di Maria Carla Tartarone Realfonzo
“Un’esca a Catenelle” è il titolo della mostra, ricca di più di trenta opere, nella bella e ampia Galleria con giardino, al numero 60 di Monte di Dio, uno tra i bellissimi luoghi, di fronte al Palazzo degli Studi Filosofici, Serra di Cassano, che pochi Napoletani conoscono.
La mostra presenta una selezione di 36 opere, realizzate dall’artista Riccardo Dalisi per lo più negli anni tra il 2011 ed il 2017, quando ancora l’artista conservava i suoi sorrisi ed il suo buon umore, che gli rendevano straordinario ogni modesto oggetto che avrebbe modificato rendendolo un’opera d’arte.
Riccardo Dalisi, un architetto molto caro a mio marito, Almerico Realfonzo, con cui condivise per breve tempo uno studio in via Aniello Falcone, prima di spostarsi nel suo famoso loft di Calata San Francesco 59, un laboratorio d’arte affacciato sul Golfo di Napoli, dove ampliò la sua passione per l’arte, cominciando anche ad amare e trasformare gli oggetti di casa, soprattutto le moka, le macchinette del caffè.
Ogni oggetto in mostra, dice Andrea Nuovo, e sono in accordo con lui, esprime l’arte di Riccardo Dalisi che ha inteso creare quelle opere per esprimere “l’ibridazione, la libertà di pensiero, la fantasia e lo spirito anticonformista e radicale” che erano in lui, che purtroppo nel 2022 finì col rimpianto di molti amici che lo avevano seguito nei suoi ameni discorsi accompagnati dai suoi sorrisi.
Desidero ricordare che molte opere del nostro artista sono state esposte in prestigiosi Musei in Europa (tra i tanti il Centre Pompidou, a Parigi) e in Nordamerica (tra questi anche il MoMa di New York) e, ovviamente, anche in Italia, alla Biennale di Venezia, a Milano, e naturalmente a Napoli, dove all’attività di Dalisi, ed al suo atelier, fu dedicata una mostra fotografica al PAN, il Palazzo delle Arti, nel novembre 2015.
Ricordo il suo percorso lavorativo da quando si laureò nel 1957 in Architettura ed entrò a far parte dello studio del suo maestro Francesco Della Sala, amando, tra gli artisti del tempo, anche il catalano Antonio Gaudì per cui dopo qualche anno, nel 1978, pubblicò il libro “Gaudì mobili e oggetti”.
In quegli anni era preso anche dall’amore per gli scolari, per i quali creò anche una panchina in forma di farfalla e poi si riuniva con i suoi studenti sul tetto di Palazzo Gravina per “L’Università Volante”, continuando nel suo “Trasformatoio”.
Tra gli altri ricordi, col suo buon umore, partecipò alla mostra a Caserta “Alle Cavallerizze della Reggia”. Continuò sempre a occuparsi dei giovani studenti, anche collaborando con Padre Alex Zanotelli per l’Associazione H2O per cui scrisse anche il libro “Acqua dueO”, per il quale vinse il primo premio Green Dot Awards per i progetti ecosostenibili a Los Angeles, nel 2012.
Tanti di questi ricordi si conservano anche nella galleria di Andrea Nuovo.