Storia diplomatica: le Ambasciate americane nella Seconda Guerra mondiale

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Il presidente Roosevelt tentò di evitare il ripetersi dell’errore di Woodrow Wilson con la prima guerra mondiale.[35] Propose sovente anzi delle decisioni diametralmente opposte. Wilson si professò con parole e con fatti per la neutralità, mentre Roosevelt fece sapere chiaramente di essere con la sua amministrazione dalla parte del Regno Unito e della Cina. A differenza dei prestiti concessi durante la prima guerra mondiale, gli Stati Uniti fecero concessioni gratuite su vasta scala di beni militari ed economici agli Alleati. Wilson non aveva espanso particolarmente l’industria bellica sino alla dichiarazione di guerra, ma Roosevelt lo fece. Wilson attese la dichiarazione per iniziare una bozza di lavori, Roosevelt iniziò già nel 1940. Wilson non proclamò gli Stati Uniti un alleato ufficiale, Roosevelt lo fece. Wilson non si incontrò mai coi capi di governo alleati, Roosevelt lo fece più volte. Wilson proclamò l’indipendenza politica, ben esplicitata dai famosi quattordici punti, mentre Roosevelt fece una politica collaborativa con gli Alleati. Nel 1917, gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania; nel 1941, Roosevelt attese sino all’attacco nemico a Pearl Harbor. Wilson si rifiutò di collaborare coi Repubblicani; Roosevelt nominò esponenti Repubblicani a capo del Dipartimento di Guerra e del Dipartimento della Marina Militare. Wilson lasciò al generale John J. Pershing le principali decisioni militari; Roosevelt fece personalmente le principali scelte militari tra cui la strategia “Europe first Rigettò l’idea di un armistizio e chiese sempre la resa incondizionata. Roosevelt spesso ebbe a ribadire il proprio ruolo nell’amministrazione Wilson, ma evidenziò spesso anche gli errori stessi di Wilson.

Dopo Pearl Harbor, i sentimenti anti-bellici di alcuni statunitensi svanirono nel nulla; la nazione era ora unita sotto l’aspetto della politica estera. L’11 dicembre 1941, Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti. Roosevelt e i suoi consiglieri militari implementarono una strategia di guerra con obiettivi per fermare l’avanzata della Germania nell’Unione Sovietica e in Nord Africa; lanciando un’invasione da ovest dell’Europa con l’intento di impegnare i nazisti su due fronti; e salvare la Cina e sconfiggere il Giappone. L’opinione pubblica, ad ogni modo, diede priorità alla distruzione del Giappone e pertanto le forze americane vennero inviate prevalentemente nel Pacifico nel 1942.[39]

Nelle prime settimane di guerra, il Giappone aveva conquistato le Filippine e le colonie inglesi ed olandesi nel Sudest asiatico, catturando Singapore nel febbraio del 1942. Successivamente, il Giappone tagliò i rifornimenti cinesi agli alleati. Gli Stati Uniti dovettero così provvedere ai propri rifornimenti attraversando la catena montuosa dell’Himalaya con costi enormi, sino all’apertura di una strada nel 1945.

Roosevelt incontrò Churchill sul finire di dicembre e pianificò un’alleanza informale tra Stati Uniti, Regno Unito, Cina ed Unione Sovietica. Questa includeva il piano iniziale di Churchill di invadere il Nordafrica (Operazione Gymnast) e quello statunitense per l’invasione dell’Europa occidentale, focalizzato direttamente sulla Germania (Operazione Sledgehammer). Venne raggiunto un accordo sul comando centralizzato chiamato ABDA (American, British, Dutch, Australian) per salvare la Cina e sconfiggere il Giappone. Ad ogni modo, la prima strategia atlantica rimase intatta con grande soddisfazione di Churchill. Il capodanno del 1942, Churchill e Roosevelt proclamarono la “Dichiarazione delle Nazioni Unite”, con le rappresentanze di 26 paesi in opposizione al Patto tripartito di Germania, Italia e Giappone