Ricerca, cortisone contro la miocardite: studio italiano sulle infezioni virali

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Sono molte le eredità di Covid-19, alcune ancora da scoprire. Il virus ha fatto male, ha travolto vite e sistemi sanitari, ma ha pure spinto medici e scienziati a caccia di soluzioni che potrebbero tornare utili a lungo, anche fuori dall’incubo Sars-CoV-2. Per esempio, il cortisone con il quale i camici bianchi hanno imparato a curare Covid può rivelarsi un alleato contro alcune miocarditi a base virale? E’ quello che punta a scoprire uno studio a guida italiana che verrà presentato nei prossimi giorni in un convegno a Milano. Nome in codice ‘Myths’: si tratta di uno studio internazionale coordinato dal Cardio Center dell’ospedale Niguarda di Milano, sostenuto dalla fondazione De Gasperis. Missione: capire se il cortisone serva a curare la miocardite su base virale, e non solo e non limitatamente al Covid-19. “La miocardite può insorgere a due settimane da un’infezione virale, e nel 75% dei casi ha un decorso favorevole. Nel restante 25% si osserva una compromissione del muscolo cardiaco e nel 10% di questi casi un aggravamento, con un rischio morte nel 15-20% per cento dei casi. Noi stiamo studiando l’effetto dello steroide su questo 10% che non dispone di farmaci specifici”, spiega Enrico Ammirati, cardiologo e ricercatore, che ne parlerà al 56esimo Convegno nazionale di cardiologia che si terrà a Milano dal 19 al 22 settembre. La miocardite è un’infiammazione al muscolo del cuore che può portare in alcuni casi a scompenso cardiaco acuto e in rari casi alla morte: per questa patologia non esistono farmaci specifici, ma l’esperienza della pandemia suggerisce questa soluzione che si sta esaminando. L’evento milanese, promosso dalla fondazione De Gasperis, ospiterà la discussione su questo tema giovedì 22 settembre alle 11.
Il Convegno nazionale di Cardiologia è un appuntamento che richiama molti specialisti del settore. Quest’anno riparte completamente in presenza, dopo il periodo pandemico e si terrà al Milano Congress centre di Assago. Il meeting coniuga sessioni frontali e minicorsi interattivi. Nel 2019 i partecipanti erano stati oltre 1.500, nel 2020 in modalità virtuale e nel 2021 con modalità ibrida intorno ai 1.000, per quest’anno il numero di mille iscritti è già stato superato. L’emergenza pandemica ha rallentato diagnosi e cure e i cardiologi stanno organizzandosi per ripartire mettendo a frutto le nuove conoscenze maturate in questi due anni. “Anche quest’anno – spiega Fabrizio Oliva, cardiologo del Cardiocenter Niguarda e direttore del convegno insieme al cardiochirurgo Claudio Russo – i massimi esponenti della cardiologia si confronteranno sulle più recenti acquisizioni scientifiche ma anche su tematiche organizzative, fondamentali per offrire al maggior numero di pazienti le migliori terapie”. Tra i temi trattati, elenca Oliva, “l’interazione tra clinici ed esperti di imaging, gli aspetti innovativi del trattamento delle patologie valvolari, il trattamento invasivo delle aritmie, il ruolo sempre più rilevante della genetica, il rapporto tra diabete e malattie cardiovascolari, le terapie più recenti per le dislipidemie e l’insufficienza cardiaca. La difficile sfida dei trial randomizzati in ambito intensivo ci permetterà di presentare due nuovi studi coordinati dal Cardiocenter e si avvarrà della presenza di due grandi esperti internazionali, Navin Kapur di Boston e Alessandro Sionis di Barcellona. I nostri obiettivi? ripartenza con una più efficiente organizzazione delle reti cardiologiche per offrire le migliori cure ai nostri pazienti”.