La mia missione ad Hanoi dal 1981 al 1986 è stata una magnifica fase della mia vita, permettendomi di conoscere la storia gloriosa, la vivace realtà e la cultura aperta e coinvolgente di questo Paese, ma sopratutto di conoscere i vietnamiti, di apprezzarne e amarne le qualità umane e sociali, quella combinazione armonica di fermezza e di dolcezza che li contraddistingue, la loro amicizia, ospitalità e operosità. Il popolo italiano aveva seguito con tal entusiasmo e partecipazione la lotta del popolo vietnamita per la sua libertà ed indipendenza ammirandone lo spirito di sacrificio e dedizione, il valore, il coraggio e l’eroismo. Poi con la pace e la normalizzazione, l’attenzione dei Governi e dell’opinione pubblica si era rivolta altrove. Non credo sia accaduto a molti miei colleghi in altri paesi di ritrovare il loro autista ad attenderli leggendo la Locandiera di Goldoni o una vita di Michelangelo; nell’ascoltare un anziano medico che, fra citazioni latine abituali ai dottori della mia giovinezza, disquisiva su eventi della storia vietnamita del XVI sec, ignoti a più del 90% dei miei concittadini. Ricordo l’ultimo incontro con l’illustre Professor Ton That Tung indicato da esperti statunitensi come il più esperto sulla diossina in occasione del disastro di Seveso, quando venne a ringraziarmi paternamente per il “buon lavoro” di collaborazione che aveva svolto su suo incarico con gli ospedali di Genova. Ricordo il soprano che nei concerti, fra Hendel e Mozart cantava le arie della Traviata, nella confidente ma vana attesa che si potesse presentare l’opera nel delizioso teatro nazionale. Voglio sottolineare come la grande cultura vietnamita abbia saputo assimilare la nostra, europea e per cioè stesso cristiana. Come la cultura socialista ha saputo in questo Paese integrare e far propri gli alti valori di quella confuciana: solidità della famiglia, rispetto per gli anziani, educazione dei bambini. E voglio rendere omaggio all’allora Ambasciatore a Roma sig.ra Vinh, gran dama nel senso più nobile del termine, che un giorno rese visita alla mia vecchia madre a Bologna preparandole le squisite specialità della cucina vietnamita, donandole uno dei più bei giorni della sua tarda età. Ricordo il sig. Nguyen Huu Hung allora proprietario del ristorante vietnamita Mekong a Roma e ora di ristoranti a Hanoi. Nel 1986, al termine della mia missione, lo informai del mio prossimo matrimonio e consumai il pasto: poi mi disse che i suoi genitori mi attendevano per salutarmi: mi avevano preparato per Maria Teresa uno splendido “ao dai”. Generosità e rapidità. E i bambini…….la loro franchezza e imprevedibilità: ricordo una sera passeggiando passai accanto ad un giardino dove festeggiavano il Drago: mi accerchiarono e mi trascinarono dentro, e senza accorgermene mi trovai in braccio un piccolo di due o tre anni. E non mostravano la minima timidezza e non domandavano e non attendevano nulla. Affastellando confusamente tante cose, ricordo i consigli, finora non seguiti, rivoltimi nelle visite di congedo dal Presidente Phan Van Dong e dal Generale Giap di narrare le mie esperienze per rafforzare l’amicizia e la conoscenza fra i nostri Paesi. Chiudo finalmente nel caro ricordo dell’allora Ministro degli Esteri Nguyen Co Thach e del suo benvenuto oltre vent’anni fa: al termine della tradizionale intera ora di colloquio mi chiese di chiedergli qualcosa che potesse fare per me e gli sottoposi un annoso caso che subito risolse, così come in seguito soddisfece ogni mia ragionevole richiesta.