Scienza, lo smog aggira la barriera encefalica contribuendo allo sviluppo della Sla

27

L’esposizione alle polveri sottili può contribuire allo sviluppo della sclerosi laterale amiotrofica (Sla), una malattia neurodegenerativa che conduce rapidamente alla morte per paralisi e asfissia, e che ad oggi non ha una terapia farmacologica efficace. Se ne parla al I Forum nazionale delle neuroscienze – che si chiude oggi a Napoli – a partire da uno studio che ha indagato il legame tra smog e Sla, condotto nell’ambito dello Spoke 6 di Mnesys, ‘Cern italiano’ per la ricerca sul cervello finanziato dal Pnrr. Lo Spoke 6 è dedicato a ‘Neurodegenerazione, trauma e ictus’, mentre lo studio in questione è stato pubblicato su ‘Ecotoxicology and Environmental Safety’ a marzo dal gruppo di ricerca di Farmacologia del Dipartimento di Neuroscienze dell’università di Napoli Federico II, coordinato da Agnese Secondo e Antonella Scorziello. “L’associazione tra Sla e particolato atmosferico è stata già rilevata in molti studi epidemiologici per la capacità dello smog di aggirare la barriera ematoencefalica che protegge il cervello dall’essere raggiunto da elementi esterni”, afferma Tullio Florio, ordinario di Farmacologia presso l’università di Genova e coordinatore dello Spoke 6. “L’esposizione alle polveri sottili può indurre, così, stress ossidativo e neuroinfiammazione – sottolinea – con conseguente neurotossicità e deterioramento cognitivo Tuttavia, ad oggi, sono poco noti i meccanismi alla base di questo legame indagato dallo studio” del team di Secondo e Scorziello. “Già da qualche anno sappiamo che la Sla scaturisce da cause ambientali e recenti ricerche hanno stabilito una correlazione tra inquinamento atmosferico, in particolare quello provocato dal traffico, e rischio di sviluppare questa malattia”, riferisce Secondo, professoressa di Farmacologia dell’università Federico II di Napoli. “Il nostro studio – illustra – ha esplorato la connessione tra l’esposizione a smog e la Sla indagando alcuni meccanismi molecolari che causano la perdita dei motoneuroni, cioè di tutti quei neuroni localizzati all’interno del sistema nervoso centrale che hanno la funzione di controllare direttamente o indirettamente i muscoli e il loro movimento. Dallo studio è emerso come Pm0.1 e Np20, particelle di dimensioni ultrafini e nanometriche, siano in grado di indurre una forma di neurodegenerazione simile alla Sla, caratterizzata dalla disfunzione e disregolazione di proteine essenziali per la sopravvivenza neuronale. Tale evidenza scientifica sarà utile per l’identificazione di bersagli molecolari nella Sla verso cui indirizzare nuovi possibili farmaci”.