Riunite nell’arte
fede e creatività

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A cura di Ermanno Corsi Ci sono giorni in cui si fa più stringente il bisogno di definire rapporto e distinzione fra arte e fede, A cura di Ermanno Corsi Ci sono giorni in cui si fa più stringente il bisogno di definire rapporto e distinzione fra arte e fede, fra creatività e devozione religiosa. non si può, infatti, parlare di un tutt’uno perché – chiarisce subito Antonella Basilico Pisaturo – “spesso gli eventi artistici hanno una propria e inconfondibile autonomia”. Ma, giusto per rifarci alle ricorrenze solenni, la religione ha una sua pasqua, e l’arte? La prestigiosa docente della Federico ii (cattedra di Storia dell’Arte) distingue così: “La pasqua o il natale dell’arte non durano un giorno solo, ma tutto l’intero anno. La nostra comunità deve poter fruire di cadenze periodiche costanti affinché si crei l’abitudine ad apprezzare le opere”. Segue una ulteriore precisazione: “non credo alla sindrome di Stendhal, ma alla religiosità che ciascuno prova sviluppando il senso di appartenenza di un’opera: quel senso che porta a considerare l’arte un pezzo della propria storia. il senso di appartenenza, finora non pienamente vissuto, va sviluppato fin da quando si è bambini perché è una educazione dello spirito anche se non priva di risvolti pratici”. Le drammatiche cronache di questi mesi ci fanno vedere la furia distruttiva di talebani e jaidisti che abbattono le gigantesche statue di Budda a Bemiyan; a Mosul e nella piana di ninive, in nome della “purezza islamica”, si fanno a pezzi quelle preislamiche patrimonio culturale dell’umanità. “vedo il folle e inutile tentativo – commenta Antonella Basilico pisaturodi distruggere la storia perché niente più dell’arte rappresenta origini, radici e tradizioni. Questi atti portano solo a un impoverimento irrimediabile perché la storia non si può distruggere”. A parte i gesti estremi di pura follia, ci sono però anche altri modi vandalici per offendere il patrimonio artistico. napoli ne è un doloroso esempio. nella basilica di Santa Chiara incursioni per sfregiare sarcofagi del trecento (“da parte di chi non ne immagina nemmeno il valore”); in piazza plebiscito imbrattatori notturni “aggrediscono” le due statue equestri e il portone laterale della basilica; insozzata con secchi di pittura la colonna dorica; molte le scritte di dileggio. il pensiero di Antonella diventa problematico: “La mia reazione è di stupore e di rammarico per il fatto che la piazza ha finito col diventare metafisica e irreale, quindi di nessuno, perché non adeguatamente sentita e vissuta”.da qui una proposta: “dal 1995, per 15 anni, la piazza è stata luogo d’arte con le creative installazioni di personalità prestigiose; così interagiva efficacemente con la città. Oggi la si può far rivivere con il pieno dei cittadini solo con una diffusa scolarizzazione culturale e iniziative compatibili con la sua monumentalità”. danapoli a Caserta per uno sguardo alla reggia vanvitelliana. L’oltraggio riguarda la facciata in technicolor “colpita” da fasci di luce ambrata,bianca, viola, blù lanciati da 24 proiettori . Cos’è, turismo consumistico? La studiosa non drammatizza precisando: “non ho snobismi culturali di fronte a certe operazioni se portano conoscenza, se danno visibilità e fanno reddito; la condizione è, però, che ci sia pieno rispetto dei monumenti”.Quindi nessuna preclusione per iniziative che si potrebbero definire commerciali?. “Solo se aiutano il sostentamento e la gestione delle opere,dei beni e dei musei. A parigi non si fa scandalo se, al Grand palais ,accanto alle mostre d’arte si organizzano sfilate di moda. A Capodimonte, invece, si strillerebbe come pazzi”. Senza andare troppo indietro, si ricordano gli anni Sessanta. “per napoli – spiega Antonella – è stato un periodo di grande vivacità. Lucio Amelio e la città accoglievano i più grandi artisti di tutte le tendenze”. E il forum delle culture 2013? “Si poteva fare di più”. Ma lo stato del patrimonio artistico si può considerare soddisfacente? Risposta realistica: “È già tanto essere riusciti a conservare quello che abbiamo ereditato. il vero discorso è oggi quello di rafforzare il rapporto fra pubblico e privato, superando i non rari intoppi ideologici. Occorre agevolare i privati affinché ritengano l’arte e la cultura un conveniente campo di investimento”. il paesaggio urbano potrebbe così avere un salto di qualità, con le opere sistemate nei luoghi migliori. non come le fontane che, adesso, “camminano” da una zona all’altra. Garbata ironia di Antonella: “Bè, noi siamo fantasiosi. non potendo realizzarne di nuove, giochiamo con quelle che ci sono”. Almeno le chiese, però, restano dove sono. il pensiero va subito ad alcune di esse fra le più rappresentative: la basilica di Capodimonte (“ti prende facilmente e ti avvolge”), il complesso di Santa Chiara (“mi dà il senso della vera religiosità”), la chiesa del Gesù nuovo (“c’è tutta la magia dell’arte”), San Francesco di paola (“forse appartiene più alla storia che all’arte”). nata in via Cisterna dell’Olio (“dietro piazza dante”), Antonella Basilico cresce in una famiglia che ha grande sensibilità artistica, soprattutto per la musica. La sua prima formazione va dall’istitutonazareth al liceoumberto. La scelta universitaria la racconta così: “volevo iscrivermi ad Architettura più rispondente ai miei interessi culturali. imiei genitori, però, ritenevano che il clima studentesco del ’68, particolarmente accentuato nella facoltà di Monteoliveto, non si addiceva a una ragazza. pensavano che lì c’erano troppi fermenti. Scelsi allora Lettere che si presentava più tranquilla. Ricordo con ammirazione il professore di Letteratura italiana Salvatore Battaglia e il suo assistente Giancarlo Mazzacurati”. L’interesse per l’arte resta tuttavia molto vivo e presente. Riferimenti sono Arturo Fittipaldi e Ferdinando Bologna. dopo la laurea il trasferimento a Roma (“ho seguito mio marito dirigente d’azienda”). Approfondimenti e ricerche non vengono interrotti. una borsa di studio le assicura un assegno mensile. insieme con un gruppo di nello ponente si dedica all’arte contemporanea. Alla docenza universitaria approda con un concorso avendo La Sapienza di Roma come prima sede e poi la Federico ii di napoli. Ad Architettura la sua cattedra è Storia dell’Arte contemporanea. didattica e pubblicazioni (più di venti) si intrecciano. particolare attenzione porta anapoli, specie al periodo del ventennio ancora non completamente scoperto e valorizzato (“vorrei che non andassero distrutte opere importanti; in questo passato ci sono esperienze da conoscere e tutelare come un vero e prezioso patrimonio”). Lasciatasi poi “prestare alla politica”, per cinque anni è assessore provinciale ai Beni culturali e paesaggistici di 92Comuni. A Capri trova un terreno artistico molto ricco, essendo passate da qui tutte le esperienze, dai posillipisti alle avanguardie del novecento. dell’isola azzurra diventa una cittadina onoraria. isola famosa più per la natura, per la storia o per l’arte? Antonella Basilico pisaturo non ha un minimo di dubbio:”per la libertà del modo di vivere e per l’accoglienza che riserva a tutti senza pregiudizi di alcun tipo”.