Sacro e profano, una miscela destinata a scoppiare con fragore

in foto Papa Francesco (Imagoeconomica)

Non è la prima volta che dall’interno delle Mura Vaticane giungono al mondo dichiarazioni e commenti quanto meno inappropriati. Uno di tali comportamenti, definibili, per sola carità cristiana, quanto meno disdicevole, risale al ventennio fascista. Allora il Papa, insieme alle alte gerarchie ecclesiastiche, non fece nulla per nascondere le proprie simpatie per quel regime. Avallò tra l’ altro molti degli episodi, tutt’altro che encomiabili, messi in atto dal Fascio e che si verificarono più volte. Non è chiaro cosa stia succedendo, con frequenza crescente, a chi si esprime da quello che fu il trono di Pietro, con argomentazioni che innescano seri dubbi in chi ne viene a conoscenza sull’ adeguatezza di chi li esprime a parlare da quell’ autorevole cattedra. Particolare sconcerto nasce generalizzato in questo frangente per come Francesco stia (non) affrontando la questione ucraina. L’ ultimo episodio che ha fatto quasi ingoiare la lingua ai vaticanisti e non solo a loro, è stato il suo intervento a mani basse che avrebbe lasciato di stucco, semmai fosse stata un’ intervista, chi avesse man avuto tra le mani il microfono. È accaduto nel corso di una delle sue recenti udienze, alla presenza di diversi ucraini. Nel corso di quell’ incontro l’antipapa, che sembra far di tutto per convalidare la appropriatezza di tale definizione, ha tirato fuori dalla sua borsa la nota di condanna alla dirigenza ucraina, dando per scontato che essa sia stata la mandante dell’attentato alla giovane studiosa russa. C’è solo l’imbarazzo della scelta da dove cominciare a elencare l’ inopportunita dei vari elementi che fanno definire benevolmente fuori luogo e apodittico quell’ intervento, tra l’altro meditato e non estemporaneo. Senza contare quanto Franceco si stia dimostrando inattendibile, preannunciando piu volte una visita a Zelensky e non comunicando nemmeno di larga massima quando intenderebbe mettere in atto tale suo proposito. In tempi normali un modo di agire del genere sarebbe rimasto in prima pagina dei quotidiani per giorni e altrettanto tempo tra le prime notizie dei telegiornale. Non è da scartare l’ ipotesi di un suo promoveatur ut amoveatur, a papa emerito, motivato da un’ evoluzione non felice della sua materia grigia. Tanto non fosse altro che per evitargli la damnatio memoriae. Il modo in cui la Santa Sede sta gestendo la controversia sanguinaria che, oramai da due anni, sta causando una vera e propria carneficina ai confini orientali dell’ Europa, è considerato da più parti almeno controproducente. Lo stesso non sarà mai paragonabile in quanto a negatività al comportamento del Cremlino, che oltre a un vero e proprio genocidio, sta compiendo un tentativo più che esplicito di assedio alle economie del mondo, in particolare a quelle del settore occidentale. Oramai quantità fornite e prezzi per unità di misura del gas delle steppe vengono gestite senza passare attraverso la benchè minima contrattazione da Gazprom su indicazioni di Putin e degli altri apprendisti zar. Pur configurando di volta in volta la ripetizione del patto leonino, quella assurda troika ha individuato in tale comportamento la risposta da dare all’applicazione delle sanzioni della EU e degli USA. Non ritenendo di aver messo in atto una quantità bastevole di comportamenti deplorevoli, assolutamente privi di ogni traccia di lealtà, il Cremlino ha dato disposizione al suo apparato tecnico di bruciare il gas che resta inutilizzato, essendosi ridotti i quantitativi da fornire ai paesi della EU e non solo a essi. Così, stando a un dettagliato reportage della BBC, ogni giorno, ai confini con la Finlandia, una fiaccola distrugge bruciando liberamente una quantità di gas del valore di circa dieci milioni di euro. Di tale comportamento non sarà meravigliato chi è nato intorno alla metà del secolo scorso. Fu proprio sul finire degli anni ’50 che l’allora Unione Sovietica, presieduta da Nikita Kruscev, fece per alcuni anni qualcosa dello stesso genere con il grano. Si era verificato che, per alcune annate successive, il raccolto del frumento all’interno dei confini di quella unione fosse stato particolarmente abbondante. Per evitare il crollo dei prezzi all’esportazione, la nomenklatura vigente decise di togliere dal mercato buona parte di quel prodotto per non far crollare il suo prezzo. Fu deciso così di buttare a mare buona parte delle scorte. Con l’agire in penombra che ha caratterizzato da sempre le forme di governo della Santa Madre, fu scelto il mare artico come luogo dove consumare quello scempio, lontano dagli sguardi dell’opinione pubblica mondiale. Il problema della fame nel terzo mondo era di attualità giá allora e il buttare ai pesci uno dei prodotti base dell’alimentazione umana fu ritenuto dal mondo intero un comportamento sacrilego. L’ informazione venne comunque a conoscenza dei fatti appena narrati che fecero così il giro del mondo. Sarà molto difficile che il fronte dei clienti del gas russo riescano a trovare una qualsiasi forma di intesa con Mosca. Il Generale Inverno é in procinto di iniziare la marcia annuale in testa al suo esercito verso l’ occidente. Tutto lascia credere che quest’anno la sua potenza di fuoco -del tipo senza fiamma, purtroppo- sará tra le più alte fin’ora scese mai in campo. E questo è quanto, con tante scuse se è poco.