Si vota per il leader, i romani si arrangino

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Adesso che si è ritirato Bertolaso, la Meloni è rimasta sola. Una coalizione con Forza Italia si farà forse alle prossime elezioni nazionali. In questa competizione non si corre per il successo, ma per prendere più voti dell’altro. Storace è dibattuto tra la fedeltà all’ideale e la rivalità con la Meloni. Quindi, non la sosterrà. È un braccio di ferro tra di loro, non essendo in ballo il Campidoglio, ma la leadership della destra. Saremo noi a decidere se affidarla a quella vera o a quella annacquata di Marchini, uomo per tutte le stagioni, pure a disposizione della sinistra. Se vince la sorella d’Italia, gli altri passano in secondo piano. Anzi, gli spetta proprio la pensione di vecchiaia. Ecco perché bisogna ostacolarla. C’è chi la giudica una geniale proposta politica. Invece, è il solito raggiro che nasconde un interesse personale e che viene ipocritamente spacciato per “la situazione della città è drammatica”. Vallo a spiegare agli elettori, che, ingenui e sprovveduti, ci cascano sempre.

Forse è ora di prenderli a calci nel sedere
Quando c’era il totocalcio, ora sostituito da scommesse su partite perlopiù truccate, totalizzare zero punti era altrettanto difficile che fare 13. La sinistra italiana ha assimilato questo principio. Non essendo soddisfatta di vincere, ha scoperto la formula della sconfitta. Si suppose che quello di Bertinotti fosse un caso sporadico, ma qualcuno approfondì lo studio. Così, due anni fa in Liguria, con un colpo di fortuna, Cofferati riuscì nella prima vera débacle impossibile nella storia della politica. Concorrendo contro la candidata del PD, in una regione tradizionalmente a stragrande maggioranza di sinistra, dove non era facile perdere, non solo fece vincere la destra, ma addirittura l’ormai inesistente Forza Italia. Un primato che adesso Fassina cerca di battere. Non vuole solo danneggiare Giachetti, che, per idee, gli è certamente più vicino di Meloni e Raggi. Ma, ricordando che Bertinotti ebbe, poi, in premio la presidenza della Camera, ritiene che i delatori abbiano diritto, poi, a una considerevole ricompensa. La destra non è messa molto meglio. Così, ognuno esulta per le disgrazie dell’altro. Ma l’elettore, disgustato di questo modo di far politica, diserta sempre più le urne.

Vincere con dignità e a uguali condizioni
La Juve ha vinto il quinto scudetto di fila, con tre giornate d’anticipo. Non sa più dove metterli. Ne vincerà certamente uno anche l’anno prossimo e quell’altro ancora. Le inseguitrici hanno 12 punti di differenza. È la migliore in assoluto, da sempre, la più ricca. Ha battuto tutti i record. E già si pensa di rinforzarla, pur essendo insuperabile. Infatti, ci tifa mezza Italia, anche molti arbitri e segnalinee. Dovrebbero inventare un campionato a parte tra le prime squadre fuori concorso degli altri campionati europei, dandoglieli per vinti. Oppure mettere un handicap, come avviene nell’ippica e in altri sport. Nel galoppo, per esempio, al cavallo che vince, alla corsa successiva si appesantisce la sella. Nel trotto parte da una maggiore distanza. Nelle altre competizioni ci sono penalità per dare un’emozione alla gara, il cui esito, se no, è scontato. Gli stessi dirigenti – osannati fino alla noia, perché i più bravi del mondo – dovrebbero chiedere di poter gareggiare a parità di condizioni. Se no, vincere quest’anno col Verona e il prossimo col Crotone, che gusto c’è? Comunque, dovrebbe essere almeno vietato che i campioni esultino quando segnano un gol a squadre che lottano per la retrocessione e per fare quadrare i bilanci. Non è dignitoso.

E se l’Austria ci dichiarasse guerra?
Combattere è talmente demenziale che se fossimo un tantino più intelligenti vivremmo in un mondo di pace. Purtroppo gli stupidi vogliono vincere con la violenza, gli arroganti con la forza, solo pochi migliori con la cultura. È una legge naturale che neppure l’evoluzione sociale e il benessere hanno cambiato. Non si sa neppure che cosa ci sia in palio. Si dimentica che anche il vincitore conta i morti e sgombra le macerie. Poi lunghi sacrifici per la ricostruzione. Nessuno vince. Ma ci sono i precedenti, le partite sospese, la voglia di rivincita. Nonostante Caporetto, il Piave mormorò e per loro, cento anni dopo, continua. Da allora cercano un pretesto qualsiasi. Nacque lì Hitler, ma lo adottò la Germania. Gli fallì la conquista dell’Alto Adige, per via delle Alpi, confine naturale. Oggi gli emigranti. Non ce l’hanno con loro. Ci capitata sempre chi non c’entra. Per ora non si spara, ma la tensione è pericolosa. È sempre dalle futilità che scoppiano le guerre. Chissà perché, la gente che va a morire le inneggia. Ma prima dobbiamo distruggere l’Europa, che finora ci ha protetti. E qualcuno ci sta riuscendo.

Il pericolo del leader che non capisce
Non avendo la popolarità che vorrebbe, Salvini si aggrappa a quella degli altri. Non importa se i personaggi sono negativi. L’importante è che minaccino di distruggere, come vorrebbe fare lui, non di creare. In principio fu comunista. Poi folgorato da Kim Jong-un, il dittatore nord coreano, che neppure la Cina popolare, che lo protegge, stima. Infine, dai Le Pen, da cui persino la destra francese si dissocia e che, recentemente, sono dispersi nel Canale di Panama. Pur di attirare i riflettori su di sé, si è fatto trovare all’aeroporto di Bruxelles il giorno dell’attentato. Ora è andato a ossequiare l’esaltato candidato USA. Che, però, lo ha preso per un emigrante ritardato che non ha capito nulla del suo programma. Salvini non sa che neppure l’establishment repubblicano ne è orgoglioso e, seppure sia ormai certo che vincerà le primarie, cerca un motivo costituzionalmente valido per non candidarlo. Perché la democrazia non deve solo garantire la regolarità della competizione elettorale. Ma soprattutto proteggere il paese da chi incanta gli sprovveduti.

Un tempo era vietato il gioco d’azzardo
Secondo il procuratore Gratteri per combattere la corruzione lo stato deve fare in modo che delinquere non convenga più. Come si fa per convincere la povera gente a non impoverirsi col Gratta e Vinci? Una signora riceve un ingiunzione dalla banca. Il conto è scoperto. Rientrare di duemila euro. Ma come, reclama, ne abbiamo ventimila! Li avevate. Suo marito, in pochi mesi, ha ritirato tutto. I figli debbono dire addio agli studi. Arriva anche la lettera di licenziamento. Ha rubato al lavoro. Non lo denunciano perché è sempre stato un brav’uomo, ma non possono più tenerlo da quando si è ammalato di gioco. Ce ne sono tanti nelle stesse condizioni, tantissimi. Distinte vedove chiedono l’elemosina davanti alle chiese. Qualcuno fa il cleptomane nei supermercati. La pensione se ne va in scommesse. Sopravvivono tendendo o allungando la mano. Perché non interrompere questa maledizione? I disastri che il fascino malefico dell’azzardo procura hanno ormai superato di gran lunga il vantaggio delle tasse che se ne ricava. Per di più, molte cartelle sono contraffatte. Dove c’è gioco si intrufola la malavita. Ora, quindi, non conviene più nemmeno allo stato delinquere.

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

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o la borsa o la vita

Un caro saluto, Roberto Tumbarello