VENTITRÈ COMUNI, oltre 800 ettari e 44mila abitanti destinatari di circa 218 milioni di euro tra fondi Fesr e regionali. Il denaro stanziato per VENTITRÈ COMUNI, oltre 800 ettari e 44mila abitanti destinatari di circa 218 milioni di euro tra fondi Fesr e regionali. Il denaro stanziato per il Grande Progetto Sarno, da spendere entro il 2015 perché parte dell’attuale programmazione, giace inutilizzato a causa di ricorsi pendenti al Tar. L’allarme lo lanciano i geologi campani che mettono l’accento sulla desti- nazione di quel consistente flusso di risorse, cioè la risistemazione idraulica del bacino del fiume Sarno e, di conseguenza, la riduzione del rischio idrogeologico. A pendere sull’effettiva possibilità di utilizzo di quella cifra c’è infatti una sospensiva del Tribunale amministrativo richiesta e ottenuta dal comune di Nocera e dei comitati “No vasche”. Le loro ragioni risiedono nel presunto impatto ambientale delle vasche di laminazione delle piene. Con questo sistema, in caso di esondazione, parte dell’acqua viene fatta defluire in questi serbatoi per spo- starsi lentamente verso il mare. “Finché mancano, l’acqua si infltra nei terreni – spiega Francesco Peduto, presidente dell’Ordine campano dei geologi – e l’impatto ambientale è enorme, se si tiene conto del fatto che il Sarno è uno dei fiumi più inquinati d’Europa. Ter???minata la piena, i campi circostanti vengono nuovamente coltivati, ma intanto hanno assorbito sostanze nocive”. Il Grande Progetto Sarno, trasferito, dopo la gestione commis- sariale dell’ex generale Roberto Jucci, all’agenzia regionale per la difesa del suolo Arcadis, porterebbe i 23 comuni del bacino a dotarsi di nuove vasche e ad ampliare quelle esistenti. Con la risistemazione idraulica il rischio idrogeologico – quantificato, in termini tecnici, come “elevato” e “molto elevato”, in sigla R3 e R4 – praticamente si annullerebbe. E non solo: tra gli interventi individuati c’è anche la creazione di parchi agricoli e percorsi ciclopedonali e lo sdoppiamento della foce del fiume. Nell’area è ancora vivo il ricordo dell’alluvione del 1998, di cui, in questi giorni, è ricorso il 16esimo anniversario: 160 le vittime, di cui 137 nella sola Sarno. Una volta aggiudicati i lavori, per il completamento sono necessari almeno 2 anni. “Non c’è molto tempo: se i 200 milioni non vengono spesi vanno restituiti – prosegue Peduto – mentre 44mila persone vivono nell’incubo di nuovi danni, vista la frequenza delle esondazioni. Non vorrei che a dare cattivi consigli agli amministratori locali sia qualche tecnico in cerca di consulenze. Non realizzare questo progetto significa sprecare un’occasione unica, con gravi conseguenze sullo sviluppo dell’area e sull’economia, sul patrimonio immobiliare e sull’ambiente. Chi lo determinerà si assumerà tutte le responsabilità del caso”.