Ricerca, epatite B: gli italiani scoprono la molecola che riattiva le difese naturali

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Dalla ricerca italiana la speranza di future terapie efficaci contro l’epatite B cronica, un’infezione che affligge oltre 250 milioni di persone nel mondo ed è tra i primi fattori di rischio per cancro al fegato. Nei pazienti colpiti dalla forma cronica della malattia, il sistema immunitario non riesce a debellare il virus responsabile, che continua a sopravvivere e a riprodursi nelle cellule epatiche. Uno studio pubblicato su ‘Nature’, condotto da ricercatori dell’Irccs ospedale San Raffaele e dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, svela alcuni meccanismi all’origine dell’inefficace risposta immunitaria e dimostra che una molecola – l’interleuchina-2 – è in grado di riattivare le difese naturali dell’organismo. A firmare il lavoro – finanziato dallo European Research Council (Erc) dell’Unione europea, dalla Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e dalla Fondazione Armenise-Harvard – è un gruppo guidato da Matteo Iannacone, a capo dell’Unità di dinamica delle risposte immunitarie del San Raffaele e rientrato in Italia dagli Usa nel 2010 grazie al Career Development Award della Fondazione Armenise-Harvard, in collaborazione con Luca Guidotti, vice direttore scientifico dell’Istituto del gruppo San Donato e professore ordinario all’ateneo Vita-Salute, e Renato Ostuni, group leader del Laboratorio di genomica del sistema immunitario innato al San Raffaele.