Con il primo vero caldo arrivano, finalmente, anche le buone notizie in campo economico. Il Pil italico, infatti, nel primo trimestre dell’anno ha registrato un balzo in avanti e, secondo gli osservatori, anche se con la dovuta cautela, apre uno scenario oggettivamente positivo per l’ulteriore crescita del sistema paese. Dopo i primi tre mesi, infatti, la crescita acquisita è già pari allo 0,9%, equivalente, cioè, alla stima della Commissione europea per l’intero anno e oltre quella del Fmi, che si ferma – come sapete – allo 0,8%. E magari è anche per questo che il ministro Pier Carlo Padoan, dopo aver raggiunto un accordo con la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager sul piano di ristrutturazione di Mps, si è affrettato a chiedere alla Commissione Ue un aggiustamento strutturale del deficit pari allo 0,3% nel 2018 e la stabilizzazione del rapporto debito-Pil.
(Senza entrare troppo nel merito, basti sapere che la riduzione da 0,8 a 0,3 punti di deficit della manovra 2018, equivarrebbe ad uno “sconto” di circa 9 miliardi sulle misure da adottare con la prossima legge di Bilancio. Dunque, unendo a questo l’effetto di trascinamento della “manovrina”, sarebbero sufficienti soltanto 6 miliardi di interventi per evitare l’aumento dell’Iva, cioè per sterilizzare la clausole di salvaguardia previste per i conti 2018).
Ma le buone notizie non si fermano a queste. Tra le voci del Pil spicca la buona performance dei consumi delle famiglie, che smentisce le diffuse attese di rallentamento e contribuisce per 0,3 punti percentuali alla crescita del trimestre gennaio-marzo. In particolare crescono tra l’1 e il 2% l’acquisto di beni durevoli e semidurevoli. E corrono anche i prezzi alla produzione. Ad aprile, infatti, l’indice specifico è aumentato del 3,7% rispetto all’anno precedente e rappresenta la crescita maggiore da quasi cinque anni. Per trovare un balzo maggiore bisogna tornare ad agosto 2012 (quando era stato del 3,9%).
E cresce soprattutto l’occupazione, che sempre ad aprile ha registrato un saldo positivo di 94 mila unità rispetto al mese precedente (+0,4%) e di 277 mila unità rispetto ad aprile 2016, raggiungendo quindi quota 22 milioni 998 mila persone. Più nel dettaglio, l’Istat spiega che il tasso di occupazione tra i 15 ed i 64 anni sale al 57,9% (+0,2 punti su marzo), al livello più alto da febbraio 2009. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni sale al 67,2% tra gli uomini (+0,3 punti su marzo, +0.8 sull’anno prima) mentre resta stabile su marzo per le donne al 48,6%. Il tasso di disoccupazione ad aprile è diminuito di 0,4 punti su marzo e di 0,6 punti su aprile 2016 fissandosi all’11,1%, il dato più basso dopo settembre 2012.
E, tuttavia, a smorzare un po’ l’ottimismo dei commenti dei report da parte dei rappresentanti del governo e degli esperti c’è anche una notizia “minore” che lascia non poco perplessi ed è comunque indicativa dell’orientamento che le nuove leggi in materia hanno impresso al mercato del lavoro. Un’azienda del nord, dove pure ci sono maggiori occasioni per i giovani, cerca infatti un “ingegnere che conosca due lingue al compenso 600 euro al mese”. Ovviamente, le polemiche ne sono scaturite sono state soltanto in parte sedate dalla tardiva puntualizzazione che il compenso è riferito alla tipologia di “stage” del rapporto di lavoro. Ma non mi convince. E nemmeno a voi, penso.
Ma restiamo al tema. Il nuovo clima è stato confermato anche dal presidente della Bce Mario Draghi, secondo cui la ripresa “si sta irrobustendo” ed è sospinta dalla domanda interna, dunque appare “meno vulnerabile” rispetto ad eventuali “shock esterni”, ossia agli scossoni geopolitici che stanno agitando il mondo da mesi. Il che non autorizza però ad abbassare la guardia, tutt’altro. Permangono, infatti, ha ricordato all’assemblea annuale della Banca d’Italia il governatore Ignazio Vsco, le incertezze legate al debito pubblico e ai Npl (non performing loans, prestiti non performanti, cioè, i crediti deteriorati delle banche) che frenano, per cui occorre “uno sforzo eccezionale per superare la crisi”.
Riflessione non dissimile, peraltro, da quella dell’Ocse che nel suo Business and Finance Outlook 2017 ancor più esplicitamente scrive: “Un’azione più forte per affrontare il problema delle sofferenze e la ricapitalizzazione delle banche è un prerequisito per una crescita sostenibile”.
Intanto, sul fronte politico, giusto per ricordare, si continua a parlare di legge elettorale (in dirittura di arrivo, sembrerebbe, una versione nostrana e un tantino pasticciata del sistema tedesco) e, per la prima volta, di elezioni anticipate. Forse già a settembre. Notizia che la borsa non ha gradito (-2% lunedì scorso) ma che appare verosimile dal momento che i parlamentari hanno raggiunto il limite temporale per maturare la pensione.