Spulciando nella storia dalla seconda guerra mondiale in poi, non è facile trovare delle pagine così nere come quelle che si stanno scrivendo in questi giorni. Fatta eccezione, naturalmente, per I fatti drammatici di inizio secolo, dall’11 settembre 2001 di New York agli attentati che seguirono alla metropolitana di Londra e sul treno di Madrid. Ma i fatti di queste due settimane sono comparabili in termini di gavità e shock provocato. Tutto è cominciato con l’attentato all’aereo russo in partenza da Sharm El Sheikh con 250 passeggeri, tutti morti, al doppio attentato kamikaze nella periferia sud di Beirut, feudo di Hezbollah, che ha causato la morte di 50 persone ed il ferimento di altre 200, fino ai molteplici e simultanei attentati di Parigi, dove si parla di otto terroristi tutti uccisi e si contano finora 128 morti e 300 feriti. Un filo comune lega questi attentati, ed è quello dell’organizzazione che se n’è assunta la responsabilità, l’IS. Mentre, questa organizzazione perde velocemente terreno nella guerra fronteggiata in Siria ed Iraq sotto i colpi durissimi di Russi, Iraniani, Hezbollah Libanesi da una parte, e Stati Uniti, Francia e Beshmerka kurdi dall’altra, l’IS risponde con delle azioni che estendono il terreno di battaglia fino ad arrivare in Africa e nel cuore dell’Europa. Le azioni dell’IS dimostrano un elevato livello di organizzazione, coordinamento e penetrazione. Ma, mentre, i primi due atti sono avvenuti su territori già da tempo teatro di atti sanguinari e devastati da un mezzo secolo di guerre ed atti terroristici, l’ultimo avvenuto a Parigi mette la Francia e l’Europa di fronte ad interrogativi drammatici ! Come riesce un gruppo, così numeroso di terroristi pronti al suicidio, a coordinarsi ed a pianificare questo attacco esteso su un territorio vasto come Parigi? Come hanno potuto raggiungere i loro obbiettivi indisturbati e senza essere intercettati e scoperti? Dov’è la falla enorme nei controlli dei servizi segreti? Quali saranno le conseguenze e cosa succederà sul terreno? Nell’immediato c’è il summit di Vienna sulla Siria dove si parlerà, tra l’altro, della lotta al terrorismo in Siria ed Iraq. È naturale pensare che questo summit sarà dominato da questi ultimi avvenimenti. È lecito aspettarsi una risposta chiara e decifrabile in termini di efficacia nella guerra al terrorismo. Le azioni militari già in atto, che andrebbero intensificate e meglio coordinate, non bastano più. Si sa che il terrorismo si autofinanzia con la vendita del petrolio sui mercati internazionali! Si sa che le armi ed i mezzi usati sul terreno sono acquistati in occidente! Si sa che ci sono paesi importanti in medio oriente che finanziano e facilitano i movimenti dei terroristi! La serietà dell’occidente nella lotta al terrorismo sarà misurata proprio dal grado con cui il finanziamento del terrorismo e la sua libertà di movimento saranno limitati. L’opinione pubblica potrà giudicare questa volontà dai provvedimenti che gli stati, che ne hanno la possibilità, metteranno in atto per stringere il cappio intorno agli organi vitali del terrore. L’impressione generale ed i media locali mediorientali prevedono un innalzamento del livello di intervento della Francia nel conflitto siriano, ma, allo stesso tempo, i dubbi, sulla volontà e la capacità dell’occidente di affrontare la questione alla radice per estirparla, restano tutti.