Il sistema scolastico del Mezzogiorno cala a picco nelle stime della UE. I dati parlano chiaro e segnalano una situazione deficitaria sin dai servizi per l’infanzia. La normativa europea stabilisce che Il sistema scolastico del Mezzogiorno cala a picco nelle stime della UE. I dati parlano chiaro e segnalano una situazione deficitaria sin dai servizi per l’infanzia. La normativa europea stabilisce che almeno un bambino su tre debba frequentare gli asili nido. Nessuna regione italiana raggiunge il fatidico 33% indicato dall’Europa per i piccoli entro i tre anni. Ma, mentre l’Emilia Romagna raggiunge il 25% (con una media di un bambino su quattro), la Campania raccimola solo il 2%. Il Sud, nel suo insieme, appena il 5%. Segno che la maggioranza dei bambini arriva alla scuola primaria senza essere mai stato in un’aula. I test dell’invalsi segnalano un divario che cresce con il passare degli anni di studio fra i ragazzi del Sud Italia e quelli degli altri territori europei, compreso il resto della nostra penisola. In matematica, ad esempio, il nostro paese sconta un gap di competenza molto forte. Su un campione di studenti quindicenni presi da tutto il mondo e divisi in sei livelli di capacità, il nostro Paese raggiunge appena il 10% tra coloro che hanno un’alto grado di competenza (compreso tra 5 e 6). Nulla a che vedere con il 15% della Germania e il 19% di Belgio e Olanda. Sono ben il 25%, invece, i ragazzi italiani che hanno un basso livello di capacità (pari o addirittura inferiore a 1). Inoltre, tra Nord e Sud Italia il divario è enorme. Solo il 4,5% raggiunge livelli di eccellenza matematica nel Mezzogiorno. In sostanza, un quarto rispetto alla media nazionale. Un quadro non proprio confortante per la scuola italiana e, in particolare, per il nostro Mezzogiorno.