Giovedì 4 dicembre cadranno venti anni esatti dalla scomparsa di Ferdinando Ventriglia: il Professore, il Banchiere di Napoli, l’ultimo re della città. Con un gruppo di venti Giovedì 4 dicembre cadranno venti anni esatti dalla scomparsa di Ferdinando Ventriglia: il Professore, il Banchiere di Napoli, l’ultimo re della città. Con un gruppo di venti amici, uno per ciascuno degli anni che ci è mancato, abbiamo realizzato un volume per ricordarne il tratto umano, politico, professionale. Ne è venuto fuori un libro, che abbiamo titolato Ricordando Ferdinando, che presenteremo sabato 6 dicembre a Capua, luogo dov’era nato e al quale era rimasto affezionato tutta la vita, presso l’aula consiliare grazie alla sensibilità del sindaco Antropoli al quale non sfugge la singolare qualità del personaggio. Qualità che si è voluta dimenticare a Napoli dove aveva egli speso più di dieci anni della propria vita prima come presidente dell’Isveimer e poi a vario titolo capo azienda del Banco di Napoli. Quello vero, con cinquecento anni di storia, che ci è stato letteralmente sottratto per soddisfare appetiti nazionali allora dominanti. Se Ventriglia non fosse morto precocemente, consumato da una malattia il cui corso fu quasi di certo accelerato da qualche dispiacere “procurato”, la storia sarebbe andata diversamente: Napoli non avrebbe perso il suo presidio bancario e forse saremmo stati capaci di difendere con maggiore coraggio e convinzione il nostro apparato industriale. Invece è andata come tutti sappiamo, con la fila dei concittadini illustri smaniosi di salire sul carro del vincitore e la voglia matta di dimenticare e far dimenticare legami o simpatie con l’uomo forte di fronte al quale tante e tante volte si erano prostrati alla ricerca di un piacere, un’elemosina. Ventriglia era un uomo di valore che il valore sapeva riconoscere e anche premiare come le tante storie che nel libro raccontiamo dimostrano. Non si preoccupava di riuscire simpatico perché non gl’importava nulla di captare la benevolenza altrui essendo più adatto per indole e posizione a dare che a chiedere. Ferdinando non è mancato solo a noi pochi amici ma a tutta la città, seppellita sotto una coltre di demagogia intrecciata a ipocrisia. Immondizia che sarà molto più difficile da smaltire delle pure indegne balle che inquinano le nostre terre certificando una pochezza di pensiero e di azione che il Professore avrebbe messo alla berlina.