Ricerca, dal Matese il via ai messaggeri alati che uniscono Europa e Africa

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Sono a migliaia gli esemplari di Hirundo rustica, più comunemente nota come rondine, che, proprio in questi giorni, lasceranno l’Europa per affrontare il lungo viaggio di circa 10,000 km verso l’Africa. Il Parco Nazionale del Matese, in provincia di Caserta, rappresenta uno tra i più significativi punti di osservazione del fenomeno migratorio. Sulle sponde del più alto bacino di natura carsica d’Italia, il lago Matese, alle pendici dei monti Gallinola e Miletto, dal 2010 un nutrito gruppo di esperti nel settore della conservazione e della ricerca ambientale, costituitosi nel 2011 in associazione con il nome Ardea (Associazione per la Ricerca, la Divulgazione e l’Educazione Ambientale), porta avanti, ormai da sette anni, un programma di studi denominato “MigrAndata Matese”. 

A coordinare l’attività di ricerca scientifica Rosario Balestrieri, presidente Ardea e ornitologo del Cnr: “All’inizio per me era un sogno così bello che credevo esistesse solo nella mia testa, poi con l’aiuto di valenti esperti, tirocinanti ed appassionati siamo riusciti a renderlo realtà”. Il progetto, come ricorda Balestrieri, è nato grazie alle suggestioni e agli insegnamenti del naturalista Vincenzo La Valva, figura di spicco del mondo scientifico e professore di Scienze Naturali presso la Federico II, scomparso nel 2010. Ad organizzare il campo di ricerca Giovanni Capobianco, responsabile del progetto e membro del Ceda Matese Legambiente. Ai fini del monitoraggio della migrazione di andata dei passeriformi transahariani, gli uccelli, cioè, che trascorrono l’inverno nei paesi africani a sud del Sahara, Ardea e Ceda hanno allestito sul Matese, dal 29 agosto fino al 7 settembre, una stazione di inanellamento scientifico. 

Ogni esemplare è stato raccolto in speciali reti a maglia elastica alte 2.40m e inanellato attraverso l’applicazione di un anello metallico con un codice di riconoscimento che costituisce l’identità del volatile. Sono state compiute le misurazioni dell’ala e della terza remigrante primaria e analizzati lo stato del muscolo e del grasso, il cui valore è fondamentale per ogni rondine per affrontare le barriere ecologiche, mari e deserti, che incontrerà lungo la sua rotta migratoria. Il rilevamento dei parametri morfologici e fisiologici è stato, poi, inserito in una banca dati internazionale (Euring) che ha consentito di ricostruire la cronistoria di ogni singolo esemplare. 

Curiosi e appassionati hanno potuto assistere al crepuscolo, alla “rondinata”, al momento in cui le rondini, essendo volatili diurni, cercano nel canneto il loro dormitorio per passare la notte e all’alba alla liberazione degli esemplari analizzati. Negli ultimi sette anni, Ardea ha censito 96 specie, inanellato circa 11634 esemplari di cui 9226 rondini. Secondo le stime (dati Lipu) si calcola che nell’ultimo decennio circa il 40% in meno di esemplari sono migrati da un continente all’altro; questo sensibile calo è dovuto a molteplici fattori: da una parte di tipo ambientali (cambiamenti climatici), dall’altra provocati dall’uomo (uso di prodotti chimici, declino delle pratiche agricole). Gli studi compiuti con il progetto MigrAndata confermano proprio questo trand: inanellando, infatti, negli ultimi tre anni solo 999 individui a fronte delle 8227 rondini dei primi quattro anni. Il censimento dell’avifauna, come sottolinea il dott. Balestrieri,“è fondamentale perché consente di comprendere le profondi trasformazioni che la Terra sta vivendo; la migrazione è come una catena che unisce il Nord e il Sud del Mondo, bisogna salvaguardare ogni singolo anello di questa catena per evitare che l’intero ecosistema sia a rischio”. L’avvistamento e l’inanellamento di molte specie nuove per il Parco Regionale del Matese -come è accaduto quest’anno per il voltolino- è un chiaro segnale che tanto ancora c’è da scoprire, ma è necessario che le istituzioni investano concretamente nella ricerca scientifica che avanza, spesso, senza adeguati finanziamenti, sulla sola passione e impegno dei volontari.