Chi ancora avesse avuto dubbi sulla scorrettezza a tutto tondo di Putin, martedì avrà avuto modo di constatare ancora una volta e senza possibilità di indulgere ancora ipotizzando malintesi, di che pasta sia fatto quel despota delle steppe. Ha ricevuto Gutierrez, segretario generale dell’Onu, l’organizzazione delle nazioni unite, ignorando ogni regola di buona creanza. Gli ospiti sono sacri, è quanto era sostenuto sia nella Grecia classica che nella Roma imperiale. Ancora oggi nelle masserie vengono considerati tali, anche perché i villici possono così facendo, dimostrare di essere alla loro altezza. Quel segretario era per l’appunto un ospite, per di più di riguardo, essendo l’emissario di una organizzazione internazionale super partes. Cionostante, il padrone di casa lo ha accolto con lo stesso calore che è presente all’ interno di una cella frigorifera. Come se non bastasse quanto descritto innanzi a improntare negativamente quell’incontro tanto atteso dal mondo, lo Zar affetto da delirio di onnipotenza, quando è toccato a lui confrontarsi, ha fatto trovare preparato l’ormai stranoto tavolo ovale, con sedie e quanto potesse occorrere durante il colloquio, ai capotavola dello stesso. Quando si dice di voler rompere il ghiaccio e accorciare le distanze! Quel tavolo, kitsch pur essendo stato realizzato in Italia, nell’immaginario collettivo sarà considerato ormai come l’equivalente, in versione tascabile, del muro di Berlino: a una estremità la Russia, all’altra il resto del mondo. L’ ipotesi non è azzardata, stante il fatto che, l’ affermazione è da intendersi molto di massima, l’oligarca al caviale sta rimanendo sempre più isolato. Ripetendo, Pechino ha replicato di essere in totale disaccordo con l’ipotesi dell’allargamento del conflitto a occidente, vale a dire con la dichiarazione della terza guerra mondiale. Il ministro degli esteri Lavrov, che si era incontrato con Gutierrez prima del suo capo, aveva dato subito prova di totale e inscalfibile osservanza del dogma del Migliore d’oltrecortina, Più precisamente aveva dichiarato, certamente non in uno scatto d’ira, ma riportando quanto era già stato deciso ai piani alti, le intenzioni degli oligarchi. Aveva adottato la tattica della suocera che parla alla figlia perché la nuora intenda, dicendo a Gutierrez che se qualche paese avesse colpito un obiettivo russo, Mosca non avrebbe esitato a colpire al cuore l’occidente. Tale bada bene andava soprattutto al premier inglese Johnson, che per aveva lanciato poche ore prima il guanto di sfida a Putin, esprimendo la minaccia, seppur generica, di essere pronto a colpire la Russia. L’ escalation di battute minacciose ha avuto così un’ impennata e le conseguenze sul piano pratico non si sono fatte attendere. Putin, sempre per la serie “chi non è con me, è contro di me”, ha fatto chiudere i rubinetti del gas a Polonia e Bulgaria, non avendo le stesse fatto voto di fedeltà incondizionata alla Santa Madre. In più:, quei governi si erano rifiutati di pagare le forniture a Gazprom in rubli invece che in euro. Le conseguenze di questi atteggiamenti, che sembrano mutuati senza alcuna correzione da quelli dei guappi delle sceneggiate napoletane, non si sono fatte attendere. I governi dei due paesi messi alla canna del gas, è il caso di dirlo, hanno immediatamente dichiarato che si rivolgeranno a altri produttori. E qui casca l’asino. Il mercato mondiale del gas ha subito un’ impennata del prezzo già immediatamente dopo le dichiarazioni di quei provvedimenti. Del resto la dinamica del comportamento antitetico della domanda e dell’offerta di ogni tipo di bene o servizio non è stata mai messa in discussione. Il prezzo, per ora solo del gas, ma è presumibile che ad horas avvenga lo stesso anche per gli altri idrocarburi, è balzato verso l’ alto e si può presumere che tale tendenza non invertirà la sua direzione nel breve periodo. Ancora una volta, con difficoltà crescente, l’ Europa e in particolare l’Italia, si sono trovate spiazzate o, con un’espressione più terra terra, nelle condizioni di coloro che avevano pensato di fare i conti senza l’oste. Un tempo il disaccordo tra due o più nazioni sarebbe sorto, almeno tali erano le motivazioni addotte, per le cause più disparate. Questa volta, più che una guerra, si è concrerata una tentativo di conquista con l’uso della forza e quindi della violenza, di qualcosa che per tanti motivi Putin e I suoi scherani non possono rivendicare adducendo che essa era sfuggita di mano accidentalmente. L’ Ucraina, principale oggetto conteso, è un lembo dell’ Europa per motivi di opportunità ricompreso nella disciolta URSS. La stessa, In comune con la Russia, oltre al freddo, ha poco o niente. Ma ha importanti sbocchi a mare. Non è un caso che Odessa, importante città portuale e cantieristica, sia stata, almeno fin’ ora, colpita dalla forza navale russa con precisione quasi chirurgica. Non è successo altrettanto per Kiev, Leopoli, Bucha e altre città di quello stato. È solo nella mente di Putin e di chi gli sta tenendo il sacco, che la vigliaccata che sta mettendo in atto non sia dettata solo da smania di potere. Probabilmente lui e la sua banda mentono ben consci di farlo. Il buonsenso, che solo nelle loro menti non trova spazio né occasione per farsi largo, per buona sorte altrove ancora riesce a esprimersi. In quella stessa giornata, nel corso di un colloquio al Cremlino che sarebbe dovuto essere foriero di propositi di pace, il ministro Lavrov dichiarava che la Russia è pronta a colpire bersagli occidentali se l’Inghilterra fornirà armi in grado di offendere il suo paese. La Cina immediatamente controbatteva che non è disposta a scendere in guerra perchè ne rifiuta la improbabile motivazione sottintesa dalla Russia. Dentro la Muraglia, al momento, hanno problemi seri che l’ informazione sta mettendo in secondo piano probabilmente solo perchè in copertina c’è la guerra. Si tratta del vero e proprio ritorno di fiamma che i discendenti del Coronavirus, partiti proprio da quel subcontinente, stanno consumando la alla stregua di un potente ritorno di fiamma. Con tutto il rispetto per la vita umana, quella economica ne merita altrettanto. L’estenuante stop & go che il mondo della produzione sta subendo su tutto il pianeta, anche se con modalità e risultati diversi, la pandemia continua a presentare il conto, che va a aggiungersi a quello rivendicato dalla guerra. Entrambi non risparmieranno nemmeno Mosca e i vari sedicenti capipolo dovranno pagare come tutti gli altri loro omologhi. La somma non sarà di poco conto, anche perchè gradatamente sta venendo fuori una sgradevole lettura dei fatti che fa pensare all’inizio di un periodo di recessione, se non di stagflazione. Quest’ultima è l’evento da temere maggiormente e in ugual maniera da tentare di contrastare, a detta dell’intera comunità degli economisti. Con l’augurio che ciò non avvenga, né ora nè mai più, sarà bene che cessi al più presto il rullo dei tamburi di guerra. Non quelli del film omonimo dei primi anni ’50, ambientato nel Far West, bensì di quelli veri, questa volta suonati realmente nell’est del mondo.