Shenzhen Composite, il rally continua

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Piazza Affari in netto progresso: il Ftse Mib segna +1,91%, il Ftse Italia All-Share +1,77 %, il Ftse Italia Mid Cap +0,91%, il Ftse Italia Star +0,88%.

Mercati azionari europei rimbalzano dopo la batosta di ieri: DAX +1,8%, CAC 40 +1,9%, FTSE 100 +1,3%, IBEX 35 +1,3%. Future sugli indici americani in rialzo dello 0,5 per cento circa. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 +0,48%, Nasdaq Composite +0,38%, Dow Jones Industrial +0,60%. 
Altra seduta negativa per Tokyo con il Nikkei 225 che chiude a -1,68%, dopo il -1,80% di ieri. In lieve calo le borse cinesi: a Shanghai l’indice CSI 300 termina a -0,46%, a Hong Kong l’Hang Seng a -0,17%. Euro tonico contro dollaro, tocca il massimo da fine ottobre a 1,1060 per poi ripiegare leggermente. EUR/USD al momento oscilla in area 1,1030. Avvio negativo per l’obbligazionario eurozona. 
Il rendimento del BTP decennale rispetto alla chiusura precedente è in rialzo di 2 bp all’1,63%, anche quello del Bund sale di 2 bp allo 0,60%. Lo spread è stabile a 103 bp.

 

Borse asiatiche
Seduta contrastata per i mercati asiatici, dopo i guadagni segnati lunedì da Wall Street (in media i tre principali indici Usa hanno segnato un progresso intorno al mezzo punto percentuale) in scia al recupero dei corsi del petrolio. La tendenza complessiva è però negativa con le sole piazze di Hong Kong e Seoul in grado di registrare guadagni.

In attesa del probabile ritorno a una politica di rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve questa settimana, sono sempre le materie prime a tenere banco. Il petrolio, appunto, ha segnato un balzo dell’1,9% in overnight ma sui mercati asiatici è tornato a perder e terreno anche se i trader vanno all’incasso dopo sei sedute consecutive di perdite che hanno portato per la prima volta dal 2009 i corsi dell’oro nero a scendere in intraday sotto 35 dollari al barile. Lieve recupero anche per l’oro, dopo che lunedì ha segnato il peggiore declino in una seduta da oltre un mese (1,11% la perdita) e continua a muoversi intorno ai minimi degli ultimi sei anni. Sul fronte valutario, modesto apprezzamento del dollaro Usa, che è sostanzialmente invariato nei confronti dello yen, mentre perde terreno sul dollaro australiano.

Tokyo continua a scivolare. Dopo la perdita dell’1,80% registrata nella seduta di lunedì, il Nikkei 225 chiude in declino dell’1,68% appesantito dai titoli finanziari (Mitsubishi Ufj Financial Group, Mizuho Financial Group e Sumitomo Mitsui Financial Group perdono tutti oltre il 2%), ma le performance peggiori sono di colossi industriali come Asahi Kasei, Niss hin Steel e Tdk (in declino del 4-5%).

Chiude invece invariata Toshiba (il calo si limita allo 0,07%), su indiscrezioni del quotidiano Nikkei secondo cui la conglomerata nipponica si preparerebbe a tagliare 6-7.000 posti di lavoro nella sua divisione di elettronica di consumo da tempo in sofferenza. In apparenza va meglio a Sydney, con l’S&P/ASX 200 che limita la flessione allo 0,39% ma per la piazza australiana scivolare a quota 4.909,6 significa non solo scendere oltre i minimi segnati quest’anno ma anche ai più bassi dal luglio 2013.

A Seoul, il Kospi segna invece un progresso dello 0,27% al termine degli scambi.

La seduta è volatile anche per i mercati cinesi dopo che la People’s Bank of China ha, come fatto già lunedì, impostato il tasso medio di cambio dello yuan sul dollaro ai minimi degli ultimi quattro anni (la valuta di Pechino è in declino di circa il 4% da inizio anno). Avvicinandosi alla chi usura lo Shanghai Composite limita comunque intorno allo 0,30% le sue perdite e leggermente peggio fa lo Shanghai Shenzhen Csi 300, in declino di circa mezzo punto percentuale.

Continua invece il rally dello Shenzhen Composite che, dopo il progresso del 2,00% segnato lunedì, guadagna oltre un punto percentuale.

In territorio positivo è anche Hong Kong, con l’Hang Seng che guadagna circa lo 0,50% (mentre è vicino all’1% il progresso dell’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica).

 

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso la prima seduta della settimana in rialzo. La giornata era partita male con il petrolio sui minimi degli ultimi 11 anni. Ma è stato proprio il rimbalzo del greggio, che ha chiuso in rialzo dell’1,94% a 36,31 dollari al barile, a spingere in positivo l’azionario Usa. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,6%, l’S&P 500 lo 0,48% e il Nasdaq Composite lo 0,38%.

L’attenzione degli investitori è rivolta all’appuntamento di mercoledì 16 dicembre, giorno in cui la Fed, per la prima volta dal 2006, potrebbe decidere di alzare i tassi di interesse.

Sul fronte societario bene il comparto energetico; Chevron ed Exxon Mobil hanno recuperato rispettivamente il 3,38% e il 2,31%. Ancora male invece il settore mine rario (Barrick Gold -9,03%, Freeport-McMoRan -6,3%).

Tra i singoli titoli Jarden +2,66%. 
Newell Rubbermaid (-6,91%), proprietario dei marchi come Parker e Papermate, ha raggiunto l’accordo per la fusione con la rivale specializzata in casalinghi, attrezzature sportive, prodotti per uso industriale.

Trina Solar +11,62%. Il produttore di pannelli solari ha ricevuto una offerta preliminare dal Ceo e da Shanghai Xingsheng Equity Investment & Management per il delisting del titolo a 11,60 dollari per azione.
Apple -0,62%. Barclays e Morgan Stanley hanno tagliato i target price sul titolo del produttore dell’iPhone rispettivamente a 150 dollari (da 155 dollari) e a 143 dollari (da 152 dollari).

Atmel +3,07%. Il produttore californiano di chip a uso industriale ha comunicato di avere ricevuto un’offerta ostile senza rendere noto il nome della pretendente.
FedEx -0,43%. Raymond James ha tagliato il rating sul titolo del colosso delle spedizioni FedEx a market perform da strong buy.

 

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in netto rialzo. Il Dax30 di Francoforte guadagna l’1,5%, il Cac40 di Parigi l’1,9%, il Ftse100 di Londra l’1,2% e l’Ibex35 di Madrid l’1,3%.

Oggi inizia la riunione del Fomc. Il braccio operativo della Fed dovrebbe decidere domani di alzare per la prima volta, dopo quasi dieci anni, i tassi di interesse.

L’attenzione degli investitori, però, oggi è rivolta all’indice Zew tedesco. Secondo gli analisti la fiducia degli investitori istituzionali dovrebbe migliorare a dicembre a 15 punti.

 

Italia
Piazza Affari ha chiuso ancora in deciso ribasso a due giorni dalla decisione della Federal Reserve sui tassi d’interesse e con le quotazioni del petrolio in preda alla volatilità. Il Wti, nel corso della seduta, ha aggiornato i minimi dal febbraio 2009 sprofondando sotto quota 35 dollari al barile per poi recuperare e tornare sopra 35,50 dollari. L’attenzione maggiore è rivolta verso gli Stati Uniti, do09mani infatti la Fed dovrebbe annunciare il primo rialzo dei tassi dal lontano 2006.

Dalla Fed alla Bce, che nell’ultima riunione ha deluso chi si aspettava misure più aggressive di politica monetaria. Mario Draghi, intervenuto al convegno per i 40 anni di Prometeia, ha però ribadito che l’Eurotower ha ancora munizioni per intervenire per raggiungere il target d’inflazione del 2%.

In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un ribasso del 2,24% a 20.544 punti. Il nuovo crollo del petrolio si è fatto sentire anche a Piazza Affari sui titoli delle società maggiormente sensibili alle oscillazioni del greggio: Eni ha ceduto il 2,93% a 13,24 euro, Saipem l’1,94% a 7,32 euro e Tenaris il 2,30% a 10,60 euro.

Tra le banche seduta negativa per Banco Popolare (-2,84% a 11,62 euro), Montepaschi (-4,15% a 1,15 euro) e Unicredit (-3,21% a 4,91 euro). In controtendenza Ubi Banca (+0,86% a 5,88 euro) che ha sfruttato le indiscrezioni di stampa che hanno rilanciato la possibile integrazione tra la banca lombarda e la Popolare di Milano.

Pesante FCA (-5,05% a 11,85 euro) dopo che Borsa Italiana ha approvato la quotazioni delle azioni ordinarie di Ferrari dal 4 gennaio 2016. FCA ha ricordato come la quotazione della casa di Maranello fa parte di una serie di operazioni “volte a realizzare la separazione di Ferrari da Fiat Chrysler e ad assegnare ai titolari di azioni ordinarie FCA azioni ordinarie Ferrari sulla base del rapporto di assegnazione di una azione ordinaria Ferrari ogni dieci azioni ordinarie FCA”.

Tra i peggiori di seduta da segnalare anche STM che ha terminato la giornata con una flessione del 4,69% a 5,89 euro. Sotto i riflettori Telecom Italia (-1,00% a 1,08 euro) alla vigilia dell’assemblea. Venerdì sera Vivendi, primo azionista di Telecom con un quota pari al 20% del capitale, ha fatto sapere che si asterrà sull’ordine del giorno che prevede la conversione delle risparmio.


I dati macro attesi oggi


Martedì 15 dicembre 2015

09:00 SPA Inflazione (finale) nov;

10:30 GB Indice prezzi alla produzione nov;

10:30 GB Inflazione nov;

11:00 EUR Variazione n° occupati T3;

11:00 GER Indice ZEW (fiducia investitori istituzionali) dic;

14:30 USA Indice Empire State Manufacturing dic;

14:30 USA Inflazione nov;

16:00 USA Indice NAHB (mercato immobiliare) dic;

22:00 USA Acquisti netti att. finanziarie (l/term.) ott.,5%,