La fame di andare a canestro per segnare e vincere, la voglia di contrastare e abbattere l’egemonia delle squadre del Nord e di tutta Europa, il sogno di costruire un’epopea di successo appassionando tutta la città, tutta la Campania, tutto il Sud Italia (e non solo). La Juvecaserta degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta, la squadra di Gentile, Esposito, Oscar, Tanjevic e Marcelletti (e non solo) è stata tutto questo (e non solo). Il percorso storico del club presieduto da quell’imprenditore illuminato che fu Giovanni Maggiò è ripercorso in questi giorni da “Scugnizzi per sempre”, il docu-film prodotto da RAI Documentari, iniziato lunedì 21 agosto in seconda serata su RAI 2 con due episodi (e in streaming su Rai Play) e che continuerà con i successivi giovedì 24 e venerdì 25 sulla stessa rete (dalle ore 22:00).
La fiction “cade a fagiolo” nei giorni che precedono all’esordio della Nazionale dei canestri ai Mondiali 2023 nelle Filippine, con l’obiettivo di riportare alle luci della ribalta il ruolo del basket nella tradizione sportiva italiana che, seppur spudoratamente sempre più calcio-centrica, continua ad essere caratterizzata da frequenti successi tanto nelle discipline di squadra quanto in quelle individuali (in copia conoscenza: Gianmarco Tamberi).
E quelle stesse luci della ribalta si accendono su una storia unica che, come un mosaico, ha al proprio interno tante altre storie uniche di personaggi chiave che, come piccoli tasselli, hanno contribuito a elevare una piccola provincia del Sud nel gotha dei canestri che contavano, sfidando il quadrilatero “nordico” che, tra Milano, Cantù, Varese e la Bologna “Basket city”, dominava i parquet di tutta Italia di quegli anni.
C’era quel (Ferdi)Nando Gentile che, iniziando a giocare a basket sulle orme del fratello maggiore (ma meno talentuoso di lui), divenne poi il più giovane Capitano di una squadra di serie A. C’era quel (Vinc)Enzo Esposito che, talmente ossessionato dal pallone con cui palleggiava addirittura nel sonno, di notte, diventò uno dei più grandi realizzatori di sempre ed il primo italiano a segnare in NBA. C’era, inoltre, quell’Oscar Schmidt, primo cestista carioca in un periodo storico in cui stupidi luoghi comuni volevano che in Brasile il pallone potesse essere toccata solo con i piedi, che presto divenne il peggior incubo di tutti i difensori avversari. C’era quel Bogdan “Boscia” Tanjevic, giovane emergente coach jugoslavo, che accettò di allenare quella squadra di provincia consolidandone la mentalità vincente per poi allenare, sfornare campioni e vincere nelle squadre e Nazionali di tutta Europa.
Furono questi quattro “assi da novanta”, coordinati dalla gestione del general manager Giancarlo Sarti e alla visione del Presidente Maggiò, a costruire il boom del basket casertano, raccontato in “Scugnizzi per sempre” dalle testimonianze di cestisti rivali come Dino Meneghin, Antonello Riva, Roberto Brunamonti (oltre al coach Dan Peterson) e da giornalisti come Ivan Zazzaroni (Direttore del Corriere dello Sport), Francesco De Core (Direttore de Il Mattino) e Alessio Gallicola (Condirettore de L’Identità) che, ai tempi, guardavano con simpatia ed interesse al “modello Juve”, e probabilmente all’inizio la sottovalutavano.
Non sapendo che sarebbe ancor oggi rimasta l’unica squadra del Mezzogiorno a fregiarsi, nel campionato 1990-1991, del titolo di Campione d’Italia.