Stop fonderie Pisano: a rischio 530 lavoratori

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Neanche il recente provvedimento amministrativo di fermo temporaneo dell’Arpac Regione Campania, imposto alle Fonderie Pisano, per la rimozione di alcune criticità riscontrate nella struttura produttiva, ferma la polemica che riguarda lo storico stabilimento salernitano situato nella zona di Fratte. Con una nota stampa, Anselmo Botte e Matteo Buonagiunto, rispettivamente segretario Cgil Salerno e segretario generale Fiom Cgil Salerno, lamentano che il fermo temporaneo ha determinato “il fermo dell’attività per circa 130 unità e di altre 400 legate all’indotto”. I lavoratori e le organizzazioni sindacali ribadiscono “la volontà di affrontare con la dovuta determinazione e serietà le tematiche legate alla sicurezza nei luoghi di lavoro e le problematiche ambientali, che restano una importante prerogativa senza la quale si mette a rischio la salute delle maestranze, prima ancora che della cittadinanza”. Botte e Buonagiunto chiedono, dunque, “un incontro urgente con il Prefetto di Salerno con la partecipazione della direzione aziendale delle Fonderie Pisano, l’Arpac Regione Campania, la Regione Campania e il Comune di Salerno”. Richiesta di un incontro urgente con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, anche da parte del Comitato Salute e Vita, che da tempo si batte per risolvere l’annosa questione delle Fonderie. In quanto ex sindaco di Salerno, spiega Lorenzo Forte, presidente del Comitato, “De Luca ben conosce il devastante impatto delle Fonderie sulla città”. “La proprietà Pisano è stata già più volte oggetto di diversi procedimenti giudiziari, alcuni conclusi con patteggiamento e sentenze di condanna. Ricordiamo ad esempio – sottolinea – che Pisano ha patteggiato la pena per reati quali abbandono di rifiuti speciali pericolosi, scarico di acque industriali nel fiume Irno e senza essere in possesso dell’autorizzazione, superamento dei limiti soglia per piombo, rame e zinco, scarico sul suolo di acque meteoriche miste alle polveri derivanti dall’attività prodotta, realizzazione d’impianti produttori di fumi in atmosfera senza essere in possesso dell’autorizzazione prevista, emissioni di gas e polveri atti a molestare le persone presenti in zona. Non dobbiamo dimenticare le tante persone morte o malate proprio in questa zona. In via della Partecipazione, ad esempio, su trenta residenti, dieci sono morti e tredici sono malati di tumore, mentre in via Magna Grecia, su quaranta inquilini, dodici sono deceduti, senza contare le decine di persone decedute nelle palazzine popolari di Fratte”.