Spari contro la pizzeria, Di Matteo: Scossi ma non scappiamo. Racket? No, forse colpiti da una “stesa”

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“Non è un atto intimidatorio anche perché, se lo fosse, lo avrei già denunciato. Più che altro rappresenta un segnale che impone una risposta all’insegna della maggiore sicurezza”. Così Salvatore Di Matteo, uno dei quattro eredi che gestisce la storica pizzeria di via Tribunali, che occupa 30 persone, dopo i colpi di pistola esplosi contro la saracinesca del locale. “Proprio qui, a questo incrocio, si sono verificate numerose “stese” (raid con spari all’impazzata di baby gang, ndr), come le chiamate voi. E anche questa – aggiunge Di Matteo – potrebbe esserne una; solo per una coincidenza potrebbe essere stata colpita la saracinesca del locale. Rimane il fatto che per noi, come per altri noti colleghi pizzaioli colpiti in precedenza, quando si colpisce un luogo noto la cosa fa clamore. Una volta noi, una volta una signora affacciata al balcone, una volto un passante: credo che non ci sia più bisogno di altri episodi perché la politica intervenga”. Di Matteo spiega che “stasera non so se apriremo. Non per paura, ma perché la cosa ci ha turbato. Si tratta di una violenza che non ci appartiene e di un episodio che dobbiamo ancora metabolizzare. Siamo qui da generazione. Non scappiamo ma qualcuno ci deve aiutare a rimanere”.