maniera scioccante quella strage. Il Bangladesh, nonostante sia paese a maggioranza islamica, ha sempre vissuto in maniera armoniosa la relazione con altre religioni, compreso quella cristiana. Certo l’episodio di Dacca non è stato l’unico, ce ne sono stati altri perché esiste un focolaio d’odio nei confronti della nostra religione, ma questo appartiene alla vita della Chiesa, da sempre perseguitata. Sono duemila anni che cercano di mettere a tacere il Vangelo, ma ogni volta l’amore di Dio esce ancora più forte”.

All’Adnkronos parla anche Patrizia D’Antona, sorella di Claudia, una delle 9 vittime italiane uccise nell’attentato: “La prima reazione è stata umana, emozionale, mi ha lasciata neutra nel senso che nulla potrà cambiare le cose e riportare indietro mia sorella. Poi, da persona di legge e sotto il profilo razionale ho pensato ‘la giustizia ha fatto il suo corso’, ferme restando le mie personali riserve sulla pena di morte”.

“Ora – ha aggiunto – mi auguro che questa sentenza chiuda definitivamente la vicenda, anche sotto il profilo dei benefici parentali previsti dalla legge italiana per le vittime di terrorismo”.