Roma, al via Short Theatre, il festival di performing arts

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Roma, 4 set. (askanews) – Dal 5 al 15 settembre torna a Roma per la sua XIX edizione Short Theatre, il festival internazionale dedicato alla creazione contemporanea e alle performing arts. Un’edizione contraddistinta dall’internazionalità, dalla stratificazione dei linguaggi, dal desiderio di incontrare la città e di percorrerne lo spazio attraverso la lente dell’immaginazione artistica.

Undici giorni di programmazione, oltre 50 progetti, 40 compagnie provenienti da Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Brasile, Danimarca, Svezia, Rwanda, Stati Uniti, Germania, Canada, Palestina, Messico, abiteranno una rete urbana fatta di 13 location dislocate in 4 municipi. Da spazi storici del festival, primo tra tutti La Pelanda – Mattatoio di Roma, a nuovi luoghi ricchi di storia come il Cimitero Monumentale del Verano, le sponde del Tevere del TAG culture e del Parco Tevere Marconi, i Laboratori di scenografia dei Cerchi del Teatro dell’Opera di Roma – proseguendo la collaborazione iniziata nel 2023 -, il Teatro di Documenti e il Teatro Cometa Off, realtà culturale del territorio che si unisce alle consolidate collaborazioni con il Teatro India – Teatro di Roma, Angelo Mai, TeatroBasilica. Per il terzo anno Gucci si conferma Main Sponsor del Festival, rinnovando il suo impegno al sostengo e alla valorizzazione di creatività, cultura e arte.

Viscous Porosity è il titolo che accompagna questa edizione: una chiamata ad accendere la percezione sull’interconnessione tra le relazioni umane, naturali e sociali, sul contagio e la capacità di trasformazione reciproca; un invito ad allenare la lettura del presente osservandone le criticità, le incongruenze e le forme di dissenso. Lo farà come d’abitudine attraverso i lavori di artiste e artisti di fama internazionale, nomi emergenti della scena contemporanea, riscoprendo compagnie storiche e presentando al pubblico realtà artistiche per la prima volta a Roma. L’attraversabilità e multidisciplinarietà del panorama artistico, la disabilità come stimolo creativo, il pensiero critico e la pratica artistica come forme di trasmissione di saperi e di esperienze affettive assumono la forma di un attraversamento della città e della vita urbana.

La corrente della 19esima edizione di Short Theatre inizia a distendersi sulle sponde del fiume Tevere, dove Short Theatre 2024 prende avvio e si conclude, con Albula, l’Opening Party immaginato insieme a Latam Futuro – collettivo attivo a Roma che diffonde l’opera di artiste provenienti dalla regione latinoamericana e della sua diaspora – e che porta a Roma Loris, dj messicana con radici palestinesi, al TAG culture.

PRISMA 2024, focus espanso che annualmente offre al pubblico l’opportunità di approfondire la produzione artistica transdisciplinare di una compagnia nota internazionalmente, sarà dedicato alla catalana El Conde de Torrefiel, tra le compagini teatrali più rilevanti nell’innovazione contemporanea dei linguaggi scenici e storica presenza del festival, che dieci anni fa – nel 2014 – la presentò in Italia per la prima volta. Twilight Zones, questo il titolo del focus, connette una serie di opere e azioni performative ideate nel tempo da Beyeler e Gisbert, sperimentatori del confine poroso tra realtà e finzione, alla ricerca continua di uno sconfinamento di forme e consistenze. Il focus prevedrà due lavori site-specific – la soundwalk Cuerpos Celestes al Cimitero Monumentale del Verano il 12 e 13 settembre e il cinematografico Ultraficción n. 1, appuntamento tra i più rilevanti della programmazione, sulle sponde del Fiume Tevere il 13 e 14 -, lo spettacolo per una persona alla volta Se respira en el jardín como en un bosque, al Teatro Cometa Off dal 5 all’8 settembre, una Masterclass presso i Laboratori di scenografia del Teatro dell’Opera di Roma e un incontro pubblico alla Real Academia de Espana en Roma.

Tra i ritorni anche Rimini Protokoll, presenza amata dal pubblico romano, con due lavori, entrambi in programma il 7 e 8 settembre: The Walks nei dintorni del Mattatoio e Uncanny Valley (Stefan Kaegi / Rimini Protokoll) alla Pelanda, che vede un robot umanoide prendere il posto dell’autore dando il via a una serie di questioni non rimandabili su copia/originale, intelligenza artificiale, tecnologia e forme di controllo dei corpi.

La pratica del camminare diventa in ST24 un vettore tramite il quale il festival propone di attraversare lo spazio urbano, reimmaginandone insieme il paesaggio, con un trittico di appuntamenti: i già citati Cuerpos Celestes di El Conde de Torrefiel e The Walk di Rimini Protokoll, ed El Viaje, itinerario acustico proposto dal duo Igor Cardellini e Tomas Gonzalez il 12 e 13 settembre – uno dei due progetti che Short Theatre co-realizza con l’Istituto Svizzero.

È la corporeità in divenire il fil rouge di una serie di lavori in prima nazionale di alcune tra le artiste più riconosciute nel panorama internazionale: al Teatro di Documenti il 10 e 11 settembre la canadese Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2017 Dana Michel presenterà Mike, performance “long durational” che, con umorismo e sensibilità, fa proprio il tema del lavoro e dello stato di semi-vita nel quale il quotidiano ci immerge. Nelle sale de La Pelanda – Mattatoio di Roma si susseguiranno: il 5 e 6 settembre l’irriverente cabaret performativo Cavaliers impurs (Troubled Riders) dello storico duo Antonia Baehr & Latifa Laâbissi; il 6 e 7 settembre Bless This Mess, primo lavoro corale della giovane coreografa greca Katerina Andreou che si interroga sulla confusione come strumento di affermazione, godimento e creatività; l’11 e 12 settembre RUSH, un solo ideato per la performer Manon Santkin dalla coreografa danese Mette Ingvartsen che ripercorre la lunga collaborazione tra le due artiste e celebra l’intensità delle relazioni tra corpi, affetti, memorie.

E ancora alla Pelanda The Second Body, il 7 e 8 settembre, della coreografa franco-polacca Ola Maciejewska, che riflette sull’intra-azione tra umano e ambiente, portando in scena un corpo e una scultura di ghiaccio in una costante e permeabile metamorfosi.

Uno dei cuori della programmazione di Short Theatre 2024 è il dominio dell’acustico e non a caso il festival vi dedica uno spazio specifico, allestendo una “stanza sonora” all’interno de La Pelanda del Mattatoio di Roma – realizzata nell’ambito del progetto Eco: frequenze finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – in cui saranno accolti quotidianamente ascolti musicali, streaming radiofonici, interventi acustici, performance e installazioni sonore, oltre che la programmazione serale di concerti e dj-set. Il suono come materia vibrante che fuoriesce dal corpo in A Mouthful of Tongues della batterista e vocalist svedese Stina Fors l’11 settembre alla Pelanda; come veicolo senza prerogativa dell’umano in Speaking Cables di Agnese Banti, artista e musicista selezionata da FONDO-Network per la creatività emergente, ancora l’11 settembre all’Angelo Mai, e in Aganis di Chiara Cecconello il giorno successivo, sempre all’Angelo Mai, una performance immersiva per due voci e live-electronics dedicata alle anguane, figure mitologiche delle Prealpi Venete le cui grida sono inascoltabili all’orecchio umano.

Il suono come forza creativa che permette la risonanza e connette corpi e ambienti: è il caso del potente duo di musiciste Nìdia and Valentina Magaletti – producer e dj afro-portoghese la prima, batterista, percussionista e compositrice italiana basata a Londra la seconda – che si unirà per una performance live nella serata di apertura; del talentuoso musicista iraniano Mohammad Reza Mortazavi, che porterà a Roma il suono percussivo e trascendentale del “tombak” e del “daf” il 10 settembre; del live della misteriosa cantautrice Nino Gvilia, che si racconta provenire dal lago Paliastomi in Georgia il 6 settembre. O la sperimentalità di Alessandro Bosetti, compositore e artista sonoro di cui ST24 ha prodotto in estate un nuovo lavoro grazie al progetto europeo Radio That Matters, di cui è capofila, e al sostegno di Fondazione Alta Mane Italia, ATCL e Insieme siamo arte: La memoria risiede nel lobo dell’orecchio è un lavoro nato dalla collaborazione con un gruppo di persone cieche e ipovedenti provenienti dall’ASP S. Alessio – Margherita di Savoia in cui si rende concreta la possibilità di una drammaturgia performativa accessibile e partecipativa fin dalla sua origine.