Sballo giovanile: perché i ragazzi cedono a droghe e alcol

Essere vulnerabili. Il tarlo di ogni giovane ed adolescente d’oggi e la priorità diventa quella di trovare un antidoto a quel senso di inquietudine, malinconia e senso di smarrimento che caratterizza il periodo della vita in fase di formazione e l’infanzia si allontana per lasciare il posto all’essere adulto. E’ proprio per stigmatizzare quella vulnerabilità che troppi ragazzi, anche solo per una sera alla settimana, entrano in quelli che vengono ribattezzati anche dalla letteratura di Baudelaire “Paradisi artificiali”, che di paradisiaco hanno ben poco. La metamorfosi della notte, la si potrebbe definire così, caratterizzata da ingenuità, perché quel girone infernale che ogni domenica all’alba si raduna davanti alle discoteche e ai locali notturni non può essere definita una semplice sbornia. Ragazzi, studenti, che chiudono i libri ed escono di casa, ordinati, truccati, profumati e sorridenti, sino a trasformarsi in fantasmi di se stessi, scoprendo che dopo la notte c’è il di nuovo il giorno. E’ qui il nodo che và affrontato per comprendere il lato oscuro della movida. Quello che sfugge di solito è il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi non si esce di casa con il preciso scopo di “sballarsi, ma ne sono finiti sedotti per tutta una serie di fattori. Secondo i post social di molti giovanissimi, dal modo in cui le disco sono progettate fino alla scelta dei deejay, tutto è costruito perché si possa bere e drogarsi, mentre, altri ritengono che sia riduttivo dare la colpa alle discoteche. Eppure c’è un effetto discoteca, se non altro perché per molti sembra di varcare la soglia del paradiso lasciandosi alle spalle l’inferno. Dopo l’entusiamo iniziale, le code dell’ingresso, i primi drink. Gli amici si divertono, le ragazze bellissime ballano e si lasciano corteggiare sul ritmo caotico, la temperatura sale. Tutto sembra perfetto ed eterno. L’ora cardine scocca poco dopo le tre di notte. Chi voleva “solo” divertirsi prende la strada di casa, ma è proprio quella la fascia oraria in cui si registra il maggior numero di suicidi perché se sei sveglio è il momento in cui i mostri dell’inconscio, delle paure e delle inquietudini si fanno avanti e la parte irrazionale prende il sopravvento sulla volontà. E’ quell’attimo in cui tutto si rompe. La voglia di continuare a divertirsi c’è ancora, ma il fisico non regge più, l’alcol scema e serve quello che molti giovanissimi definiscono come “l’aiutino”. Che si chiami cocaina, meth –simile alla cocaina, ma più alla portata di tutti-, ecstasy, importa solo relativamente e dipende dal luogo in cui ci sitrova, dall’ambiente, dall’età, dalla disponibilità economica e di contanti. In un attimo per molti sembra “il paese dei balocchi”, dal “ci vorrebbe una botta” alla “botta” il tempo è breve, perché in discoteca il microcosmo è a misura di vizio e con un paio di occhiate e il contatto giusto si capisce “chi potrebbe aiutarti”. Così la stanchezza svanisce, torna la voglia di ballare e la ripetitività della musica elettronica, non è più insostenibile. Il tempo si ferma e sembra di essere incoscienti, irreali, fantasmi di se stessi e la notte vola, lasciando posto all’alba. Il dopo è più complesso: c’è chi straparla, chi si aggira come un fantasma, molti collassano per tutta la domenica, ma ci sono anche gli sfortunati, quelli che non reggono e nel “day after” incontrano la morte. Morte che molti incontrano anche se non assumono stupefacenti ma solo alcol. Morti che ormai non fanno più riflettere, diventano tanti tra molti, come se una vita umana fosse un estratto a sorte di quella maledetta domenica, come ce ne sono stati tanti e come purtroppo tanti, molti, ce ne saranno ancora. Giovani che la vita volevano viverla, dominarla, controllarla, possederla. Da anni le autorità si interrogano su come poter porre un freno alla mattanza psico-fisica del sabato sera. Orari ridotti, controlli severi ai locali, divieto di vendita di alcol sino ad una certa ora, acqua al posto del mojito. Provvedimenti che sono serviti a ben poco, la spirale del sabato sera, colpisce anche nei dintorni delle discoteche. Alcuni locali hanno provato ad inaugurare le discoteche pomeridiane dove la vendita di alcolici è proibita e di sicuro avranno avuto anche successo, ma non tra chi preferisce la notte al giorno, e preferisce lo “sballo”. Quei ragazzi continueranno a cercare i propri “paradisi” giocando al rialzo dei limiti con se stessi in un continuo superamento di una soglia estremamente rischiosa. I consigli si susseguono tra i genitori: seguire i ragazzi, stare all’erta al minimo segnale di disagio, essere autorevoli e non troppo “amici” dei propri figli. Gli adolescenti e i giovani adulti sono soggetti predisposti all’omologazione e quindi alle dipendenze che siano emotive, alimentari o fisiche. Per loro è importante sentirsi all’interno di un gruppo o all’altezza della situazione per superare la soglia di vulnerabilità, la fase di crescita è alquanto delicata, perché amplia le ferite aperte durante l’infanzia, facendo emergere i conflitti non risolti, i piccoli o grandi dolori della vita. Quegli stessi dolori dell’esistenza che per una manciata d’ore tra il venerdì ed il sabato notte fanno meno male, ma tornano a chiedere il conto all’alba del giorno successivo. Conti, che i genitori dovrebbero insegnare ai ragazzi a pagare senza che ci sia nessuno alle sue spalle che poi dica “era un bravo ragazzo”. Il divertimento non và confuso col dimenticare per ore la propria esistenza o momenti difficili, anzi vanno affrontati nella quotidianità per diventare più forti del dolore e della sofferenza e non fantasmi di se stesso.