Rischio bolla
Fmi lancia l’allarme

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A cura di Antonio Arricale L’Europa rischia di innescare una crisi finanziaria sul modello del 2008. L’allarme è stato lanciato dal direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che ha parlato di A cura di Antonio Arricale L’Europa rischia di innescare una crisi finanziaria sul modello del 2008. L’allarme è stato lanciato dal direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che ha parlato di un “aumento del rischio bolle”. Alla base delle preoccupazioni del Fmi ci sono le politiche monetarie divergenti delle banche centrali, in particolare quella della Fed e quella della BCE, che stanno producendo nuove distorsioni sul mercato finanziario. Da qui i timori di una bolla, del tipo appunto di quella già vissuta negli anni scorsi, che però questa stavolta avrebbe come epicentro non più gli Usa, che comunque ne sarebbe concausa, ma l’Europa. Secondo l’analisi del direttore del Fmi, infatti, tutto partirebbe dal mercato obbligazionario, un mercato di dimensioni gigantesche, che sta consentendo alle grandi Corporate statunitensi di scaricare il proprio debito ed eventualmente le proprie difficoltà in Europa, dove il costo del denaro è più basso. La questione, ovviamente, non è nuova. Il “crescere dei rischi di instabilità globale” sono generati proprio dalle politiche accomodanti delle banche centrali: un meccanismo che, partendo da tassi a zero, spinge gli investitori ad aumentare la propensione al rischio, gonfiando le valutazioni degli asset e sfociando in una bolla. Rischio di cui ha parlato appunto ieri la Lagarde, secondo cui vi sono “crediti incagliati per 900 miliardi di euro, che stanno bloccando i canali del credito nell’Eurozona“. Ma come si può rimediare, dunque, a questo stato di cose? Per l’ex ministro delle finanze francese occorre rafforzare la normativa e la procedura per gestire le insolvenze, soprattutto nel settore primato, popolato da milioni di piccole e medie imprese. Secondo il direttore del Fmi, infatti, quasi la totalità dei 20 milioni di aziende non finanziarie presenti in UE ha dimensioni medio-piccole e conta per quasi due terzi dell’occupazione complessiva: aiutare queste imprese a ridurre la fetta di prestiti inesigibili garantirebbe maggiori profitti, riflettendosi anche sulla stabilità della crescita. A proposito di debiti, intanto, va anche registrato che la Grecia ha rimborsato, proprio al Fmi, il prestito da 450 milioni di euro, che era in scadenza ieri. Tuttavia, il paese ellenico non ha ancora scongiurato il pericolo di default, dal momento che la “cambiale” da pagare al Fondo monetario era solo uno dei molti test che da superare prima di ottenere una revisione del piano di aiuti/risanamento della Troika (Ue, Bce ed Fondo Monetario) La questione ruota tutta attorno al problema delle riforme, che Atene ha predisposto ma che non hanno ancora ricevuto il parere positivo dell’Eurogruppo. In proposito Christine Lagarde ha ricordato che si continua a lavorare per implementare le riforme e migliorare “una situazione economica molto brutta“. In ogni caso, il Fondo Monetario è determinato ad aiutare la Grecia, ma occorre appunto “navigare attraverso le misure che porteranno alla realizzazione degli obiettivi previsti dal piano di aiuti”, con il vincolo di “rispettare alcuni degli impegni fatti durante il ciclo politico”. Borse asiatiche Borsa giapponese in leggero calo nell’ultima seduta settimanale. Il Nikkei ha infatti chiuso le contrattazioni odierne con una flessione dello 0,15% a 19.907 punti dopo aver toccato un massimo a quota 20.006, superando i 20.000 punti per la prima volta negli ultimi 15 anni. Positive le altre principali piazze azionarie asiatiche con Hong Kong in crescita dello 0,4%, Shanghai dell’1,5% e Seoul dell’1,4% con gli addetti ai lavori che restano convinti della ripresa economica in Giappone e degli utili aziendali che potrebbero battere le attese. In ambito macroeconomico la Bank of Japan ha comunicato che in marzo i prestiti erogati dagli istituti di credito del Sol Levante sono cresciuti del 2,6% dopo il 2,5% di febbraio e gennaio (2,6% la crescita registrata in dicembre) e in linea con le attese degli economisti a 488.436 miliardi di yen. Escludendo i trust la crescita dei prestiti è stata del 2,7% dopo il 2,6% di febbraio e gennaio e in linea con il consensus a 424.869 miliardi di yen. Secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica, in Cina i prezzi alla produzione sono calati anche in marzo, 37esimo mese consecutivo di declino, del 4,6% dopo la flessione del 4,8% di febbraio (dato più basso dall’ottobre 2009) e quelle del 4,3% e 3,3% rispettivamente di gennaio e dicembre. La lettura è in linea con le attese degli economisti. Su base mensile in marzo si è registrato un declino dello 0,1% contro il calo dello 0,7% di febbraio (-1,1% in gennaio). Sempre in Cina i prezzi al consumo di marzo confermano la lettura del mese precedente per un progresso dell’1,4% dopo lo 0,8% di crescita di gennaio (dato più basso dal novembre 2009) e a fronte di attese degli economisti per una lettura all’1,3% (l’inflazione era all’1,5% in dicembre e all’1,4% in novembre). Su base mensile l’indice dei prezzi al consumo segna una flessione dello 0,5% contro lo 0,6% del consensus e dopo il progresso dell’1,2% di febbraio (+0,3% in gennaio e dicembre). Da segnalare inoltre che i recenti interventi delle autorità sudcoreane hanno spinto Moody’s Investors Service a migliorare l’outlook di Seoul. L’agenzia di rating ha infatti alzato da stabili a posi tivi le prospettive per la Corea del Sud, mantenendone invariato il giudizio Aa3, quarto migliore livello di Investment grade. La Bank of Korea ha portato ai minimi dell’1,75% i tassi d’interesse e rivisto ulteriormente al 3,1%, dopo il taglio dal 3,9 al 3,4% in gennaio, la stima di crescita del Pil del Paese per quest’anno. Il governatore Lee Ju-yeol ha chiesto all’esecutivo che vengano attuate con rapidità misure fiscali di rilancio dell’economia, puntando il dito contro il fardello alla crescita rappresentato dalla debole spesa pubblica. Borsa Usa A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,31%, l’S&P 500 lo 0,41% e il Nasdaq Composite lo 0,48%. A trainare i listini è stato il settore energetico. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 3 aprile si sono attestate a 281 mila unità, inferiori alle attese degli analisti pari a 285 mila risultando però superiori al dato rilevato la settimana precedente (267 mila unità). Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,304 milioni, inferiore ai 2,356 milioni attesi a febbraio le scorte all’ingrosso hanno fatto segnare un incremento dello 0,2% m/m, superiore al valore atteso dagli economisti, pari a +0,1%. Nel mese di gennaio le scorte erano diminuite dello 0,1% su base mensile. Sul fronte societario Alcoa -3,29%. I ricavi del produttore di alluminio nel primo trimestre sono aumentati del 6,7% a 5,82 miliardi di dollari, meno rispetto ai 5,94 miliardi attesi dagli analisti. Il risultato netto è tornato positivo per 195 milioni contro la perdita di 178 milioni di un anno prima. A livello adjusted l’Eps si è attestato a 0,28 dollari, 2 centesimi in più delle attese. Zynga -17,93%. Il gruppo specializzato in social gaming ha annunciato il ritorno al timone del fondatore e chairman Mark Pincus. Lascia a meno di due anni dalla nomina Don Mattrick, ex capo della divisione gaming di Microsoft. Costco Wholesale -2,1%. La catena di ipermercati all’ingrosso ha annunciato un calo delle vendite (a parità di negozi) a marzo del 2%. Gli analisti avevano previsto un calo dell’1,2%. Walgreens Boots +5,63%. La catena drugstore ha chiuso il secondo trimestre con un utile adjusted per azione superiore alle attese (1,18 dollari contro i 0,95 dollari del consensus). I ricavi sono aumentati del 35,5% a 26,57 miliardi mentre le vendite a parità di negozi sono cresciute del 6,9%. General Electric +2,92%. Secondo indiscrezioni il conglomerato potrebbe cedere il proprio portafoglio immobiliare a Blackstone Group e Wells Fargo. Altera +3,17%. Il gruppo delle soluzioni web ha rifiutato la proposta di acquisto presentata da Intel (-0,22%). Il mercato ora specula su un possibile rilancio. Linkedin +1,65%. Il social network professionale ha annunciato l’acquisto di lynda.com, società specializzata nella formazione online, per 1,5 miliardi di dollari. Europa Le principali Borse europee hanno aperto l’ultima seduta della settimana in rialzo. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,5%, il Cac40 di Parigi lo 0,3%, il Ftse100 di Londra lo 0,25% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,2%. Italia Il Ftse Mib segna +0,32%, il Ftse Italia All-Share +0,36%, il Ftse Italia Mid Cap +0,67%, il Ftse Italia Star +0,49%. Ottimo inizio di seduta per A2A (+2,9%) dopo la pubblicazione dei conti 2014 e del piano industriale 2015-2019. Lo scorso esercizio si è chiuso con un risultato d’esercizio, pari a -37 milioni di euro (+62 milioni nel 2013) per svalutazioni e Robin tax, ma il risultato netto derivante dalla gestione ordinaria è stato pari a 175 milioni di euro, in crescita del 12,2%. Proposto all’assemblea degli azionisti un dividendo di 0,0363 euro per azione, in crescita del 10% rispetto all’esercizio precedente. Il piano 2015-2019 prevede un importante rilancio degli investimenti (2,1 miliardi di euro in cinque anni, +40% rispetto al quinquennio precedente), una significativa crescita dell’EBITDA (1,35 miliardi di euro di margine operativo lordo nel 2019,+32%), un’ulteriore riduzione del debito (Indebitamento Finanziario Netto pari a circa 2,5 miliardi di euro nel 2019, in riduzione di oltre 800 milioni di euro rispetto al 2014, con un miglioramento del rapporto Indebitamento Finanziario Netto/EBITDA da 3,3x a 1,9x) e un rilancio della politica dei dividendi (la generazione di cassa sostiene l’aumento dei dividendi sino al raddoppio a fine piano). Mediaset (+2,3%) guadagna ulteriore terreno dopo i progressi delle ultime sedute. Oggi Repubblica parla dell’apertura di Silvio Berlusconi all’eventuale ingresso di nuovi soci in vista del probabile consolidamento del settore tv. Secondo recenti indiscrezioni la francese Vivendi intende crescere nel settore media e contenuti anche tramite acquisizioni e l’altro ieri si era diffusa la voce di un possibile piano per l’acquisizione di Sky. Mediobanca valuta come fattibile un possibile accordo con Mediaset che potrebbe rivelarsi un’opzione strategica interessante per Vivendi. Acquisti sui titoli del settore risparmio gestito con Mediolanum (+2,2%), Azimut (+1,5%) e Banca Generali (+2,1%) in scia alle indiscrezioni secondo cui ci sarebbe anche Poste Italiane tra i possibili acquirenti del 10,3% di Anima Holding (+2,9%) che Banca MPS (+0,8%) si appresterebbe a cedere, con un plusvalenza potenziale sulle quote del gestore che potrebbe superare i 100 milioni di euro. Bene Unicredit (+1,1%) dopo che l’ad Federico Ghizzoni ha detto che la banca ha approvato lo schema dell’operazione KKR riguardante i crediti ristrutturati. Sulla cessione di Pioneer a Santander Ghizzoni si è detto ottimista. Ennesima accelerazione per Esprinet (+3,6%) che tocca quota 10 euro, livelli abbandonati a fine 2007. Ieri Banca IMI ha confermato la raccomandazione ADD sul titolo.


I dati macro attesi oggi Venerdì 10 aprile 2015 03:30 CINA Inflazione mar; 03:30 CINA Indice prezzi alla produzione mar; 08:45 FRA Produzione industriale feb; 09:00 SPA Produzione industriale feb; 10:30 GB Produzione manifatturiera feb; 14:30 USA Indice prezzi importazioni mar.