Sembra un conflitto dimenticato ma non lo è

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Sembra una cronaca che non interessa più, o meglio appare chiaro che la guerra di Israele con Hamas abbia polarizzato l’interesse mediatico e l’attenzione del mondo. Eppure le notizie non sono di minuite di intensità e l’ipotesi di pace sembra oggi una chimera. Gli Stati Uniti forniranno all’Ucraina armi per un valore di 100 milioni di dollari dopo aver affermato che le spese militari per favorire l’Ucraina dovevano diminuire, ma RBC-Ucraina cita Sky News. «Gli Stati Uniti hanno promesso di stanziare altri 100 milioni di dollari all’Ucraina per l’assistenza alla difesa, compresi intercettori antiaerei e armi anticarro», scrive RBC-Ucraina nel giorno della visita del ministro della Difesa statunitense Lloyd Austin a Kiev. Parliamo tanto dei civili e dei minori uccisi nella striscia di Gaza ma dimentichiamo che sarebbero almeno 11 mila i bambini ucraini detenuti in 43 campi di rieducazione in Russia, a migliaia di chilometri da casa, che molti definiscono come campi di detenzione come quelli dei lager nazisti. Lo riferisce su X il ministero della Difesa britannico. «Il loro semplice diritto alla vita e alla libertà viene colpito» scrivono gli 007 britannici.

In realtà noi comuni mortali vediamo quello che ci fanno vedere e i media oggi sono concentrati su quello che avviene in Medio Oriente mentre Russia e Ucraina continuano a far parlare di se nel peggiore dei modi: si sono restituiti reciprocamente decine di corpi di soldati rimasti uccisi nel conflitto. Lo riferiscono responsabili di entrambi i Paesi citati dalla testata Rbc. Sono 94 i corpi di soldati ucraini restituiti al loro Paese, secondo quanto ha fatto sapere il quartier generale ucraino per i prigionieri di guerra sul suo canale Telegram. Mentre alla Russia sono stati consegnati i corpi di 80 caduti.

Sono tante le cose da dire ma su tutte l’evidenza oggettiva che se in Europa ci sono tanti disposti a scendere in piazza in nome della Palestina, nessuno o molto pochi sono scesi dalle nostre parti per manifestare in favore di Putin, ma non è una posizione critica nei confronti del leader russo bensì il fatto che l’Europa rifiuta sempre più che il conflitto russo ucraino come problema entrante nelle proprie vite, e ciò si evince anche dalle parole che il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha proferito il 19 Novembre in un suo consueto discorso quotidiano, chiedendo alla comunità internazionale di inviare alla Russia il segnale che il mondo non si stancherà di sostenere l’Ucraina: «Continuiamo a prepararci per gli eventi internazionali previsti questa settimana», ha dichiarato Zelenksy. «La cosa fondamentale ora è garantire che il sostegno dell’Ucraina sarà sufficiente anche l’anno prossimo. Ringrazio tutti i Paesi che stanno guardando a questo problema come noi. Abbiamo bisogno di questo segnale per la Russia: qualunque cosa faccia, il mondo non si stancherà di difendere la libertà e l’ordine internazionale». Ampi stralci del discorso del presidente sono stati riportati dal sito The kyiv Independent. E se il nuovo Ambasciatore russo n Italia Aleksej Paramonov afferma che “ Nessuna chiusura di Mosca esiste a qualsiasi tipo di negoziato serio “; il nuovo rappresentante diplomatico della Federazione Russa ci tiene molto anche ai rapporti bilaterali con San Marino e smorza i toni critici con l’Italia, per quanto riguarda il suo apporto militare nel conflitto. Conflitto biblico in Medio Oriente? E perché quello in Ucraina non è una guerra tra fratelli? Ci eravamo stufati di sentire le notizie che provenivano da est e ora ci appassioniamo a sentire quelle che arrivano da Gaza? Sono anni che i media non danno il giusto peso ad un conflitto millenario come quello in Palestina, e adesso si svegliano perché le azioni americane e quelle arabe sembrano presagire ad un nuovo Armageddon ? Il problema è che ci sono troppi interessi materiali in quelle zone, senza dubbio maggiori di quello che hanno indotto, in un modo o nell’altro, l’azione di Putin. La concomitanza tra i due conflitti non è un fatto casuale, come non lo sarebbe stato uno eventuale tra Cina e Taiwan. La verità e che per la pace non si sborsa un centesimo sia materialmente che moralmente, e lo stesso concetto sembra essere l’arma vecchia di una democrazia indiretta che ormai non desta più proseliti sia in campo civile che diplomatico.