Scorie radioattive, test “glaciali”

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Lo stoccaggio delle scorie radioattive prodotte dalle centrali atomiche è uno dei problemi più resistenti allo scorrere del tempo: l’emivita – cioè il tempo di dimezzamento della radioattività – delle scorie può arrivare fino a 100.000 anni. Diventa perciò indispensabile progettare siti di stoccaggio in grado di resistere alle più imprevedibili trasformazioni del suolo e dell’ambiente nei prossimi millenni, allo scopo di evitare una fuga di materiale radioattivo anche in un futuro molto lontano in cui si sia persa la memoria stessa dei siti di stoccaggio. Dopo decenni di studi, le compagnie atomiche di Svezia e Finlandia hanno individuato due siti, uno nei dintorni della centrale nucleare di Forsmark nel sud-est della Svezia e uno presso la centrale di Olkiluoto, nella Finlandia occidentale. Le due compagnie scandinave hanno quindi chiesto al Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici (il Cmcc), con sede in Italia, di sviluppare una previsione sull’effetto prodotto da una grande glaciazione su questi due siti, scavati a circa 500 metri di profondità. Utilizzando il centro di supercalcolo di Lecce, gli scienziati del Cmcc hanno realizzato oltre 150 simulazioni. Basandosi sugli effetti dell’ultima glaciazione della Scandinava, risalente a 140.000 anni fa, gli scienziati hanno calcolato che gli effetti di deformazione arriverebbero fino a 800 metri di profondità, mettendo a repentaglio la tenuta dei depositi di scorie. In autunno esperti internazionali si incontreranno con i climatologi italiani per discutere delle conseguenze di quest’analisi.