L’Italia darà l’addio martedì prossimo, 29 gennaio, con funerali di Stato presso la Basilica di San Vittore, a Varese, al padre della Protezione civile, Giuseppe Zamberletti, 85 anni, da tempo malato e ricoverato in ospedale. “Sabato la Protezione civile non perde solo il suo fondatore ma anche un amico, un maestro, una guida. Questo è stato in questi anni per tutti noi e per i tanti volontari italiani”, ha detto il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, nel ricordarlo. Addolorato il capo dello Stato, Sergio Mattarella: “La scomparsa di Giuseppe Zamberletti mi addolora profondamente e, in questa ora, desidero esprimere alla sua famiglia il mio sentimento di vicinanza e la partecipazione affettuosa del popolo italiano al cordoglio. Il tratto cordiale, qualità riconosciuta della personalità di Zamberletti, ha rafforzato la sua capacità di dialogo e la naturale disposizione al servizio delle istituzioni e della comunità. Chiamato spesso in campo come l’uomo delle situazioni difficili, Zamberletti, nella sua lunga attività parlamentare e di governo è stato uomo di realizzazioni concrete, proiettato alla costruzione di servizi più moderni ed efficienti, capace di coinvolgere le autonomie territoriali e le formazioni intermedie nell’opera del bene comune”. “Esprimo il dolore mio e dell’ Istituzione che rappresento per la scomparsa di Giuseppe Zamberletti, personalità di capacità e autorevolezza che nella sua attività di senatore, deputato e uomo di governo seppe ricavare dalle emergenze progetti e politiche di notevole utilità per l’Italia intera”, sono state le parole della presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Cordoglio è stato espresso dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, dai Vigili del Fuoco e da esponenti di diverse aree politiche. Pierferdinando Casini lo ricorda come “un democratico cristiano tra i più intelligenti e preparati”. Zamberletti ha legato il suo nome ai soccorsi e all’opera di ricostruzione soprattutto dopo il terremoto del Friuli del 1976 e quello in Irpinia e Basilicata del 1980, di qui il soprannome “Zorro”. Eletto infatti deputato nel 1968 ed a lungo parlamentare della Democrazia Cristiana, fu nominato Commissario straordinario in occasione del terremoti nel Friuli del 1976 e poi di quello in Campania e Basilicata del 1980, e divenne ministro per il coordinamento della Protezione civile nel 1981. In Friuli Zamberletti si mosse in stretta connessione con le comunità locali ed avviò in breve un’opera di ricostruzione e uscita dall’emergenza. La morte del piccolo Alfredino Rampi nel pozzo di Vermicino nel 1981 e l’impreparazione che si manifestò in quella tragica occasione, spinse Giovanni Spadolini, presidente del Consiglio del tempo, a nominare un alto commissario per la protezione civile. Fu scelto proprio “mister Terremoto” che cercò di far tesoro del modello Friuli: un sistema dove strutture statali e nuclei di volontari, organizzati e distribuiti su tutto il territorio nazionale, fossero sempre pronti a collaborare. Zamberletti uscì di scena negli anni ’90, con il tramonto della Dc.