“San Leucio Silk”, il marchio di tutela delle sete di San Leucio presentato in Regione

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Sono famose in tutto il mondo. Arredano alcuni tra i più importanti palazzi, da Buckingham Palace alla Casa Bianca fino al Palazzo Apostolico del Vaticano. Sono le sete prodotte a San Leucio, frazione di Caserta. Oggi fanno bella mostra a Palazzo Santa Lucia, sui nuovi divani donati dai produttori alla Regione Campania. Il governatore Vincenzo De Luca li mostra orgoglioso ai flash dei fotografi. Gli imprenditori della seta sono in Regione per presentare il marchio di tutela “San Leucio Silk”, sotto il quale si sono consorziati per vincere insieme le sfide del futuro. Prima fra tutte quella della concorrenza con i cinesi e gli indiani.

“Le sete di San Leucio sono un’eccellenza campana di straordinario valore – dice il governatore – Le trovate negli edifici più belli e rappresentativi del mondo. Il marchio di tutela di questa produzione riprende una tradizione straordinaria dei Borbone, che univa grande tecnologia ma anche grande etica. Un esempio di economia sociale ante litteram, potremmo dire”.  Dopo la grande missione ad Expo 2015, De Luca promette ancora ampio sostegno all’imprenditoria di eccellenza campana: “La Regione è particolarmente interessata ad incoraggiare sia la promozione del marchio – iniziamo questa mattina – sia il sostegno alla innovazione tecnologica, anche con i fondi europei. È chiaro che per difenderci nella competitività mondiale dobbiamo avere livelli di eccellenza irraggiungibili da cinesi, indiani ecc. E quanta più ricerca scientifica si ingloba anche nella produzione tradizionale, tanto più difendiamo le nostre nicchie di mercato”.

 

Con De Luca c’è, insieme a una rappresentanza degli imprenditori della seta, il presidente della Camera di Commercio di Caserta Tommaso De Simone, che ripercorre la tappe che hanno portato alla registrazione del marchio: “Tutto nasce da una proposta di Confindustria Caserta che noi recepimmo subito. Oggi presentiamo questo marchio che vuole tutelare i nostri prodotti a livello europeo e internazionale per fronteggiare le grandi sfide che provengono dalla Cina e dall’India. Ci muoviamo nel solco della tradizione inaugurata dai Borbone a San Leucio, coniugando qualità ed etica lavorativa. In un Sud spesso accusato di eccessivo individualismo, noi ci mettiamo insieme per difendere la nostra storia”. Oggi le storiche aziende della seta sono man mano andate delocalizzandosi nei vari centri della provincia casertana. Ma non vogliono andar via da quel territorio in cui tutto è nato più di duecento anni fa. “Riceviamo richieste da ogni angolo dal mondo – racconta De Simone – ma non vogliamo andar via dalla nostra terra”.

C’è una particolarità nel marchio “San Leucio Silk”. Nasce dalla storia della produzione della seta nel centro casertano. Il sovrano Ferdinando IV, dalla cui mente tutto ebbe inizio, a San Leucio perseguì non un semplice progetto di espansione economica ma una vera e propria utopia sociale. Introdusse condizioni lavorative avanzatissime per l’epoca, dall’alloggio garantito all’istruzione obbligatoria per i figli, da una “cassa di carità” fino all’assistenza per gli infermi. Grande era anche l’attenzione riservata alle condizioni della donna. Tutto avrebbe dovuto portare alla realizzazione di una comunità denominata Ferdinandopoli, che però non vide mai la luce. Ma il lavoro del re diede frutti abbondanti e San Leucio divenne famosa in tutto il mondo per le sue sete e costituì un modello per le future conquiste in ambito di diritti da parte dei lavoratori. Su questa scia si pongono gli imprenditori di oggi. “Vogliamo portare avanti – spiega il presidente della Camera casertana – l’utopia di re Ferdinando. Chi entra a far parte del nostro gruppo che è, cosa importantissima, aperto a chiunque ne voglia far parte, deve accettare i principi della nostra tradizione. Chi pratica il lavoro nero, tanto per fare un esempio, non può far parte di noi”.

Gli imprenditori casertani della seta hanno voluto un marchio pubblico e non privato. Dunque non una semplice operazione volta a tutelare interessi privati. Ma qualcosa dal respiro più ampio, nel tentativo di difendere nell’economia globale la grande tradizione delle sete di San Leucio. Il grande sogno di Ferdinando IV di Borbone cammina ora sulle loro gambe.