Dopo Pearl Harbor, i sentimenti anti-bellici di alcuni statunitensi svanirono nel nulla; la nazione era ora unita sotto l’aspetto della politica estera. L’11 dicembre 1941, Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti. Roosevelt e i suoi consiglieri militari implementarono una strategia di guerra con obiettivi per fermare l’avanzata della Germania nell’Unione Sovietica e in Nord Africa; lanciando un’invasione da ovest dell’Europa con l’intento di impegnare i nazisti su due fronti; e salvare la Cina e sconfiggere il Giappone. L’opinione pubblica, ad ogni modo, diede priorità alla distruzione del Giappone e pertanto le forze americane vennero inviate prevalentemente nel Pacifico nel 1942.[39]
Nelle prime settimane di guerra, il Giappone aveva conquistato le Filippine e le colonie inglesi ed olandesi nel Sudest asiatico, catturando Singapore nel febbraio del 1942. Successivamente, il Giappone tagliò i rifornimenti cinesi agli alleati. Gli Stati Uniti dovettero così provvedere ai propri rifornimenti attraversando la catena montuosa dell’Himalaya con costi enormi, sino all’apertura di una strada nel 1945.
Roosevelt incontrò Churchill sul finire di dicembre e pianificò un’alleanza informale tra Stati Uniti, Regno Unito, Cina ed Unione Sovietica. Questa includeva il piano iniziale di Churchill di invadere il Nordafrica (Operazione Gymnast) e quello statunitense per l’invasione dell’Europa occidentale, focalizzato direttamente sulla Germania (Operazione Sledgehammer). Venne raggiunto un accordo sul comando centralizzato chiamato ABDA (American, British, Dutch, Australian) per salvare la Cina e sconfiggere il Giappone. Ad ogni modo, la prima strategia atlantica rimase intatta con grande soddisfazione di Churchill. Il capodanno del 1942, Churchill e Roosevelt proclamarono la “Dichiarazione delle Nazioni Unite”, con le rappresentanze di 26 paesi in opposizione al Patto tripartito di Germania, Italia e Giappone