Ricerca, nanotecnologie per decontaminare le falde acquifere

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Bonificare le falde acquifere inquinate da agenti cancerogeni, mediante l’iniezione controllata di nanoparticelle di ferro in falda. E’ possibile grazie al Politecnico di Torino, dove un gruppo di ricerca di Ingegneria degli Acquiferi (Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture), guidato da Rajandrea Sethi e composto da Carlo Bianco, Janis Patiño, Tiziana Tosco e Alberto Tiraferri è riuscito a migliorare il processo di Nanoremediation, uno degli approcci più innovativi ed avanzati oggi disponibili per la rimozione di contaminanti tossici e cancerogeni, come solventi clorurati e metalli pesanti. Le nanoparticelle, grazie alla loro ridotta dimensione, vengono iniettate nel sottosuolo in corrispondenza dell’area contaminata, dove generano una “zona reattiva” in grado di rimuovere gli inquinanti dall’acqua di falda in tempi ridotti e con un’efficacia superiore rispetto agli approcci tradizionali. Se la reattività delle nanoparticelle nella rimozione dei contaminanti è comprovata, il controllo della fase di iniezione e quindi la formazione della zona reattiva rappresentano ancora uno degli aspetti critici e dei principali fattori limitanti nell’applicazione di questa tecnologia su vasta scala. In molti casi non è possibile controllare in modo efficace se e dove le particelle si depositeranno: una mobilità troppo limitata non consente una buona distribuzione delle nanoparticelle all’interno della zona reattiva, una mobilità eccessiva causa una perdita anche significativa di materiale, che si disperde nel sottosuolo senza venire a contatto con gli inquinanti.