Scienza, 100mila risonanze magnetiche per la nuova mappa del cervello

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Una mappatura del cervello umano, composta da grafici di riferimento standardizzati relativi al suo sviluppo nel corso della vita di un uomo. E’ quanto hanno realizzato i ricercatori dell’Università di Pennsylvania, Usa e dell’Università di Cambridge, Gran Bretagna. Le conclusioni del lavoro sono presentate su Nature. I grafici sono stati costruiti attraverso l’analisi delle scansioni cerebrali di oltre 100mila partecipanti in tutto il mondo. Il lavoro, dicono gli esperti, potrebbe avere potenziali applicazioni future per la valutazione digitale della salute del cervello e della diagnosi delle malattie a qualsiasi eta’. Al momento non ci sono riferimenti standard per quantificare la maturazione e l’invecchiamento in buona salute del cervello umano, a differenza dei grafici di crescita utilizzati per misurare tratti come altezza e peso nei bambini, dicono gli autori. Per affrontare questo problema, Richard Bethlehem, Jakob Seidlitz e colleghi hanno raccolto i dati di 123.984 scansioni cerebrali tramite la risonanza magnetica di 101.457 individui di eta’ compresa tra 115 giorni dopo il concepimento e 100 anni, provenienti da oltre 100 studi in tutto il mondo.
Il team ha creato grafici del normale sviluppo cerebrale nel corso della vita, che potrebbero essere utilizzati per generare ‘punteggi percentili’ per determinare se un individuo si trova su una traiettoria standard. Questi grafici, separati in base al sesso, sono stabili nelle loro previsioni, nonostante le differenze specifiche dello studio sia negli individui valutati che nelle tecniche e metodi utilizzati. Sono stati rivelati periodi di sviluppo critici, come un aumento di circa il 70% delle dimensioni del cervello tra il periodo prima delle 17 settimane dopo il concepimento e i 3 anni di eta’. La struttura standard ha anche consentito di rilevare modelli di cambiamenti nell’anatomia cerebrale associati alla malattia, per esempio, le previsioni di una transizione da una diagnosi di decadimento cognitivo lieve a quella del morbo di Alzheimer. Gli autori sottolineano che sara’ necessario continuare le ricerche prima che questi risultati possano essere messi nella pratica clinica. Dovranno essere affrontate anche le avvertenze, come la potenziale distorsione dei dati nei confronti delle popolazioni europee e nordamericane e degli individui di origine europea all’interno di questi gruppi. Tuttavia, fornendo questi grafici in un formato interattivo e ad accesso aperto, il database continuerà ad evolversi, sostengono gli autori.