Signum, opere uniche in mostra alla Bibliothè Art Gallery di Roma. Parla l’ideatore Francesco Gallo Mazzeo

2028
in foto Francesco Gallo Mazzeo

L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte, in Italia e all’estero, avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Chiara Fucci

Bibliothè Art Gallery nasce nel 2001 come luogo di cultura esoterica e di incontro di artisti legati a filosofie trascendentaliste. Proprio presso lo spazio espositivo della Bibliothè, in via Celsa a Roma, è in corso da anni la rassegna “Signum”, ideata da Francesco Gallo Mazzeo con il coordinamento di Enzo Barchi, nell’ambito della quale sono presentate “opere uniche”, non limitate a un determinato tipo di linguaggio, in un appuntamento a cadenza mensile: “Un artista una grande opera”, rispondente a un principio di unità e unicità. In occasione dell’evento mensile previsto da “Signum” viene dunque proposta la rappresentazione di un’opera selezionata dall’artista o dall’autore, e se pensiamo al termine ‘rappresentazione’ nel suo significato etimologico di ‘rendere nuovamente presente’, potremmo caricare di senso quel ‘nuovamente’ inserendovi la particolarità di questa rassegna che si rivela essere non solo una presentazione ma una vera e propria narrazione. Lo spettatore diventa anche ascoltatore, viene trascinato in un viaggio in cui a fare da guida sono la musica e le parole che, a corredo delle opere presentate, travolgono in un ascolto multisensoriale. Abbiamo parlato della rassegna “Signum” con il suo ideatore Francesco Gallo Mazzeo, critico d’arte e docente di Storia dell’Arte in varie Accademie e Università italiane.

Quando ha pensato di dare vita alla rassegna “Signum”?
La rassegna “Signum” esiste da cinque anni, nei precedenti cinque anni si chiamava “Unum”, “Signum” è il proseguimento di “Unum” e il prossimo anno si chiamerà “Unum Signum”, chiaramente c’è un intento di carattere esoterico nell’individuare il segno che è l’inizio della realtà pensante e l’uno che è la potenza senza di cui nessun altro esiste. Nella mia visione artistica c’è un dato altamente poetico, spirituale, che richiama al mistero del cosa significa pensare e del cosa significa immaginare, cioè il mistero della personalità e il mistero della consapevolezza.

L’impostazione data alla presentazione delle opere trova spazio in una vera e propria narrazione in cui a corredo dell’opera sono presenti altre forme d’arte: la musica e la poesia, può parlarci di questa interessante scelta stilistica che racchiude tre espressioni artistiche in una?
La scelta è fondamentalmente quella di presentare un’opera unica che in qualche modo venga selezionata dall’artista, dall’autore che può essere un designer, un fotografo, un pittore, uno scultore, è quindi una selezione aperta di tipo eclettico, non privilegia né linguaggi figurativi né linguaggi astratti, né linguaggi neoclassici né linguaggi gestuali perché io sono convinto che la qualità si nasconde attraverso tante obliterazioni, ci sono tanti nascondigli e si mostra in modo diverso. Appare nella realtà del mondo ciò che è presente nel Salmo 61 di Davide: «Una parola ha detto Dio, io due ne ho udite», cioè la pluralità è il modo umano di essere nell’unità.

Quanto ritiene che sia importante oggi la multimedialità nell’arte?

La multimedialità è importante in tutto, noi siamo stati sempre multimediali, la civiltà umana è una civiltà multimediale, oggi abbiamo una multimedialità virtuale data da mezzi di collegamento, di comunicazione, di elaborazione di tipo innovativo e per certi versi sconvolgente, che fanno sembrare obsolete anche le intuizioni del futurismo, del cubismo, del dadaismo, però questo fa parte di quello che il grande Francesco Bacone chiamava il Novum Organum, nel senso che il passato ha fatto delle cose, il presente riflette su queste e l’innovazione fa del nuovo. Noi dobbiamo pensare anche a quando le case non avranno pareti in cui attaccare quadri e a quando i grattacieli, come quelli che si stanno costruendo in alcuni paesi del Medio Oriente, saranno alti un chilometro. Non avviene una sostituzione ma una continua aggiunzione in cui la storia resterà sempre fondamento di tutto ma la sperimentazione, l’innovazione e la ricerca, che appartengono all’etimo della modernità, governeranno l’immaginario del futuro.

Cosa prevede e cosa desidera in futuro per questa rassegna?
La rassegna cambierà nome, diventerà “Unum Signum” perché in qualche modo porterà avanti il discorso che dalla prima parola, si passa alla poesia, al logos, e dal primo segno si passa all’icona, che può essere anche idòla come scrisse Bacone, e dall’icona al presentimento della liberazione dei segni di ogni linguaggio dalle mitizzazioni naturalistiche, perché avverrà quello che diceva Gioacchino da Fiore: verrà cioè un giorno l’età dello spirito santo in cui gli uomini e le donne si parleranno senza parlare e si guarderanno senza guardarsi, l’arte sarà leggera. Come diceva Paul Klee l’arte rende visibile l’invisibile, e noi vedremo l’invisibile come luogo in cui è orientato il destino dell’intelligenza umana che è un’intelligenza cosmica.