Sei anni passati invano

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Commento ai dati del Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia di Febbraio contenente gli Indicatori monetari e finanziari al 31 12 2012. ( vedi sub link). Confronto di alcune voci con le analoghe al 31 12 2006. Sei Commento ai dati del Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia di Febbraio contenente gli Indicatori monetari e finanziari al 31 12 2012. ( vedi sub link). Confronto di alcune voci con le analoghe al 31 12 2006. Sei anni passati inutilmente senza crescita e senza aver assorbito neppure il deterioramento nominale della svalutazione, senza inglobare le rendite attese. I dati in molti casi sono addirittura peggiorati. La spiegazione macroeconomica  appartiene agli addetti ai lavori. Qui si fa solo una constatazione che rileva una severa  stasi dell’economia finanziaria che fa il pari con quella dell’economia reale.  Le voci dei settori Istituzionali riguardano:  Società non finanziarie; Istituzioni finanziarie monetarie; Altri intermediari finanziari; Ausiliari finanziari; Imprese di assicurazione; Amministrazione pubblica: centrale e locale; Enti di Previdenza e assistenza; Famiglie e istituzioni senza scopo di lucro; Resto del Mondo; Totale. Le voci degli strumenti finanziari sono  : Oro, monete e DSP; biglietti, monete e depositi a vista; altri depositi; titoli a breve termine; titoli a medio e lungo termine; derivati; prestiti a breve termine; prestiti a medio e lungo termine; azioni e altre partecipazioni; riserve tecniche di assicurazione; altri conti e dpositi ; totale I dati più significativi. Imprese Le attività finanziarie del sistema delle imprese diminuiscono complessivamente di € 94 miliardi. La caduta maggiore si ha nelle voci dell’attivo per partecipazioni che passa da 811 del 2006 a 480 del 2012, segno di uno smobilizzo degli investimenti in assets patrimoniali di capitale a fronte di un rallentamento nella riscossione dei crediti che passano da 388  del 2006 a 647 del 2012. Aumentano di ben 260 miliardi  le passività passate da € miliardi 3151 ( del 30 12 2006) a € miliardi 3411 ( del 30 12 2012).  L’aumento si registra per intero nella voce “altri conti attivi e passivi per crediti commerciali” segno di una maggiore tensione nelle poste debitorie in generale. Sistema bancario e finanziario Il sistema bancario e finanziario a fronte di una crescita dell’attivo di € 1461 miliardi vede aumentare il passivo di soli 875€ miliardi. La raccolta tradizionale e di altro genere tende a fermarsi; il deficit di provvista alla data del 31 12 2012 è di ben 526 miliardi. Questa una delle ragioni per le quali il credito bancario diventa sempre più scarso; ragione che si somma alle conseguenze del rigore delle regole sul patrimonio  di Basilea II e di Basilea III. Un approfondimento della voce fa emergere una crescita di soli 352 miliardi di € dei prestiti a medio e lungo termine, a fronte di quella di soli 242 miliardi nei depositi attivi   , ( riserve di liquidità  mantenute in parcheggio e non impiegate) e di un aumento di 733 € miliardi nei titoli a medio e lungo termine passati da 326 a 1056, parte dei quali destinati all’assorbimento dei titoli del debito pubblico ( per circa 240 miliardi detenuti dalle  banche ) Il sistema bancario, dopo lo schok del 2008 , presenta un deficit di raccolta e mantiene cauta la politica degli impieghi dai quali è più difficile, per numerose ragioni ed in caso di crisi, attivare un rientro rapido cosa invece possibile, anche a rischio di perdite economiche, per i titoli. Pubblica amministrazione Naturalmente cresce di ben 469 € miliardi il debito pubblico delle amministrazioni centrali e di 44 miliardi quello delle amministrazioni locali. Una crecita di quasi 100 miliardi all’anno a cagione della voce degli interessi oltre che per la copertura del disavanzo annuo, nonostante manovre fiscali che in soli quattro anni   , periodo 2007/2011,  hanno portato alle casse dello Stato + 326 miliardi.  C’è da chiedersi ragionevolmente come siano state allocate tante risorse e quali destinazioni abbiano avuto. Se parte di esse si  fosse tradotta in investimenti stabili e produttivi la situazione raccontata sarebbe potuta apparire leggermente diversa. Settore famiglie ed Istituzioni senza scopo di lucro Si mantiene stabile, quindi senza crescita, il saldo delle attività finanziarie e dei depositi del settore famiglia e istituzioni senza scopo di lucro, sempre consistente, pari a 3716 (ex 3676),  che  in ogni caso non capitalizza neppure il tasso di svalutazione e della rendita finanziaria;  di converso cresce il dato del debito ora di € miliardi 930 ( ex 680) che , pur mantenendosi tra i più bassi del sistema Europa, aumenta di 250 miliardi di Euro. La crescita si concentra per lo più nella voce prestiti a medio e lungo termine; il che può essere indicativo del ricorso a mutui per l’acquisto di immobili e di case per uso di abitazione. Assicurazioni ed Enti di Previdenza ed assistenza Assolutamente piatte le cifre delle attività di € miliardi 568 ( ex 596 ) e delle passività pari a 653 miliardi di € ( ex 650 ), indicative entrambi di una mancata crescita del settore, che esprime il suo grado di concretezza proprio attraverso le cifre della finanza; del tutto insignificanti i valori degli Enti di Previdenza ed assistenza che non superano i 197 miliardi ( attività al 31 12 2012) ex 153 (al 31 12 2006), segno del fatto che poco la Previdenza Privata contribuisce al sostegno del regime pensionistico, diversamente da quanto accade nei restanti paesi dell’OCSE.[1]   Qualche nota di commento a fronte dell’arido linguaggio dei numeri non guasta. Quali conclusioni, sia pure affrettatamente, si possono trarre ?  Il sistema Italia è fermo non solo nel Pil che ha avuto una decrescita di qualche centinaia di milardi nell’ultimo decennio ; lo è anche  in tutti i dati di caratterizzazione delle dinamiche economiche cosi come nella produttività, nell’efficienza ed altro. Non crescono del pari  i dati derivati della finanza apparsi discosti da quelli di altri paesi europei che non si presentano con  numeri cosi  severi, non in regressione e neppure stazionari se non nei quattro paesi sotto sorveglianza: Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo.  Di fatto si può dire che nel sistema finanziario Italia  c’è stata una decrescita pari almeno al 10% corrispondente  ad una svalutazione media dell’1,5°% sui sei anni sotto osservazione. A fronte della decrescita dell’attivo si è avuta invece una crescita nei debiti: nelle imprese di 260 miliardi e cosi per i debiti del sistema privato, aumentati di altrettanto; i debiti del settore pubblico sono cresciuti del doppio, per una cifra vicina ai 500miliardi. Il tutto dà un dato complessivo di circa 1000 miliardi di debiti in più per tutto il sistema Italia rispetto al 31 12 2006. Sarebbe bene che i commentatori politici impegnati , la stampa , gli economisti traessero le debite conseguenze e spiegassero un po’ a tutti gli italiani, nessuno escluso ed anche a chi è più capace di una lettura consapevole, che una situazione che si arrocca nella difesa ad oltranza dello statu quo è destinata prima o poi ad un tonfo precipitoso evitato drammaticamente non meno di due anni fa. E’ questo tra l’altro uno dei dati più critici che ci viene rimproverato, e non a torto, dall’Europa che, nel decennio passato, non è stata troppo attenta nel controllo dei parametri e su tante altre condizioni. La sola crescita del debito in Italia di certo non è stato un fattore di sviluppo, visto l’andamento della economia reale di questi anni. Quel che conta nel debito è, infatti, la natura della spesa sottesa . Nei casi virtuosi la spesa può ben esserci anche  legata ad un debito, come da anni si sostiene pur di  forzare i vincoli che ci vengono dall’Europa, se procura investimenti e pone le basi per una crescita ed un  sano sviluppo. Sembra pertanto alquanto ottimistico il clima che si tende a creare con il richiamo alla modesta ripresa del Pil dell’ 0,4%/0,6% prevista per il 2014, ripresa che viene indicata come  giro di boa. E’ pur sempre un buon inizio ma è solo un  segnale flebile. Il Ministro dell’economia che è persona di livello ha giustamente indossato il vestito della politica; forse deve recuperare con più determinazione anche quello del  suo ruolo di gran commis della Banca d’Italia, che ben conosce i dati, perché altrimenti in futuro rischierà di essere accostato ad un suo  predecessore che solo qualche anno fa negava la dura evidenza. Non è solo con i pannicelli caldi che la situazione può essere sistemata. L’Italia ha bisogno di ben altre scosse che forse  in questa fase non sono ancora possibili.  Ma va detto chiaramente agli italiani declinando anche i perchè. Forse le larghe intese non solo non favoriscono decisioni severe ma indeboliscono anche le iniziative serie che stavano timidamente anticipando segnali di cambiamento.[2] E’ noto ed arcinoto che il problema delle risorse in Italia ha tre punti nodali , recentemente  diventati anche argomento reiterato dei talk show: corruzione, economia sommersa ed evasione fiscale.  Fenomeni che alimentano risorse insane che incidono negativamente sulla finanza sana e sul riequilibrio delle finanze pubbliche. Vanno affrontati come nodi strutturali prioritari.  Subito dopo, ma solo dopo, si possono anche agganciare  i grandi temi della riorganizzazione della società e dell’economia : tanti. I primi se non affrontati hanno il potere di generare a cascata un comodo alibi per quanti non intendono incidere con vigore sul tessuto organizzativo del nostro sistema sociale. L’OCSE e le altre Istituzioni Europee ed Internazionali ci segnalano questi aspetti da anni ed in continuazione. I dati sono ormai arcinoti. Quanti  Italiani lo sanno ? La lettura dei documenti Banca d’Italia che di fatto rassegnano la caduta del nostro sistema economico con l’esplosione dei dati non è operazione facile; una semplificazione descrittiva come quella che si sta tentando su queste pagine con il commento dei numeri più significativi potrebbe essere di aiuto e far capire ai cittadini la reale situazione del paese. Le medicine da somministrare all’ammalato sono amare. Vanno date prima che  muoia ed in tempo. L’Italia è già in forte ritardo. Ce lo ha ricordato di recente anche il Quarterly Outlook  della Commissione Europea:” I prossimi dieci anni saranno severi senza riforme che incidono sulla struttura della società “. Le riforme di cui si parla non riguardano, tra l’altro, pochi o determinati settori; sono di natura trasversale e riguardano il  tessuto complessivo  che non può più portare addosso  “se non nell’ottica di una solidarietà equa ” area di inefficienza, di improduttività ed a basso valore aggiunto” , aree di monopolio e  lobbysmi di ogni genere ora non più occulti ma portati ogni giorno alla luce del sole . Il metro di confronto non sta dentro il territorio nazionale  ma nello spazio sovranazionale. E da qui occorre partire. Link al volume della banca d’Italia http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/banc_fin/pimecf/2014/sb07_14/suppl_07_14.pdf


[1] In altra occasione commenteremo i dati dei fondi Privati nei paesi dell’OCSE [2] Non è un caso la presa di posizione del Sost. Procuratore della Repubblica di Milano , dott Greco, all’assise finanziaria in svizzera sul tema dell’autoriciclaggio tema sul quale lavora da un anno per incarico del Governo: “ autoriciclaggio  sparito dal tema della voluntary disclosure”. http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2014-02-04/greco-autoriciclaggio-sparito-dl-voluntary-speriamo-dl-sicurezza-163854.shtml?uuid=ABNiERu&fromSearch.