Sanremo senza pubblico. No interpretazione? No share

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in foto Amadeus, presentatore dell'edizione 2022 del Festival di Sanremo

Sanremo nel bene o nel male è protagonista del nostro mondo. Ogni anno, da sempre. Ne parlano tutti, bisogna parlarne. Esprime l’andamento della canzone italiana, quel che c’è e quanto propone di nuovo. Guardato, a volte in segreto, dai radicalchic che amano tenersi aggiornati, e da un enorme pubblico, che comunque resta affascinato dalla musica, dallo spettacolo e dai pettegolezzi. Piccoli scandali che una settimana all’anno prendono il sopravvento sulla quotidianità non sempre serena della gente. Ecco la polemica sul vestito, sul testo, sulla liason, che guarda caso a Sanremo finisce sotto i riflettori. Una settimana, una all’anno, di relax neuronale per tutti. Un grande sforzo interpretativo dell’organizzazione che ogni anno cerca d’inventarsi un modo diverso per conquistare le simpatie di un pubblico, quello dei ragazzi. Quelli che: la sera davanti al televisore proprio no, meglio la discoteca, la serata conclusiva al massimo, e con gli amici, perché in fondo Sanremo è Sanremo.
Sanremo col Covid sembrava l’occasione giusta per piantare il vessillo della conquista del mondo, appena post adolescenziale, dei famosi giovanidoggi. Il povero presentatore, chiesto l’aiuto del coetaneo tanto spiritoso e istrionico da fornirgli il supporto necessario a interessare il pubblico adulto, ha pensato di orientare la scelta dei cantanti da far gareggiare puntando su quelli che gli sono sembrati più giovani dei giovani. Partiva avvantaggiato dalla costrizione in casa che affligge gli italiani all’epoca del Covid, quindi sapeva che al più i potenziali spettatori d’ogni età avrebbero giocato un po’ col telecomando. Ha puntato tutto sulla spettacolarizzazione, pensando, da ex dj, ai fasti lontani di calibri stranieri come Bowie, Rolling Stones fino al più casereccio ma geniale Renato Zero. Tutto qui. L’asterisco della difficoltà è stato determinato dall’assenza di pubblico. E qui si torna al solito discorso: così come non si può proporre una visita al museo semplicemente riprendendone in video gli interni e le opere, così un festival che fonda sul pubblico, sulle sue reazioni, sull’effetto che fa sui cantanti che si danno completamente sul palco per strappare l’applauso in più, non può svolgersi allo stesso modo se il pubblico non c’è. Lo sentenziava Orazio l’antico:”est modus in rebus”, spiegando che vi è una misura nelle cose. Il riferimento del caso non è al buono o al cattivo gusto, alla buona o cattiva musica, al cantante intonato o a quello stonato. Il tema è il modo di risolvere la problematica, non da poco, del Festival per la gente, realizzato senza la gente. Persone bravissime nel fare spettacolo non possono proporre un festival nato cresciuto ed invecchiato col pubblico dentro e fuori il teatro con le stesse modalità ma a platea inesorabilmente vuota. La tecnologia non esiste solo per il televoto. Una platea su piattaforma zoom, di Vip vestiti e sistemati a festa in versione spettatore, su uno schermo grandissimo, da vederli anche in dimensione doppia rispetto al naturale, avrebbe vivacizzato il rapporto tra artisti e esibizione molto di più dei funerei palloncini in memoria dello spettatore perduto. Gli artisti. Oscuro rimane il criterio della scelta, ma per vivacizzare la scena non bisogna per forza riferirsi al circo sul ghiaccio delle feste di Natale. Piumette e lustrini, blasfemie e non, bandiere e esserini colorati che si dimenavano scoordinatissimi. Un film horror. Doversi affidare al bacio scandaloso, a finte o vere nudità, a sguardi traversi e appannati, tali che Cristiana F dello Zoo di Berlino sembra lucida quanto un giocatore di scacchi, appartiene già al nostro abituale panorama, e non fa notizia. Poco redditizia, in termini di qualità, a tratti inquietante, è stata l’incapacità di creare un modello di spettacolo adatto alle condizioni particolari in cui si è dovuto svolgere. Il pubblico da casa ha inesorabilmente risposto: dicono i giornali solo seimila teste di spettatori in più rispetto all’anno scorso. A Sanremo è stata grave l’assenza del pubblico, imperdonabile quella dell’interpretazione.