Serve Prodi. Renzi si dedichi al Pd

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La “spinta propulsiva” di Matteo Renzi è in via di esaurimento, se non si è addirittura già esaurita. Questo non significa che non durerà, che non porterà a termine la riforma istituzionale, di cui anche alla abolizione del bicameralismo perfetto: gli aiuti di “responsabili”, di varia estrazione, arriveranno da ogni dove, per spirito…di servizio e di sopravvivenza personale. Ma Renzi, il cui irrompere sulla scena politica continuo a considerare inevitabile in quel pantano, anche di frustrazione, determinato dalla non vittoria di Bersani e dall’immobilismo rassegnato di Enrico Letta, aveva suscitato ben altre speranze. Sul piano del rinnovamento della Politica, innanzitutto! Non so se avrebbe fatto bene ad evitare il doppio incarico di Segretario del Partito e di Presidente del Consiglio. Certo proprio l’immobilismo impaurito di Enrico Letta deve avergli messo la pulce nell’orecchio: se non ora quando ?! Così, preferì non sfiancarsi a battere l’Italia palmo a palmo prima per conoscere le truppe del PD sul campo, la loro qualità, il loro stato di salute, e poi per valutare se quella, che fu definita una “fusione a freddo” fra le culture comuniste e democristiane, con l’irresponsabile accantonamento di quelle socialiste, alla fine si era saldata ed aveva dato veramente vita ad un Partito o a qualcosa di molto simile. Sarebbe stato un lavoro “sporco” e noioso ma sicuramente utile: gli avrebbe consentito di costatare soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, che la “fusione” forse era avvenuta, ma soprattutto fra gruppi, uomini del vecchio potere, democristiano e comunista, al fine di tenere ben salde le mani sul Partito e sulle Istituzioni, attraverso il rigido controllo delle preferenze, alla vecchia maniera! Invece, forte della euforia da… Leopolda, “ubriacato” dal trionfo delle primarie, preferì scalare Palazzo Chigi anche, ma è umanamente comprensibile, per potersi sedere, poco più che giovinetto, al tavolo dei Grandi del Mondo a … “miracol mostrare”! Ed infatti i paroloni si sprecarono su quello che annunciava sarebbe stato il ruolo dell’Italia in Europa e nel Mondo: all’insegna dell’Europa che “cambia verso”, Renzi vinse clamorosamente le elezioni europee, mandando a Strasburgo donne ed uomini così “presi” dalla loro missione, che molti subito pensarono di dirottarsi, con scarso successo, sul più concreto potere regionale! Non farò la cronistoria di quanto è riuscito a “combinare” al Governo ed al Partito, dico solo che, dopo aver centrato il chiaro successo politico di portare il PD nel PSE e dopo essere riuscito a far assegnare alla Mogherini l’ambito ruolo di Responsabile della Politica Estera della UE (dopo: chi l’ha vista?!), ora è regolarmente escluso dai vertici che contano, che sono tornati ad essere a due, sull’asse Parigi-Berlino. Prima l’escluso era il fu Cavaliere, ora è Renzi, che prende anche sonori ceffoni, appena attenuati da vaghi impegni recenti, sul delicatissimo problema degli immigrati. Non è che abbiamo grandi leaders in questa Europa che va a sfasciarsi, ma, ancorché modesti, non riconoscono un ruolo importante a Renzi e per esso all’Italia. Proprio quella modestia aprirebbe a Renzi praterie per riaffermare la funzione ed i valori dell’Europa, come Istituzione fondamentale per la pace, lo sviluppo, la solidarietà e la libertà dei popoli. Invece il “nostro” si accontenta di qualche “salto” a Parigi o a Berlino, per avallare, è il caso drammatico della Grecia, le decisioni scellerate della Merkel e di Hollande, sempre più debole in Francia. Né utilizza la forza del PD, primo partito del PSE, per innalzare, lui che socialista non è mai stato, la bandiera del Socialismo Europeo, recuperando il messaggio dei grandi socialisti europeisti, da Nenni a Brandt, da Schmidt a Mitterand ed a Craxi, fino agli stessi Blair e Shroeder . Così in Germania i Socialisti sono “accucciati” al Governo con la Merkel, in Francia Hollande per i migranti sugli scogli di Ventimiglia assume posizioni alla Sarkozy, in Inghilterra perdono per non avere coraggio europeista, in Spagna arrancano dietro i Podemos, in Grecia scompaiono, in Danimarca hanno perso di recente, mentre Renzi ed i suoi non riescono ad imporre neppure un dibattito nel PSE, nel Gruppo e nel Parlamento, il cui Presidente, il socialista Shulz si lascia andare a dichiarazioni da…ventriloquo di Angela Merkel. Tornando all’Italia, dopo l’euforia dell ‘ ”Italia cambia verso”, delle Ministre belle (qualcuna anche brava!), dopo le “furbate” dell’accordo del Nazareno, dopo le numerose “fiducie” muscolari e qualche giravolta in più sulla Legge elettorale, siamo entrati nell’ordinario e non sarà il vademecum di Renzi sulla tecnica di comunicazione e di narrazione a farlo apparire straordinario. Intanto fra jobs act, cancellazione dello Statuto dei Lavoratori, riforma della Scuola e costante guerriglia con il Sindacato, molti dell’antica base elettorale si sono rifugiati nella astensione da… disorientamento identitario! Hanno sempre torto gli altri?! Certo hanno torto coloro che sono andati via e coloro che si sono immolati per la legge elettorale, sulla frontiera delle…preferenze (ma si può?!); hanno torto quelli, come la Bindi o D’Alema, che aspettano solo il …cadavere che passi; ma che il riferimento identitario di un Partito che pretende di essere della Sinistra Europea, si sia quantomeno sbiadito, è evidente. E non saranno gli applausi di Marchionne e di Briatore a risarcire le perdite, tanto più se Renzi non si passa neppure lo “sfizio”, tra gli osanna smaccati al patron della Fiat, di rimproverargli le tasse pagate in Olanda. Appare, Renzi, francamente subalterno. Allora, un consiglio, certamente non richiesto: si dedichi al Partito, recuperi e ricostruisca la base identitaria, metta mano al Mezzogiorno, dove il PD ha vinto con la vecchia guardia e sistemi antichi,di cui a troppo numerose liste civiche, che hanno imbarcato di tutto e di più, aiuti i giovani ad aver fiducia nella Politica, induca gli astenuti a ritornare in campo. Renderà un servizio al PD ed alla Democrazia: su questo versante credo sia ancora la persona più adatta, anche per la sua carica di energia e di giovanile simpatia, tanto più importante se la arricchirà di qualche studio e di qualche approfondimento in più, anche sulla storia del travagliato , ma ricco ed affascinate, percorso della Sinistra Italiana ed Europea. Lasci Palazzo Chigi, lo consegni, fatte salve le prerogative del Presidente della Repubblica, nelle mani di Romano Prodi, l’unico in Italia in grado di sedersi da pari a pari in Europa e nel Mondo, l’unico che ha in mente, forte e consapevole anche di qualche errore suo, una idea di Europa protagonista nella organizzazione multipolare del Potere Universale. Pensi in grande! Se questo farà, Renzi nel 2018 sarà il protagonista vittorioso, certo ed assoluto, con un Partito alle spalle, sintonizzato sul suo corso nuovo e con un gruppo dirigente, per il Partito e per il Governo, meno improvvisato: a sedersi con i Grandi del Mondo avrà tempo, giovane come è, e magari non si troverà più davanti Angela Merkel, intanto spazzata via dal vento impetuoso della Storia, “strangolata” dai lacci del suo eterno spread e dei suoi irrinunciabili parametri. Ci pensi Renzi Matteo da Firenze!