A cura di Antonio Arricale Una mossa disperata, che ha indubbiamente scioccato tutti i mercati. La gravità della situazione, con il rublo che poche ore prima era crollato al nuovo minimo record A cura di Antonio Arricale Una mossa disperata, che ha indubbiamente scioccato tutti i mercati. La gravità della situazione, con il rublo che poche ore prima era crollato al nuovo minimo record contro il dollaro (usd/rub schizzato al rialzo fino a quota 64), ha costretto la Banca centrale del paese a intervenire, con un rialzo dei tassi di emergenza di ben 650 punti base. In un comunicato pubblicato dopo la mezzanotte (ora di Mosca) l’Istituto centrale, infatti, più volte criticato di aver condotto ad oggi solo azioni blande per contrastare il crollo della valuta domestica, ha deciso di alzare ancora i tassi di interesse dal 10,5% al 17%. L’ultimo ritocco verso l’alto risale ad appena 4 giorni fa. Anche il repo rate, ossia il tasso delle operazioni principali con cui le banche prendono a prestito dalla Banca Centrale fornendo collaterali, fa un bel balzo avanti passando dall’11,5% al 18%. La Bank of Russia ha spiegato chiaramente i motivi che hanno portato alla variazione dei tassi di riferimento, effettiva già da stamane: “questa decisione è stata adottata per la necessità di arginare in modo significativo la recente svalutazione e i rischi di inflazione”. Ieri la divisa russa ha messo a segno la maggior discesa giornaliera dal 1999. Tra le cause di questa discesa, oltre ai timori per le ripercussioni delle sanzioni imposte dall’Occidente a Mosca per il suo coinvolgimento della crisi ucraina, vi è anche l’attuale collasso dei prezzi del petrolio. La Banca Centrale ha calcolato che la caduta del rublo e del petrolio potrebbero causare, il prossimo anno, una contrazione del PIL del 4,7%. Borse asiatiche Mercati azionari asiatici deboli questa mattina. Il Nikkei ha ceduto 2 punti percentuali toccando i nuovi minimi dell’ultimo mese, dopo che lo yen ha recuperato terreno nei confronti del dollaro. Il persistente calo del prezzo del greggio, che ieri sera al Nymex ha chiuso a 55,91 dollari al barile, sta creand o notevoli tensioni sui mercati azionari, preoccupati dalla possibilità di un consistente rallentamento dell’economia globale. Seul ha chiuso in calo dello 0,85%, Hong Kong arretra dell’1,2% mentre Shanghai continua a non sentire i venti di crisi facendo registrare un nuovo rialzo, superiore ai 2 pu nti percentuali. Sul fronte macroeconomico da segnalare il settimo mese consecutivo di progresso in Giappone per l’indice Pmi stilato da Markit/Jmma, che resta ancora abbondantemente sopra la soglia di 50 punti che separa crescita da recessione anche nella lettura preliminare relativa a dicembre. Il dato segna infatti un incremento a 52,1 punti da 52 punti di novembre. Il sottoindice dell’output sale a 53,3 punti da 52,7 di novembre: crescita più netta nell’u ltimo trimestre. Frenata in dicembre per l’attività manifatturiera in Cina, con la lettura preliminare del Purchasing Managers’ Index (Pmi) elaborato da Markit/Hsbc che mette fine a sei mesi di progresso attestandosi a 49,8 punti da 50,0 punti di novembre (50,4 in ottobre). Il dato, che si confronta con i 49,8 punti attesi dagli economisti, segna la discesa sotto la soglia di 50 punti che separa crescita da contrazione per la prima volta da maggio. Crescono anche in novembre gli investimenti esteri diretti in Cina. Secondo i dati diffusi dal ministero del Commercio, infatti, lo scorso mese Pechino ha attratto 10,36 miliardi di dollari di investimenti dall’estero, in progresso del 22% rispetto al novembre 2013. Da gennaio a novembre gli investimenti stranieri in Cina sono cresciuti complessivamente dello 0,7% a 106,24 miliardi di dollari. L’Ufficio nazionale di statistica della Cina ha annunciato la revisione al ribasso del Pil relativo al 2013 del 3% alla luce dei risultati del terzo censimento nazionale. I dati ufficiali verranno pubblicati il prossimo venerdì. Da segnalare inoltre che a meno di una settimana dal rialzo di un punto percentuale dei tassi d’interesse benchmark al 10,5% la Banca centrale russa li ha incrementati ulteriormente, nel sesto aumento realizzato quest’anno, portandoli addirittura al 17%. La decisione è stata presa, ha comunicato l’istituto, per limitare il crollo del rublo sulle altre valute e i rischi inflattivi. Secondo l’istituto c’è il rischio che, nel caso il prezzo del barile di petrolio si attesti a 60 dollari, l’economia della Russia possa registrare un declino del 4,5% il prossimo anno. Borsa Usa A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in ribasso. Il Dow Jones ha perso lo 0,58%, l’S&P 500 lo 0,63% e il Nasdaq Composite l’1,04%. L’S&P 500 è tornato sotto la soglia di 2 mila punti. Continua a perdere terreno il petrolio con il contratto scadenza gennaio sul WTI in calo del 3,29% a 55,91 dollari al barile. Luci ed ombre dai dati macroeconomici pubblicati in giornata. L’indice Empire State Manufactoring (che misura l’andamento dell’attività manifatturiera di New York) si attesta nel mese di dicembre a -3,58 punti in netto calo rispetto ai 10,16 punti di novembre e inferiore alle attese degli analisti fissate su un indice pari a 12,52 punti. Un valore al di sotto dello zero indica che l’economia del settore manifatturiero dello stato di New York e’ in via di peggioramento. Nel mese di novembre la Produzione Industriale ha evidenziato un incremento dell’1,3% rispetto al mese precedente. Il dato e’ risultato superiore alle stime degli addetti ai lavori (pari a +0,7%) e in crescita dal dato precedente pari a +0,1%. Il tasso di utilizzo della capacita’ produttiva si e’ attestato all’80,1%, superiore alla rilevazione precedente (79,3%). L’Indice del Mercato Immobiliare NAHB si e’ attestato nel mese di dicembre a 57 punti. Il dato risulta inferiore alle attese degli analis ti e alla rilevazione precedente, entrambe fissate su un indice pari a 58 punti. Europa Avvio incerto per le principali Borse europee. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,1%, il Ftse100 di Londra lo 0,2%. Sotto la parità il Cac40 di Parigi (-0,15%) e l’Ibex35 di Madrid (-0,3%). Continuano a perdere terreno i petroliferi dopo che il Brent è sceso sotto la soglia dei 60 dollari al barile per la prima volta da giugno 2009. Ieri, a Londra il Ftse100 ha perso l’1,87% fermandosi a 6.182,72 punti, -2,38% per l’Ibex, sceso a 9.903,9 punti e rosso di due punti e mezzo percentuali del Cac40 (-2,52%) a 4.005,38. Maglia nera per il Dax sceso del 2,72% a 9.334,01 punti. Italia Il Ftse Mib segna -0,67%, il Ftse Italia All-Share -0,68%, il Ftse Italia Mid Cap -0,70%, il Ftse Italia Star -0,93%. Ieri Piazza Affari ha accelerato con decisione al ribasso seguendo il nuovo sell-off del petrolio. Il prezzo del greggio è sceso ai nuovi minimi a oltre 5 anni con il Wti di slancio sotto quota 57 dollari al barile, in calo di oltre il 2% rispetto ai livelli di venerdì scorso. L’indice Ftse Mib è andato così a chiudere sui minimi di giornata a quota 18.078 punti, in calo del 2,81%. Sul parterre di Piazza Affari ha spiccato la marcata debolezza delle banche con le big Unicredit e Intesa Sanpaolo entrambe in calo di oltre 4 punti percentuali. Tra i peggiori anche Mediaset (-3,82%) e Pirelli (-3,72%). L’effetto petrolio si è fatto sentire ancora una volta su Eni scesa del 3,49% a 13,28 euro. Peggiore performer dell’intero listino milanese è stata Monte dei Paschi di Siena. Il titolo della banca senese, dopo un avvio brillante, ha virato improvvisamente al ribasso con diverse sospensioni per eccesso di ribasso andando a chiudere sui nuovi minimi storici a 0,527 euro (-8,14%). L’azione aveva beneficiato in partenza del via libera giunto venerdì da parte del supervisory board della Bce al capital plan messo a punto da Mps a seguito delle carenze di capitale individuate dal comprehensive assessment dell’Eurotower e che prevede un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. Fabio Gallia, membro del comitato esecutivo di Bnp Paribas e amministratore delegato di Bnl, nonché alla guida di tutte le attività del gruppo francese in Italia, ha ribadito che l’istituto transalpino non è interessato a Mps. Tra i pochi titoli a schivare le vendite sono spiccati Tod’s (+1,53%) e FCA (+0,55%). Su quest’ultima, che era arrivata a guadagnare oltre il 3% in avvio di seduta, Mediobanca Securities ha riavviato la copertura con rating outperform con prezzo obiettivo a 12 euro.
I dati macro attesi oggi Martedì 16 dicembre 2014 02:35 GIA Indice PMI manifatturiero (prelim.) dic; 02:45 CINA Indice PMI manifatturiero HSBC (prelim.) dic; 08:00 GB Risultati stress test banche BoE; 09:00 FRA Indice PMI manifatturiero (prelim.) dic; 09:00 FRA Indice PMI servizi (prelim.) dic; 09:30 GER Indice PMI manifatturiero (prelim.) dic; 09:30 GER Indice PMI servizi (prelim.) dic; 10:00 EUR Indice PMI composito (prelim.) dic; 10:00 EUR Indice PMI manifatturiero (prelim.) dic; 10:00 EUR Indice PMI servizi (prelim.) dic; 10:00 ITA Bilancia commerciale (EU) ott; 10:00 ITA Bilancia commerciale (totale) ott; 10:30 GB Inflazione nov; 10:30 GB Indice prezzi alla produzione (output) nov; 11:00 EUR Bilancia commerciale dest. ott; 11:00 GER Indice ZEW (fiducia investitori istituzionali) dic; 14:30 USA Licenze edilizie nov; 14:30 USA Nuovi cantieri residenziali nov; 15:45 USA Indice Markit PMI manifatturiero (prelim.) dic.