Robin tax incostituzionale
A partire da domani

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A cura di Antonio Arricale La Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della cosiddetta Robin Tax, ma solo ‘pro futuro’, cioè a partire dal giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della A cura di Antonio Arricale La Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della cosiddetta Robin Tax, ma solo ‘pro futuro’, cioè a partire dal giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza appena depositata. La pubblicazione dovrebbe avvenire oggi stesso. La cosiddetta Robin Tax è l’addizionale Ires (ossia l’Imposta sul reddito delle società) che tocca le aziende petrolifere ed energetiche, istituita con l’articolo 81 del decreto legge 112 del 2008. A sollevare questione di legittimità su questa norma era stata la Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia a seguito del ricorso proposto da una rete di punti vendita di carburanti, Scat Punti vendita spa, contro l’Agenzia Entrate di Reggio Emilia. La Robin Tax “ha previsto una maggiorazione d’aliquota di una imposizione, qual è l’Ires, che colpisce l’intero reddito dell’impresa” e non i soli “sovra-profitti“, perché manca “un meccanismo che consenta di tassare separatamente e più severamente solo l’eventuale parte di reddito suppletivo connessa alla posizione privilegiata dell’attività esercitata dal contribuente al permanere di una data congiuntura“. E’ questo uno dei principali motivi per cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’imposta. Nel 2014 la Robin tax ha consentito allo Stato di incassare circa un miliardo di euro dalle società energetiche, sui bilanci 2013. La cifra emerge dall’ultima relazione su questo tema inviata al Parlamento dall’Autorità per l’energia. Per il 2014, anno fiscale a partire dal quale è presumibile che la tassa, in base alla sentenza della Consulta che la dichiara incostituzionale ma senza effetto retroattivo, non sarà più dovuta, l’importo è probabilmente inferiore: non solo perché la crisi dei consumi e il calo del prezzo del greggio hanno probabilmente avuto un impatto negativo sui bilanci delle società, che devono ancora essere chiusi nella maggior parte dei casi, ma anche perché l’aliquota dell’imposta, dopo tre anni al 10,5%, è ritornata a 6,5 punti percentuali. Borse asiatiche Borsa nipponica positiva questa mattina alla ripresa delle contrattazioni dopo la festività di ieri. L’indice giapponese ha messo a segno un rialzo dell’1,85% che ha spinto i prezzi in chiusura a quota 17979 sostenuto dalla debolezza dello yen e dai buoni dati macro comunicati questa mattina. In dicembre, infatti, gli ordinativi di macchinari core (escludendo cioè quelli per la generazione elettrica e quelli navali) sono balzati in Giappone dell’8,3% dopo il progresso dell’1,3% registrato in novembre (-6,4% in ottobre) e ben oltre il 2,3% atteso dagli economisti. Su base annua il dato segna un progresso dell’11,4% dopo il crollo del 14,6% di novembre e contro l’incremento del 5,6% del consensus. La Bank of Japan ha comunicato che l’indice dei prezzi alla produzione è calato dell’1,3% in gennaio a 103,3 punti. Il dato segna un declino superiore allo 0,6% atteso degli economisti e si confronta con il calo dello 0,5% (rivisto dal preliminare -0,6%) di dicembre. Su base annuale l’indice segna un progresso dello 0,3% c ontro l’1,1% del consensus e l’1,8% di dicembre (rivisto dall’1,9%). L’indice dei prezzi delle esportazioni è calato dell’1,0% (-3,0% su base annua) e quello delle importazioni del 3,4% (-9,1% su base annua). L’indice anticipatore, elaborato dal Conference Board, ha segnato un declino su base mensile dello 0,2% in dicembre dopo l’aumento dello 0,6% di novembre. L’indice di coincidenza ha invece segnato una crescita dello 0,6% dopo il calo dello 0,2% di novembre. Tra le altre principali piazze azionarie asiatiche Hong Kong fa segnare un progresso dello 0,28%, Seoul ha chiuso in calo dello 0,21% e Shanghai guadagna mezzo punto percentuale. Borsa Usa A New York i principali indici hanno chiuso una seduta piatta ieri, con gli investitori attenti alle negoziazioni tra la Grecia e i suoi creditori internazionali. Il Dow Jones Industrial Average ha perso 6,62 punti per un calo inferiore allo 0,1% a quota 17.862,14. Per il Dow è stata una seduta in costante flessione, con una perdita che ha toccato 109 punti, per poi tornare brevemente in territorio positivo nel tardo pomeriggio. L’S&P 500 ha perso appena 0,06 punti (percentuale sostanzialmente invariata) a 2068,53. Il Nasdaq Composite ha invece guadagnato 13,54 punti, pari allo 0,3%, a quota 4801,18, grazie al progresso del 2,3% di Apple che martedì aveva chiuso la prima seduta sopra 700 miliardi di dollari di capitalizzazione (prima volta nella storia per una quotata a Wall Street). Mentre la stagione delle trimestrali Usa va chiudendosi, le attenzioni si spostano su quanto succede dall’altra parte dell’Atlantico, con materie prime e petrolio ancora sotto i riflettori. I titoli dell’energy dell’S&P 500 hanno perso lo 0,7% nella seduta. Tra i singoli titoli Akamai Technologies +2,5% ha presentato una trimestrale segnata dal balzo del 21% degli utili a fronte di una solida crescita dei ricavi. Time Warner +0,25% ha comunicato ricavi in declino dell’1% nell’ultimo trimestre, ma il gruppo ha alzato la cedola del 10% a 35 centesimi di dollaro. PepsiCo +2,5% ha presentato risultati in declino, in termini di utili e ricavi, soprattutto a causa dell’impatto dei corsi valutari. Il colosso delle bibite ha però dichiarato che spenderà 8,5-9 miliardi di dollari nel 2015 tra buyback e dividendi. E ancora, Lions Gate +8% è andata in rally sulla notizia che John Malone, pioniere della tv via cavo in Usa, scambierà una quota del suo network Starz per il 3,43% della casa di produzione cinematografica, prendendo anche posto nel board. Aol -10,28% su utili oltre le attese ma ricavi deludenti nel trimestre, prevedendo anche un declino delle entrate pubblicitarie nel primo semestre. Sempre in ambito media, Viacom -1,45% ha perso colpi sull’annuncio a sorpresa delle dimissioni di Jon Stewart, che lascerà The Daily Show (fortunato talk-show di satira politica del canale Comedy Central), da lui condotto sin dal 1999. Europa Positive le principali Borse europee dopo un’apertura debole. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,73%, il Cac40 di Parigi lo 0,18%, il Ftse100 di Londra lo 0,33% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,78%. Société Générale (SocGen) ha registrato nel quarto trimestre utili in crescita da 191 a 511 milioni di euro, sotto però ai 557 milioni del consensus di Bloomberg News. Gli utili rettificati sono aumentati in maniera più limitata da 451 a 460 milioni di euro. Performance che si spiega, tra l’altro, con il declino del 16% a 241 milioni, valore più basso in due anni, nelle attività retail in Francia. L’istituto transalpino ha registrato nei tre mesi ricavi in crescita da 5,69 a 6,12 miliardi di eur o, a fronte di spese operative in calo da 4,40 a 4,26 miliardi. Italia Il Ftse Mib segna +0,62%, il Ftse Italia All-Share +0,61%, il Ftse Italia Mid Cap +0,72%, il Ftse Italia Star +0,81%. Piazza Affari ha chiuso in ribasso, ieri, con l’attesa degli investitori sull’Eurogruppo sulla delicata questione Grecia che si è risolta con un nulla di fatto. Le discussioni sono state rimandate all’Eurogruppo di lunedì prossimo. Ieri mattina il premier Alexis Tsipras ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’Ocse sullo sviluppo del piano di riforme per rilanciare il Paese. I timori sulla Grecia non si sono sentiti nell’asta del Tesoro che ha collocato 7 miliardi di euro di Bot a 12 mesi al minimo storico dello 0,209%. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un ribasso dello 0,77% a 20.565 punti. Snam (+2,96% a 4,248 euro) e Terna (+2,26% a 3,894 euro) hanno sfruttato la decisione della Consulta di bollare come incostituzionale la Robin Tax, la legge introdotta. I titoli hanno sfruttato anche la promozione arrivata da Citigroup: gli analisti hanno alzato il giudizio su Snam a buy dal precedente neutral e su Terna a buy dal precedente sell. Tra le banche spicca lo scivolone di Unicredit (-3,46% a 5,30 euro) dopo la pubblicazione dei risultati preliminari del 2014 archiviato con un utile netto di 2 miliardi di euro, in linea con gli obiettivi, che si confronta con la perdita di 13,9 miliardi dello scorso esercizio sui cui aveva pesato la maxi pulizia di bilancio. Sotto le attese degli analisti i coefficienti patrimoniali. In negativo anche Ubi Banca (-1,18% a 6,305 euro) e Montepaschi (-1,31% a 0,429 euro). Sono invece finite in positivo Popolare di Milano (+1,05% a 0,771 euro) e Intesa SanPalo (+0,39% a 2,60 euro). Il calo del petrolio, con il Wti tornato sotto quota 50 dollari al barile, si è fatto sentire su Eni (-2,14% a 15,09 euro) e Saipem (-2,93% a 8,60 euro).


I dati macro attesi oggi Giovedì 12 febbraio 2015 EUR Riunione Consiglio Europeo; 00:50 GIA Ordinativi di macchinari dic; 07:00 GIA Ordinativi attrezzature industriali (prelim.) gen; 08:00 GER Inflazione (finale) gen; 11:00 EUR Produzione industriale dic; 11:30 GB Inflation Report (BoE); 14:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione; 14:30 USA Vendite al dettaglio gen; 16:00 USA Scorte delle imprese dic.