Salvador Dalì a Capri: nei gioielli in mostra alla Residenza l’eleganza geniale del Surrealismo

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di Maria Carla Tartarone

Salvador Dalì, famoso artista catalano, è in mostra a Capri (fino al 15 settembre) nelle Sale dell’Hotel La Residenza, una mostra che si differenzia dalla mostra che avevamo osservato al Pan nel 2018 dove avevamo ammirato soprattutto le immagini della propria orgogliosa persona, “io Dalì”, un personaggio esteticamente straordinario, amante di sé stesso, dei suoi baffi ma soprattutto della sua mente, tramutato da se stesso in un genio universale lungo la sua vita: pittore, scultore, disegnatore, scrittore, scenografo, creatore di gioielli, cineasta. In “io Dalì” l’artista lascia osservare il processo artistico della sua formazione negli anni, dall’infanzia triste, fino ad arrivare ad essere un genio universale. L’artista nacque nel villaggio di Figueres, in Spagna, nel 1904 ove morì nel 1989.
Dopo aver studiato nell’Accademia di Madrid, nel 1920 si recò a Parigi dove ebbe contatti con André Breton, che dettava un automatismo psichico puro, e poi con Picasso, Magritte, Mirò, sotto la cui influenza iniziò la sua creatività personale.
E lo scrive nella “Vita segreta”, una biografia in cui spiega la sua necessità di attirare l’attenzione, di trovare il genio nella sua immagine. Egli partì dal cubismo ma abbiamo visto nella mostra del 2018 solo due ritratti eseguiti secondo le sue reminiscenze cubiste, del 1926. Già negli anni Trenta entrato nel gruppo parigino, veniva riconosciuto come uno dei maggiori rappresentanti del Surrealismo,in cui si ribadisce che l’uomo è libero di esprimere se stesso e questo voleva Dalì. In quegli anni già scriveva: “Ho una chiarissima coscienza del mio genio”. Invece Freud non approvava tale disordine e lo disse a Breton. In quegli stessi anni fu l’americano Man Ray a fotografarlo come personalità eccezionale, quando andò per una mostra a New York dove vendette tutte le opere presentate, proprio quando conobbe la sua preziosa compagna Gala, che sposò e condusse nella sua Figueres, la moglie,sensibile studiosa, seppe stimolare in lui l’accoglimento della nostra importante eredità classica. Dalì fu fin da quegli anni quaranta famoso in tutto il mondo, anche con suoi ritratti irridenti se stesso come in “Autoritratto molle con pancetta fritta”, pubblicati sulle più famose Riviste, accolti nei più famosi Musei.
La mostra di Capri inizia con una scultura nel Porto; segue e si espande a Capri negli spazi dell’Hotel La Residenza tra cui la sua Sala sulla strada verso il Parco di Augusto, nonché ad Anacapri con una statua sulla piazza della Torre, una ballerina in bronzo danzante su un pianoforte. Queste opere con una scultura nell’Hotel Luna ed una all’Hotel La Palma, sono di tutt’altra natura rispetto alla mostra del 2018 al Museo Pan: non c’è più in evidenza la persona del genio, i ritratti dell’autore, poche sono le immagini di lui. Ci sono in mostra le sue infinite realizzazioni surrealiste, in bronzo ed altri metalli preziosi: soprattutto sculture e dipinti, che stupiscono per la varietà dei soggetti, per la geniale fantasia. Ed altresì stupisce la moltitudine degli infiniti preziosi gioielli esposti soprattutto nel vasto patio dell’Albergo che si orna in questi giorni anche dell’eleganza geniale del Surrealismo, proprio come intendeva Dalì.