Scelta da Dolce e Gabbana? Bene, ma Napoli brilli di luce propria

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La maison di Dolce e Gabbana sfila nel centro storico. La grande festa di Dolce e Gabbana a Villa Pignatelli. Sofia Loren che insieme a Dolce e Gabbana, a San Domenico Maggiore illumina d’immenso ciò che immenso è già, ma che il popolo napoletano non ha il coraggio di riconoscere nei fatti con comportamenti ed azioni consone. 

E poi il popolo che si ribella per la scelta di un angolo piu’ che un altro per le celebrazioni mondane, la speranza cieca di quelli che affidano il miracolo di una rinascita ai due stilisti. 

Domanda: da quanti anni due splendidi ragazzi dagli occhi azzurro mare ( dei Faraglioni) flirta su una barca al largo della costa caprese pubblicizzando un prodotto della maison Dolce e Gabbana? Credete che il turismo a Capri abbia avuto un impennata grazie a quella pubblicità?  Spiacente, se pure qualcuno avrà ceduto al desiderio di replicare la seduzione di un tuffo dove l’acqua è più blu, non è quella la spinta ad un turismo che continua a rinnovarsi negli anni. Lo stesso sarà per la città di Napoli. Dolce e Gabbana non ci salveranno. Certamente le immagini delle sfilate nelle strade del centro storico faranno il giro del mondo, saranno viste da gente comune e da super vip, ma l’esercizio ordinario del turismo a Napoli continuerà lungo i propri binari. Ed è giusto che sia così. Siamo stati la bellissima location per un evento, ma il turismo, l’offerta dei nostri beni culturali non può e non deve fondarsi su un evento sporadico se pur ad altissimo coefficiente mondano. Vogliamo dirlo? Diciamolo: è Napoli l’evento, è la città ad essere spettacolare. Il nostro compito è imparare ad offrirla a chi desidera conoscerla. Un evento mondano di altissimo livello, la presenza di una star del calibro della Loren son riusciti a suscitare negli abitanti un fortissimo senso d’appartenenza, secondo, forse, solo al sentire del tifoso calcistico. E’ questo sentire identitario che deve essere trasmesso ai turisti, è questo lo spirito che deve farli sentire napoletani per quel giorno, per la durata, se pur breve, della loro visita. Quando il visitatore si avvicina al bene culturale, chiamalo strada, museo, statua o catacomba, deve sentirsi parte del luogo nello stesso modo in cui si sente partecipe il negoziante che avrebbe desiderato che la sfilata passasse davanti al proprio esercizio commerciale.  Il compito della gente comune è quello di fare squadra senza lasciarsi trascinare in inutili quanto dannose polemiche: se un evento qualsiasi accende il riflettore su una strada, un museo , una piazza, gli altri devono rendere le strade , i negozi, le mostre, tutto quello che c’è nei dintorni così irresistibile da far allargare il focus d’interesse anche sul resto. Non si deve certo fare un grande sforzo d’inventiva, basta ricorrere all’interpretazione ed al tipo di comunicazione cui la stessa conduce.  Cosa avrebbero, ad esempio , potuto fare abitanti e negozianti delle strade vicino a Piazza San Domenico?  Magari restare aperti fino a tardi, una illuminazione speciale che avrebbe attirato gente fino a tarda sera, una super esposizione di pizze che ricordassero il famoso film della Loren….insomma si sarebbe dovuto sfruttare il momento non per brillare della luce di Dolce e Gabbana ma per mostrare altre luci, quelle della città che non sbiadisce al confronto con i colori della moda. L’interpretazione non è facile e la gestione del patrimonio culturale è impegnativa e deve essere attentamente pianificata. Il suo ruolo è quello di collegare il passato con il presente e il futuro attraverso il materiale tangibile di cui si dispone . Perché questo possa accadere è però fondamentale conoscere le  esigenze e le aspettative dei visitatori. Nel caso della kermesse d’alta moda di questi giorni, sarebbe stato fondamentale chiedersi cos’altro i selezionatissimi 400 invitati e tutti quelli che hanno potuto in qualche modo partecipare all’evento avrebbero potuto aspettarsi tra quelle strade ed offrirlo nei termini e nei modi più consoni. E se gli allievi stilisti dell’istituto d’arte avessero esposto i loro disegni, cartamodelli o prototipi cogliendo l’occasione per mostrarsi ad una folla che difficilmente è raggiungibile agli albori della carriera? Dolcegabbana o meno forse una bella notte bianca, per una volta, avrebbe avuto un suo significato.