Salvini, Meloni e quell’ovazione per Mattarella. Pertini ebbe meno applausi: allora comportarsi bene era normale

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in foto Sergio Mattarella durante il suo intervento in Parlamento dopo la rielezione a capo dello Stato

Per evitare che Salvini tra sette anni proponga di nuovo Mattarella, anziché un politico di destra, Meloni presenta un ddl costituzionale che vieta la rielezione del Presidente. Anche lei, però, ha applaudito Mattarella 55 volte come gli altri mille presenti in parlamento. Lui li ha meritati tutti. Pertini, che ho conosciuto bene e frequentato per anni quasi ogni giorno, è stato il Presidente più popolare e amato. Ma ha ricevuto solo 6 minuti di applausi. Che sono figli dell’epoca e del costume televisivo. Oggi se ne inseriscono continuamente in qualsiasi trasmissione. Allora si applaudiva di meno perché comportarsi bene era normale.

Preoccupante l’approssimarsi di un conflitto, seppure per ora politico, tra le democrazie occidentali e l’imperialismo russo e cinese
Le nuove generazioni credono che la guerra esista solo nelle fiction cinetelevisive o nei racconti esagerati dei nonni. Invece, ancora oggi si combatte in molte parti del mondo e persino a un tiro di schioppo da casa nostra. C’è tanta gente che muore. Altri – peggio ancora – vedono i propri figli morire. Dopo 76 anni di pace molti credono che dalla politica dipenda solo qualche euro in più o in meno in busta paga. Invece, col voto affidiamo la vita a chi ci governa. Pensiamoci quando votiamo o se decidiamo di non votare perché, tanto, sono tutti uguali. Non sono tutti uguali.

Alterando le notizie e diffondendo allarmismo e sfiducia tra i cittadini i media non rispettano più il proprio ruolo
Per vivacizzare e rendere più interessanti i dibattiti dei talk show, persino le reti televisive si accodano al malcostume. Insinuando instabilità di governo e crisi politiche che non ci sono creano incertezza e confusione. Si considerano esagerati persino i pochi giorni per riconfermare Mattarella. Non è per questo che la democrazia è più debole. Anzi. Si è dimenticato che quando l’Italia era un grande paese, per eleggere il capo dello stato occorrevano decine di votazioni. Ed era sempre una grande personalità dall’alto profilo morale, come oggi. Un altro grande è a capo del governo.

Salvini non ha tradito il centrodestra. Non è uno sprovveduto (forse), com’è risultato. È che non riesce a disubbidire al fondatore
Che gli ha suggerito alla fine di proporre Mattarella. È ancora lui a gestire la politica della coalizione e, seppure nessuno lo percepisca, spesso anche quella del paese. Dopo avere verificato che per lui non c’era alcuna possibilità di andare al Quirinale, non poteva consentire che, invece, un’impiegata statale, la cui carriera avanza solo grazie all’età, o chi è sopravvissuto in parlamento grazie alla sua magnanimità, avessero più successo di lui. Meglio, anche per l’Italia, un suo amico di cui potrebbe poi avere bisogno. Né i leader, né gli osservatori lo hanno capito, perché gli sprovveduti sono loro.

Durante l’interminabile esibizione dei sapienti in Tv e sulle prime pagine dei giornali, un tempo scritti e letti da persone probe
Sono omogenei e contraddittori quasi tutti i commenti. “Due grandi alla guida del paese, nonostante il disastro dei partiti”. Come se Mattarella sia rimasto al Quirinale grazie a un colpo di stato e non eletto da un parlamento di cui fanno parte anche leader saggi, lungimiranti e di buonsenso. Certo, molti non sono in grado di fare politica. E per non additarli, si tenta di fare di tutte le erbe un fascio. Ma se per il paese è stata raggiunta la situazione ottimale – Mattarella a capo dello stato e Draghi del governo – sarebbe giusto e onesto riconoscere sia meriti che incapacità. Ma manca l’onestà intellettuale e il coraggio.