“La sicurezza sul lavoro richiede un impegno collettivo. Come Cnel stiamo portando avanti un lavoro che prosegue da un anno. Abbiamo deliberato di istituire un Osservatorio permanente, presso il quale raccogliere le buone pratiche e monitorare i fenomeni critici. Vogliamo anche prevedere un meccanismo che colleghi le denunce di infortunio al codice alfanumerico unico Cnel, in modo da contribuire alla costruzione di indicatori di rischio collegati ai rispettivi Ccml depositati presso l’Archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro. È la prima volta che si fa qualcosa del genere. Inoltre, stiamo lavorando per favorire un protocollo tra le parti sociali che ampli gli spazi della contrattazione e valorizzi il ruolo della rappresentanza in materia, in sintonia con l’art. 9 dello Statuto dei Lavoratori. Perché sul tema della sicurezza sul lavoro non bastano le norme, il diritto penale, la sanzione amministrativa, gli ispettori. Se non c’è cultura delle relazioni industriali tutto questo non basta”. Così il presidente del Cnel Renato Brunetta, in occasione dell’evento “Infortuni sul lavoro: un’emergenza nazionale”, organizzato oggi a Villa Lubin e dedicato alla presentazione del libro “Lineamenti di diritto penale dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro” del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli e del professor Alberto Berardi.
L’incidente di Ercolano richiama tutti a una riflessione profonda
“È con profonda tristezza- ha dichiarato Brunetta in apertura dei lavori– che sono costretto a iniziare questo pomeriggio di confronto sulla sicurezza sul lavoro chiedendo un minuto di silenzio per i tre giovani – due gemelle di 26 anni e un giovane di 18, padre di una bimba di 4 mesi – che ieri hanno trovato la morte nell’esplosione di una fabbrica abusiva di fuochi di artificio, aperta in una casa alla periferia di Ercolano. Lavoro nero, in una fabbrica ‘nera’ dove la materia prima da maneggiare era la polvere nera. Senza alcun contratto, senza formazione, tre giovani vite spazzate via da un’esplosione che richiama noi tutti a una riflessione profonda”.
Pinelli: Il risarcimento delle vittime obiettivo primario
“Come ha più volte sottolineato il Presidente Mattarella, quando parliamo di infortuni sul lavoro parliamo di una questione che investe la dignità umana, perché morire sul lavoro è uno scandalo inaccettabile- ha affermato Fabio Pinelli, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura -. Per questo dobbiamo unire le forze. Serve una ricerca costante di dialogo e di riflessione. Occorre però tenere presente che il diritto giurisprudenziale è divenuto centrale nel nostro ordinamento e tanto più lo è nell’ambito della sicurezza sul lavoro. Questo aumenta la difficoltà interpretativa della già complessa lettura delle norme e accresce l’imprevedibilità della risposta giudiziaria, creando di conseguenza incertezza e sfiducia. Dobbiamo allora porre come primo riferimento il risarcimento della vittima. In una scala gerarchica di valori, dal punto di vista del diritto, questo è l’obiettivo primario. Servono dinamiche risarcitorie al di fuori della dinamica del processo. Non tutti i conflitti possono essere risolti per via giudiziale. È la grande rivoluzione da fare, senza pregiudizi di carattere ideologico”.
D’Ascenzo: Importante il contributo dei corpi intermedi
“Il contributo dei corpi intermedi è di grande importanza per cercare di diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro. È necessario un approccio partecipato. I lavoratori, le imprese, i sindacati, i professionisti, devono essere coinvolti nelle strategie di prevenzione. Il sistema italiano è molto completo ed estremamente valido, anche a livello internazionale. Copre una gamma di infortuni più ampia di molti altri paesi. Ma è fondamentale insistere sulla prevenzione. Intervenire più sul prima che sul dopo. In quest’ottica, serve la massima condivisione delle informazioni. Ben venga, quindi, l’Osservatorio del CNEL, che faccia da collante, proprio per andare sempre più in direzione della prevenzione”.
Così Fabrizio D’Ascenzo, presidente dell’Inail.
Sisto: Coinvolgere le imprese per garantire la prevenzione
“Le stragi continue di lavoratori ci chiamano a intervenire sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché non possiamo rimanere spettatori inerti. Dobbiamo innanzitutto recuperare la necessaria partecipazione dell’impresa. Dobbiamo cercare nelle imprese dei compagni di squadra e provare a rendere conveniente la prevenzione degli incidenti. La sicurezza non può essere un costo ma deve diventare un vantaggio. L’impresa deve trarre beneficio dall’applicazione diligente della normativa. Le parole magiche sono due: prevenzione e organizzazione. E quindi trasparenza verso l’esterno e modelli organizzativi gestionali interni ben ideati, con l’obiettivo di arrivare a un sistema penale che si preoccupi più di salvare le vite che di colpire i colpevoli. Le vite umane con la sanzione non hanno un buon rapporto, perché la sanzione arriva quando ormai è troppo tardi”. Così il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.
Brancaccio: Incentivi alle imprese virtuose
“Il contratto collettivo nazionale del settore edilizia ha istituito un sistema di premialità per le imprese che investono sulla formazione dei lavoratori in materia di prevenzione e sicurezza. Gli incentivi alle imprese virtuose rappresentano un plus per produrre strategie di prevenzione degli infortuni sul lavoro in un settore, quale quello dell’edilizia, che è il più esposto agli infortuni e agli incidenti. La cosiddetta patente a crediti è un buon punto di partenza ma se manca un sistema organico valido per tutte le aziende in materia di formazione e sicurezza nei luoghi di lavoro, non andremo mai da nessuna parte”. Lo ha affermato Federica Brancaccio, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili.
Calleri: Formazione obbligatoria per chi apre un’impresa
“In Italia la normativa non prevede l’obbligo di formazione su prevenzione e sicurezza per i datori di lavoro che desiderano aprire un’impresa e assumere dipendenti. Ritengo inoltre che sarebbe meglio alimentare un sistema meno restrittivo e meno consistente in termini penali, piuttosto che aggiungere nuovi reati alla normativa. Sono stati implementati e rivisti diversi strumenti, prima su tutte la patente a crediti. Eppure, quando si parla di sicurezza sul lavoro vediamo come molti processi si concludono con la prescrizione. L’approccio del legislatore è ancora troppo chirurgico e l’attenzione si concentra su alcuni ambiti e non su altri.” Lo ha affermato Sebastiano Calleri, responsabile sicurezza sul lavoro Cgil.