Ricerca, la Cina mappò il Covid quindici giorni prima dell’annuncio

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Foto di torstensimon da Pixabay

Dottoressa Lili Ren. Un nome sconosciuto finora ma che sarebbe potuto essere il più famoso del mondo se, a dicembre del 2019, la Cina avesse pubblicato la sua mappatura del Covid-19. E invece, la ricerca della scienziata, che lavorava all’istituto di Biologia Patogena di Pechino, fu cancellata e la sequenza del virus, che ha sterminato milioni di persone e cambiato le nostre vite per sempre, fu comunicata all’Oms soltanto due settimane dopo la sua scoperta. Una storia, rivelata in esclusiva dal Wall Street Journal dopo aver esaminato i documenti che il Dipartimento della Sanità americano ha ottenuto da una commissione della Camera, la cui conclusione è inquietante: se la sequenza della ricercatrice fosse stata condivisa subito dalle autorità cinesi migliaia di vite si sarebbero salvate. Tutto è iniziato il 28 dicembre del 2019, quando la scienziata carica su un database gestito dal governo americano una mappatura quasi completa del famigerato virus. All’epoca i funzionari di Pechino descrivevano pubblicamente l’epidemia scoppiata nella città di Wuhan come una polmonite virale “di causa sconosciuta” e non avevano ancora chiuso il mercato locale di animali vivi, luogo di uno dei primi focolai di Covid-19. Passano quindici giorni e l’11 gennaio del 2020 esce la prima pubblicazione della sequenza del virus, allora ancora chiamato Sars CoV-2, dopo la comunicazione delle autorità cinesi all’Organizzazione mondiale della Sanità. Contemporaneamente, il Cdc di Atlanta denuncia che la Cina ha condiviso la mappatura il 5 gennaio ma soltanto a livello di istituti di ricerca e non con la comunità scientifica globale. La sequenza trovata dalla ricercatrice nel dicembre 2019 non sarà mai pubblicata e il 16 gennaio 2020 è stata definitivamente cancellata dal database. Il Wall Street Journal aveva rivelato in passato che ricercatori cinesi avevano incontrato gli scienziati dell’Oms già il 3 gennaio per riferire di una nuova malattia ma non avevano precisato che la causa fosse il coronavirus nonostante, come rivela la storia di Ren, ne fossero già a conoscenza. Le nuove informazioni non aggiungono nulla al dibattito che va avanti da quattro anni se il virus sia emerso da un animale infetto o da una fuga di laboratorio, ma suggeriscono che le due settimane in più avrebbero potuto rivelarsi cruciali per aiutare la comunità medica internazionale a individuare come si diffonde il Covid-19, a sviluppare le misure di difesa, le terapie e soprattutto ad iniziare prima lo sviluppo e la produzione di un vaccino. Alla fine del 2019, scienziati e governi di tutto il mondo si stavano scervellando per comprendere la misteriosa malattia che poi avrebbero chiamato Covid-19 e avrebbe ucciso milioni di persone. Tutto questo mette in evidenza “quanto dobbiamo essere cauti riguardo all’accuratezza delle informazioni che il governo cinese ha fornito”, ha avvertito Jesse Bloom, un virologo del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle che ha esaminato i documenti. “E’ importante tenere presente quanto poco sappiamo ancora”. Dalla dottoressa Ren, che il Wall Street Journal ha provato a contattare, nessuna risposta, mentre l’ambasciata di Pechino negli Stati Uniti ha sottolineato che “le politiche contro il Covid della Cina sono basate sulla scienza, efficaci e coerenti con la realtà del Paese. Resisteranno alla prova della storia”.