Masaccio (1401- 1428), il primo grande interprete della pittura rinascimentale, coniugò l’ars pittorica con l’arte matematica della prospettiva. Nato a San Giovanni Valdarno, l’artista toscano fu un pioniere di quell’ibridazione culturale che ha reso unico e universale il Rinascimento italiano. Ricombinando in modo creativo segmenti i più disparati del Dna dell’arte – scultura, pittura, matematica, geometria, architettura – Masaccio contribuì significativamente all’alfabetizzazione culturale che contraddistingue l’età rinascimentale. Ai giorni nostri, l’Italia rinascimentale che prefigurò Masaccio è visibile nei musei, nelle chiese, nelle ville, nei palazzi di tante città e borghi. L’Italia rinascimentale, poi, è materia di ricerche e convegni che vedono coinvolti studiosi e studenti di tutto il mondo. Ma quell’Italia è anche nascosta nei piccoli musei dei borghi che spesso sfuggono alla vista dei turisti e che pare rifuggano dall’essere protagonisti, tanto da accogliere accidentalmente il turista per caso. È così che Il Trittico di San Giovenale, la magnifica opera giovanile di Masaccio, si trova quasi nascosta nel museo dietro la Chiesa di San Pietro nel borgo di Cascia, nella vallata del Casentino in Toscana. Per acciacchi della vecchiaia, l’Italia di oggi incontra difficoltà nell’estrarre linfa imprenditoriale dall’immenso serbatoio di risorse culturali accumulate nel corso del Rinascimento. L’Italia studia e affronta i rapidi mutamenti al passo della lumaca. L’indice 2015 di prontezza al cambiamento elaborato da Kpmg vede il paese in bassa classifica, al sessantaseiesimo posto tra i 127 paesi presi in esame; in ultima posizione insieme alla Grecia tra quelli ad alto reddito. Eppure è il cambiamento accettato e praticato celermente che avvicinerebbe l’Italia al traguardo keynesiano della libertà dalle più pressanti cure economiche. Sboccerebbe allora un secondo Rinascimento italiano in cui, per tornare ai “nipoti” di Keynes, le startup nutrite da quel patrimonio culturale darebbero sfogo all’impiego del tempo libero che “la scienza e l’interesse composto [ci] avranno guadagnato”. Artisti e turisti da tutto il mondo si riversano a Firenze, culla del rinascimento italiano, dove gli ospiti del momento incontrano di sfuggita i nostri laureati in materie umanistiche che staccano biglietti d’ingresso e sorvegliano le sale d’esposizione. Come nella Ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, pare che quei giovani vogliano cercare di fuggire proprio il corso del tempo. Eppure l’“effetto Proust” potrebbe essere scongiurato se a calcare le scene del rinascimento italiano ci fossero anche dei corpi di spedizione imprenditoriale. Pensiamo a un corpo di spedizione dei Googlers. Con l’ausilio di quei corpi di spedizione, da e tra quei giovani potrebbero nascere imprese che con le tecnologie digitali porterebbero a nuova fruizione la storia e le storie rinascimentali. Alle mappe geografiche di Google si affiancherebbero le mappe della conoscenza del Rinascimento. Infinite sono le possibilità creative. Basti dare uno sguardo ai videogiochi degli imprenditori di Tale of Tales per rendersi conto di come Masaccio e con lui tutti i protagonisti dell’arte rinascimentale sorgerebbero a nuova vita, al di fuori del tempo e dei luoghi museali in cui è oggi restano custoditi e perfino confinati.