Sarà il turismo lento e sostenibile il futuro dell’Italia?

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“Il treno, con i suoi agi di tempo e i suoi disagi di spazio, rimette addosso la disusata curiosità per i particolari, affina l’attenzione per quel che si ha attorno, per quel che scorre fuori del finestrino” scrive Tiziano Terzani ma l’Alta Velocità asseconda la nostra frenesia e la voglia di progresso. Ben venga, allora, l’approvazione in Senato del disegno di legge A.S. n. 2670, già approvato dalla Camera dei Deputati, che reca disposizioni per l’istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico, archeologico e culturale nonché le relative stazioni, opere d’arte e pertinenze. 

“Nel nostro Paese – ha sottolineato il ministro Dario Franceschini – esistono centinaia di chilometri di linee ferroviarie straordinarie, che percorrono paesaggi incredibili e non sono adeguatamente utilizzate. Con questa legge possiamo intervenire con successo e rafforzare quel turismo sostenibile e di qualità di cui l’Italia ha bisogno e che è centrale nel Piano strategico del Turismo”.

La scelta delle tratte ferroviarie interessate avverrà con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il Ministro dei beni e delle attività culturali e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, in coerenza con il Piano Strategico del Turismo, tuttavia, in sede di prima applicazione la legge individua già alcune tratte tra cui l’Avellino-Lioni-Rocchetta Sant’Antonio.

La ferrovia è una linea che collega Avellino con la zone interne dell’Irpinia, toccando anche dei comuni in provincia di Potenza, fino ad arrivare alla stazione di Rocchetta Sant’Antonio – Lacedonia,una volta provincia di Avellino, poi di Foggia. Inaugurata il 27 ottobre 1895, non è percorsa da treni dal 12 dicembre 2010. Le proposte per una ferrovia di collegamento trasversale attraverso le valli dei fiumi Calore, Sabato e Ofanto risalgono agli anni settanta del XIX secolo ma trovarono difficoltà ad essere accolte per motivi politici, economici, non ultimi quelli di una difforme valutazione del tracciato da progettare. Fortemente voluta da Francesco De Sanctis, con la legge Baccarini del 1879 ottenne il finanziamento dello Stato e l’incarico di redigere il progetto esecutivo venne affidato, nel 1885, alla Società italiana per le strade ferrate meridionali. I lavori iniziarono nel 1889 ma presto avvenne il subentro della Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo. La linea venne divisa in tre tratte per i lavori di costruzione; le aperture iniziate nel 1892 si conclusero con la piena attivazione il 27 ottobre del 1895. A causa del tracciato molto impegnativo e sinuoso e la modesta rilevanza dei centri attraversati, la linea non sortì l’effetto sperato dai promotori di stimolare lo sviluppo delle poverissime aree agricole: il traffico pertanto fu sempre modesto e a carattere locale. Non ebbe grande impulso neanche con l’avvento delle Littorine a metà degli anni Trenta. I danneggiamenti bellici della seconda guerra mondiale provocarono nel 1943 l’interruzione della linea. Un altro duro colpo fu causato dal terremoto dell’Irpinia del 1980 che ne provocò una lunga chiusura.

La linea è lunga 120 km e percorre le valli del Sabato, del Calore e dell’Ofanto. Lungo il percorso s’incontrano 31 stazioni, 58 tra viadotti e ponti metallici e 19 gallerie, opere d’importante valore architettonico e ingegneristico. Un binario affascinante che s’inserisce perfettamente nel verde del territorio dell’Irpinia e diventa ferrovia del gusto, della cultura contadina, dell’enogastronomia di qualità, del paesaggio, della natura, un viaggio emozionale nella terra del vino, della luce, del vento.

Conclusi gli interventi di recupero dei binari e delle stazioni, che consentiranno l’utilizzo a fini turistici dell’intera linea, la Avellino – Rocchetta entrerà, grazie al contributo economico della Regione Campania, a far parte di Binari senza tempo, il progetto nazionale della Fondazione FS che, a partire dal 2014, ha dato una seconda giovinezza a circa 240 km di linee ormai prive di servizi di trasporto pubblico locale ed ha già organizzato per la tratta Rocchetta-Ronza, partenze con i treni storici per assaporare un viaggio indietro nel tempo.

La legge è una grande chance per i territori attraversati dalle diverse tratte ferroviarie perché rappresenta il riconoscimento delle potenzialità esistenti in queste realtà e lo strumento per costruire concrete e innovative pianificazioni di sviluppo turistico ed economico.

Il disegno prevede anche la possibilità, evitando ovviamente ogni interferenza con la circolazione dei treni, che sulle linee ferroviarie dismesse o sospese possano circolare i cosiddetti ferrocicli, veicoli a pedalata naturale o assistita su rotaia. 

Un obiettivo ad ampio raggio e di grande suggestione che, tuttavia, richiede un impegno fattivo e comune delle istituzioni, del terziario e dell’associazionismo.

“E poi, il treno, nel viaggiare, sempre ci fa sognare” cantava il poeta spagnolo Antonio Machado. Sarà il turismo lento e sostenibile il futuro dell’Italia?