San Marino, caso diplomatico con la Guinea-Bissau

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Sono il console onorario della Guinea-Bissau nella Repubblica di San Marino e beneficio dell’immunità. Quindi, posso anche non presentarmi davanti alla Corte delle assise correzionali chiamata a giudicarmi per i reati di truffa ripetuta e riciclaggio di denaro di cui mi accusa il procuratore pubblico Daniele Galliano. O meglio, posso anche non venire processato perché godo dell’immunità consolare. Più o meno è andata così questa mattina in aula alla presenza del giudice Siro Quadri, del pp e del difensore dell’imputato, Marco Masoni. Imputato che, appunto, non si è presentato. E l’udienza è stata sospesa per un semplice motivo: allo stato attuale, per la Corte non è sufficientemente comprovata questa immunità di cui godrebbe il 57.enne cittadino italiano. In sostanza, non ci sono prove e bisogna fare degli accertamenti. Come scrivere, ad esempio, a Berna e richiedere una lista di persone che risultano godere del diritto all’immunità consolare per la Guinea-Bissau. A dipendenza dell’esito di questa ricerca, la Corte deciderà se trattare la prossima udienza come una seconda contumacia oppure come un procedimento penale vero e proprio. E, in via definitiva, capire se l’imputato è processabile o meno per fatti di natura penale che avrebbe commesso tra il 2015 e il 2017. L’uomo, per bocca del suo avvocato, dice di avere tutto l’interesse che venga provata questa immunità e di conseguenza l’incarico diplomatico. Ad oggi, però, a San Marino non risulta nessuna sede del Consolato della Guinea-Bissau.
Passando ai fatti imputategli, l’uomo avrebbe truffato tre persone e una società sudafricana (tutti si sono costituiti accusatori privati) per 220.000 franchi (all’inizio erano 250.000, ma sono stati parzialmente rimborsati). In buona sostanza il 57.enne avrebbe aperto una relazione bancaria in una nota banca di Lugano tramite un istituto finanziario per svolgere la sua attività di consulente. Cosa che, per inciso, non avrebbe potuto fare dal momento che parrebbe essere abusivo in quanto non iscritto all’Albo dei fiduciari. Avrebbe quindi proposto al trio di investire dei soldi in un’operazione di recupero di alcuni fondi che gli accusatori privati avevano perso in un precedente investimento. L’imputato, stando all’atto d’accusa, avrebbe utilizzato quei soldi, versati sulla relazione bancaria intestata al 57.enne, per spese personali. Simile il presunto raggiro ai danni della società sudafricana. Anche in questo caso, i soldi trasferiti dalla società, per altri motivi, sulla relazione bancaria sarebbero stati utilizzati indebitamente dall’imputato oppure trasferiti all’estero tramite bonifico