Se il bello del Meridione diventa anche buono

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Intervenendo alla Conferenza internazionale dei Ministri della cultura inaugurata ieri all’Expo di Milano (i cui lavori proseguono anche oggi), il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha chiuso il suo intervento con una celebre frase de “l’Idiota” di Fiodor Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”. La bellezza, infatti, affiora sempre nei romanzi del celebre scrittore russo, anche quando fa sprofondare il lettore nelle zone più oscure e perfino perverse dell’animo umano. L’occasione della dotta citazione e del contesto in cui è stata utilizzata ci spinge a qualche considerazione sulle potenzialità della bellezza (nello specifico quella che traspare dai nostri affascinanti e unici beni culturali) e la dura realtà della bruttezza della vita quotidiana che, spesso, assai spesso, ci fa precipitare – ahimè – in uno sconforto che supera di gran lunga le pur pessimistiche atmosfere descritte dal romanziere russo. Dunque, la “grande bellezza” del nostro “bel Paese”, e– restringendo il discorso alla realtà a noi più vicina – la grande bellezza del Mezzogiorno, della Campania e di Napoli in particolare, potrebbe rappresentare l’occasione – forse l’unica vera occasione – di riscatto e di salvezza dalla catastrofe in cui una parte d’Italia sembra inesorabilmente precipitata. La fotografia a tinte fosche del dramma ce l’ha fornita l’ultimo rapporto Svimez nei giorni scorsi. Non ci può essere futuro per l’Italia se una parte rilevante del Paese, priva di investimenti, servizi e infrastrutture, rischia il sottosviluppo. Senza possibilità di lavoro per i giovani, c’è il rischio concreto che potere illegale e mafie possano facilmente fare presa sul disagio di chi si sente privato di speranza e di futuro. Dunque, è bene tener presente che, soprattutto nel Mezzogiorno c’è la concreta possibilità che accanto alla disattesa, sbarrata e tradita via pulchritudinis (la via della bellezza), molti – soprattutto giovanissimi – si incamminino sulla via damnationis. Quo vadis, puer? Gomorra: una destinazione sempre in agguato. I Greci usavano l’endiadi kalos kai agathos, i Romani pulchrum et bonum. La lingua napoletana ne ha tramandato il ricordo nell’espressione “bell’ e buon” che è ai più noto come sinonimo dell’avverbio “antrasatta”, cioè “improvvisamente”. Ecco: com’è potuto accadere che la grande bellezza del Mezzogiorno, della Campania e di Napoli, anziché produrre un’osmosi tra bellezza e bontà (nel senso di ricchezza, sviluppo, cultura, turismo… e tante altre potrebbero essere le declinazioni di agathos/bonum) si sia, bell’ e buon, trasfigurata nel disastro (molto spesso morale prima ancora che economico) che è sotto i nostri occhi. Una cosa è certa: non è accaduto all’intrasatta. E anche un’altra cosa mi pare certa: la colpa non è oggettivamente della grande bellezza, ma soggettivamente del capitale umano che ha avuto (o si è presa) la responsabilità di gestire una grande eredità di cui troppo spesso non ci riveliamo all’altezza. Ho così completato le citazioni cinematografiche: Gomorra, La grande bellezza e Il Capitale umano. Tre successi di tre grandi registi: Garrone, Sorrentino e Virzì. A dimostrazione che, investendo in cultura, Napoli, la Campania e l’Italia, possono mietere successi e ricadute economiche. E, purtroppo, c’è ancora chi pensa che le risorse da destinare alla cultura rappresentino un costo e non un investimento. E c’è pure chi pensa che finanziare la cultura (nell’accezione di evento, piccolo o grande) sia il miglior modo di farsi clientele politiche. Stiamo attenti a non rivelarci all’altezza delle aspettative di chi ci ha preceduto. Il diritto (Codice Civile, articolo 463) prevede il divieto di successione per indegnità. Davanti alla grande bellezza del centro storico di Napoli, degli scavi di Pompei, della Reggia di Caserta, dell’Arco di Traiano a Benevento…, considerando che il primo è pressoché impraticabile dal turista poco avvezzo all’avventura, che i secondi sono alla mercé delle decisioni dei sindacati, che il complesso vanvitelliano è frequentato più dagli ambulanti che dai turisti e che giace (in compagnia dell’arco di Traiano) impacchettato da mesi per restauri… La domanda sorge spontanea: vuoi vedere che il capitale umano preposto alla gestione della grande bellezza ci conduce – tradendo l’osmosi tra bello e buono – direttamente a Gomorra? Non ce lo possiamo permettere. Urge un sussulto di dignità.