Salvator Mundi, l’eredità artistica di Leonardo fa “ritorno” a Napoli

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Sulla scia delle grandi mostre di New York, Londra e Milano, anche il capoluogo partenopeo si appresta ad ospitare uno dei più importanti appuntamenti internazionali con il mondo dell’arte. Il Museo Diocesano di Napoli, diretto da Don Adolfo Russo, accoglierà, infatti, dal 12 gennaio al 31 marzo, un’importante esposizione dedicata al genio di Leonardo da Vinci. Già trentaquattro anni fa, presso il Museo di Capodimonte, la città era stata al centro del grande dibattito sugli studi vinciani con una mostra dal titolo “Leonardo e il leonardismo a Napoli e a Roma”. 

L’esposizione, ideata dal maggiore esperto vivente del genio di Vinci, il Prof. Carlo Pedretti, Direttore ell’Armand Hammer Center for Leonardo Studies presso l’Università della California (U.C.L.A.) e con la collaborazione scientifica di Nicola Barbatellimira a far riscoprire ed aggiornare gli studi attorno a quelle opere prodotte nella bottega del Vinci messe maggiormente in discussione nel corso dei secoli. Al centro della rassegna un’attenzione particolare sarà data alla famosa tavola Salvator Mundi”; l’opera è il frutto, come accadeva sovente in epoca rinascimentale, del lavoro sinergico tra il maestro Leonardo da Vinci e i collaboratori del suo atelier. Il dipinto ha avuto un trascorso burrascoso se si considera sia i numerosi proprietari che l’hanno posseduto fino ad essere inglobato nella collezione del Marchese De Ganay, che le numerose mani che hanno, a secondo dei tempi, apportato modifiche su di esso.

Al centro della tavola è rappresentato Cristo, il soggetto è posto, su uno sfondo scuro, in posizione frontale e a mezzo busto come era tipico nell’iconografia del tempo. Cristo è colto nell’atto di benedire, tende, infatti, la mano destra verso lo spettatore che diventa un coprotagonista e stabilisce con esso un colloquio diretto, mentre con la sinistra regge un globo di vetro, in cui si intravede una croce, simbolo del suo potere universale. Il globo, inoltre, per i giochi di rifrazione ottica in esso rappresentati testimonia ancora una volta gli accurati studi scientifici di Leonardo. 

La mostra includerà altri dipinti prodotti dalla bottega del Vinci come il “Cristo Benedicente”del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, per la prima volta presentato con una attribuzione al pittore messinese Girolamo Alibrandi; ancora sullo stesso filone iconografico, sarà presentata la tavola col “Cristo fanciullo” di Gian Giacomo Caprotti, detto Salaì, il giovane e controverso collaboratore di Leonardo, accompagnata da diversi lavori di pittura di allievi leonardeschi come Marco d’OggionoIn esposizione i visitatori potranno ammirare anche tre preziosi fondi grafici: il “Codice Corazza” (1640 circa), proveniente dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, il “Codice Fridericiano”, custodito presso la Biblioteca di Area Umanistica dell’Università Federico II, e il testo “Napoli antica e moderna”, datato al 1815, redatto dall’Abate Domenico Romanelli.