Rush primarie, scoppia il caso Caserta. Schlein “sente” la vittoria

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in foto la segretaria del Pd Elly Schlein (Imagoeconomica)

Sulla carta mancano ancora Lazio e Lombardia all’elenco dei circoli che hanno gia’ votato per eleggere il segretario o la segretaria del Partito Democratico. Alle due federazioni regionali sono state accordati sette giorni in piu’ per completare le operazioni di voto in virtu’ delle elezioni regionali. Tenere i due voti in contemporanea sarebbe stato, infatti, un aggravio di lavoro per circoli territoriali gia’ provati dalla lunga fase congressuale e con risorse centellinate. Ed è stato per rispondere al grido d’aiuto dei segretari dei circoli che il garante della fase congressuale, Enrico Letta, ha accettato di far slittare il giorno delle primarie dal 19 al 26 febbraio. Cosi’, la chiusura del congresso dei circoli segnera’ anche l’inizio della volata finale verso le primarie del 26 febbraio. A preoccupare, tuttavia, non e’ solo il carico di lavoro per i circoli territoriali. Le ultime ore di congresso sono state caratterizzate dal riemergere delle polemiche sulle tessere gonfiate, un male endemico del partito, tanto che nel maggio del 2022 ed e’ stato introdotto un nuovo regolamento sulle sottoscrizioni, voluto dal coordinatore della segreteria, Marco Meloni, oggi senatore dem. La ‘riforma’ del tesseramento che aveva concepito Meloni, in realtà, era piu’ radicale e prevedeva che si potesse pagare la quota di iscrizione esclusivamente per mezzo del pos. Una misura contestata con l’argomento che essa avrebbe penalizzato quelle persone, come i piu’ anziani, che non avevano dimestichezza con pos e pagamenti online. Quindi si e’ deciso per una soluzione di compromesso: ci si puo’ iscrivere online o presso il circolo di appartenenza con il segretario del circolo che dovra’ occuparsi della trascrizione dei dati dell’iscritto nella piattaforma. Una riforma che intendeva contrastare quei “signori delle tessere” di cui oggi, di fronte a quanto avviene in Campania, tornano a far parlare di se’: il congresso del Pd a Caserta e’ stato, infatti, sospeso. La sezione civile del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, infatti, con ordinanza presidenziale ha deciso di sospendere le operazioni di voto congressuale di domenica 19 febbraio. Una decisione che “rappresenta solo il primo passo verso il riconoscimento del legittimo diritto degli iscritti al Pd di Terra di Lavoro”, si legge in una nota dei circa 200 ricorrenti. Un provvedimento che arriva al termine di una settimana di sospetti e polemiche fra chi, come la mozione di Elly Schlein, denuncia che qualcosa non torna nel tesseramento in Campania e chi, come la mozione Bonaccini, pur chiedendo di fare chiarezza, difende “il buon nome del Pd”.

Il deputato Andrea De Maria, rappresentante della mozione Bonaccini in Commissione di garanzia, si rammarica del fatto “che si voglia continuare una polemica su questo punto. Difendiamo invece insieme, come abbiamo fatto sempre tutti nelle sedi proprie degli organismi di garanzia del Congresso, il buon nome del Partito Democratico, che e’ un patrimonio comune di tutta la nostra comunita’”. Risponde Marco Furfaro, della mozione Schlein: “Pensavo che la battaglia contro modi di fare arroganti, ambigui e persino rivendicati potesse essere di tutti. In passato autorevoli esponenti locali e nazionali del partito avevano condotto battaglie contro questi modi di fare, ora li trovo a fianco di coloro che hanno combattuto. Poi ci si lamenta se le persone non vanno piu’ a votare”. In questo clima, i candidati alle primarie scaldano i motori per la volata finale. Elly Schlein si dice sicura di vincere perche’, spiega, sente attorno a se’ un entusiasmo crescente: “Sono assolutamente certa di vincere. Lo sento. Avverto una mobilitazione incredibile”, spiega Schlein che, poii, risponde a chi vede dietro di lei la vecchia nomenklatura del partito, da Franceschini a Bettini: “E’ una affermazione sessista, tipica di una societa’ patriarcale, per cui se una donna si fa strada dev’essere sempre strumento di qualcun altro. Serve una rottura, una cesura netta con il passato. Preferisco cento volte i dirigenti che hanno capito che o si cambia o si muore, rispetto a quelli che accusano me e fingono di aver passato gli ultimi anni nei campi a raccogliere margherite, anziche’ nelle stanze dove si sono prese tutte le decisioni del partito, comprese le alleanze”. un riferimento, questo, ai big del Pd che sostengono Stefano Bonaccini. Il presidente dell’Emilia-Romagna, finito nel frullatore per le sue frasi sulle capacita’ dimostrate da Giorgia Meloni al governo, torna sulla polemica difendendo il suo punto di vista: “Che Giorgia Meloni abbia preso consenso l’hanno deciso i cittadini, mica i miei giudizi. Bisogna avere rispetto degli avversari, la gente resta a casa perche’ c’e’ un teatrino di insulti quotidiani reciproci tra le parti politiche che tengono la gente lontana” dalle urne, “perche’ si e’ stufata di tutta questa cagnara e caciara, quando invece ci vorrebbe rispetto, ognuno con le proprie posizioni”. Distante, anche su questo punto, Elly Schlein per la quale Giorgia Meloni “sara’ una ennesima delusione per chi l’ha votata. La destra non e’ cresciuta, ha sempre i suoi dodici milioni di elettori che si sono affidati prima a Berlusconi, poi a Salvini e ora a Meloni. Nonostante siano divisi. Sta a noi fare esplodere quelle contraddizioni”. Per la deputata, “noi tutti abbiamo il dovere di costruire l’alternativa al governo piu’ di destra della storia Repubblicana. Ma prima occorre che il Pd risalga. Cambiando tutto: volti, visione e metodo: non serve cambiare solo i nomi tenendosi il metodo sbagliato. Basta con la cooptazione”.