Sesso, 31 luglio Giornata orgasmo, esperti: “No tabù e si parli di test e prevenzione”

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(Adnkronos) – E’ uno dei momenti più intimi di una coppia, ma per un giorno all’anno – il 31 luglio, sebbene di date dedicate ce ne siano più di una – si accendono i riflettori sull’orgasmo, su quella tempesta di reazioni che portano al culmine del piacere sotto le lenzuola. A lungo sottovalutato e schiacciato dai tabù, parlarne “non significa solo affrontare il tema del piacere fisico – fanno notare per esempio gli esperti di Anlaids Lombardia, che si occupano di sensibilizzare sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse come l’Hiv – ma anche delle disparità di genere, delle differenze tra orgasmo maschile e femminile e, più in generale, significa parlare di libertà considerando che, nel mondo, a molte ragazze i diritti vengano negati, tramite pratiche disumane come le mutilazioni genitali. E poi significa anche affrontare il tema dell’educazione sessuale e della cultura della prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili”.  

Il National Orgasm Day si celebra un po’ in tutto il mondo e può essere un occasione per aumentare la consapevolezza, è la convinzione degli esperti dell’associazione, che in occasione della Giornata ricordano alcuni servizi dedicati proprio alla prevenzione e all’informazione. Uno di questi è il servizio delivery dei test, e ricorda l’importanza dei controlli e della diagnosi precoce per le malattie sessualmente trasmissibili. La Giornata dell’orgasmo cade proprio in estate, osservano, “quando si creano maggiori possibilità di incontro in particolare tra i giovani”. Quale momento migliore, dunque, per riportare al centro della scena “lo strumento più potente” contro queste infezioni, cioè la prevenzione e informazione corretta? 

Ancora oggi la maggior parte delle persone non sa come si diffondono l’Hiv e le Ist (infezioni sessualmente trasmissibili) in questi ambiti, oltre all’ignoranza. Ci sono ancora pregiudizi e paure. Ogni giorno il servizio di counseling telefonico gratuito di Anlaids Lombardia Ets riceve richieste di aiuto e chiarimento. C’è chi per esempio racconta di aver avuto un rapporto a rischio 20 giorni prima e di aver eseguito il test Hiv, con esito negativo. “Posso stare tranquillo?”, è la domanda. La risposta degli esperti chiarisce: “Per il test rapido su saliva o sangue (pungidito) devono passare 90 giorni dall’evento a rischio perché il risultato sia definitivo. Per il test ematico con prelievo di sangue devono passare 40 giorni dall’evento a rischio perché il test sia definitivo”. 

C’è poi chi chiede quale sia il livello di rischio legato a circostanze diverse, come rapporti orali e così via. “Conoscere il proprio stato sierologico, grazie ai test salivari rapidi è fondamentale per stare bene e far stare bene gli altri”, esortano gli esperti di Anlaids Lombardia, che ha ideato il progetto ‘A casa mi testo’ (realizzato con il contributo non condizionante di Gilead Science, vincitore del Bando Community Award di Gilead), una sorta di ‘delivery’ che prevede la consegna a casa del kit dei test Hiv e Hcv, e il counseling telefonico gratuito (tel. 02 33608683) di un operatore prima, durante e dopo il test (15 euro per 1 test Hiv o Hcv, 20 euro per Hiv più Hcv, spedizione inclusa, erogazione liberale).  

All’interno della busta, che non è contrassegnata dal mittente Anlaids, in modo da garantire ulteriormente la privacy del contenuto, ci sono le istruzioni per eseguire facilmente il test di screening che rileva gli anticorpi e che prevede una risposta attendibile e rapida in circa 20 minuti. “Fare il test in modo regolare deve essere un gesto normale: è il modo per garantire sicurezza e salute a tutti e tutte”, concludono gli esperti.  

Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istituto superiore di sanità nel 2022 sono aumentate le nuove infezioni tra i 25 e 35 anni, di cui la metà delle nuove diagnosi è tardiva. Infatti, “l’infezione Hiv viene scoperta nel 58,1% dei nuovi casi già in stato avanzato, tra queste persone il 42% presentava già sintomi correlati all’Aids”, ricordano gli esperti. “Per evitare una diffusione degli stati avanzati dell’infezione è necessario diffondere la cultura della prevenzione, dall’educazione all’informazione, realizzando campagne capillari di screening, che rendano i test facili e accessibili per i giovani”.